Oggi il nome Alpine fa immediatamente pensare ad un settore della Renault che cura le attività sportive della casa francese ma in realtà questo marchio è stato portato alla ribalta delle competizioni dalle piccole e basse berlinette A110 a cui va ascritto il merito di aver fatto conoscere il marchio della piccola casa francese al grande pubblico degli appassionati.
Le imprese di queste leggere e compatte berlinette mosse da propulsori Renault elaborati Gordini sono entrate nella storia dei rally a cavallo degli anni ’70 per essersi confrontate con le protagoniste dell’epoca, Fiat, Ford, Lancia e Porsche, uscendo spesso vittoriose dal confronto.
La Société des Automobiles Alpine, diventata poi Alpine-Renault, fu fondata nel 1955 a Dieppe da un concessionario Renault, Jean Redelè; nel 1973 la società entrò a far parte del gruppo Renault.
La produzione terminò nel 1995 mantenendo però la dicitura Alpine per alcune versioni sportive della gamma Renault; 17 anni dopo la chiusura, il 5 novembre 2012 viene annunciata la rinascita del marchio Alpine, rinascita che si concretizza con la rievocativa Alpine A110 presentata al Salone di Ginevra del 2017.
La storia inizia nell’immediato dopoguerra, a Dieppe, quando il 24enne Jean Redelè rileva dal padre Emile la conduzione della concessionaria Renault. Ma Jean ha ben altre ambizioni che vendere auto. Convinto del principio che le corse migliorano la razza e promuovono le vendite, a 28 anni Redelè disputa la sua prima gara.
La base di partenza delle sue vetture sono le “utilitarie” Renault 4CV, in particolare la Type 1062 da 748cc, con cui può gareggiare nella classe 750.
E con una 4CV da lui elaborata Redelè debutta nel Rally di Montecarlo del 1950 e in seguito vince il Rally di Dieppe; i suoi risultati vengono apprezzati dalla casa madre che gli fornisce una Type 1063, versione da corsa della 1062.
Ma Rédélé ha ben altre ambizioni e, mentre continua nello sviluppo meccanico della sua 4CV fino a far realizzare un cambio a 5 marce, commissiona a Giovanni Michelotti il disegno una carrozzeria speciale in alluminio più aerodinamica, la cui costruzione viene poi affidata alla Allemano.
Con la 4CV così elaborata Redelè, in coppia con l’amico Louis Pons, concessionario parigino della Renault, vince la propria classe alla Mille Miglia del 1952. L’anno successivo vince il Rally di Dieppe davanti a due Jaguar e una Porsche. Seguono un’altra vittoria alla Mille Miglia e alla Coppa delle Alpi. Da quest’ultima vittoria nasce l’idea di Rédélé di nominare Alpine le sue vetture.
Nel 1954, al Salone di New York viene presentata la prima Alpine, il prototipo “The Marquis” disegnato da Michelotti destinato ad essere prodotto su licenza negli Stati Uniti ma non avrà seguito commerciale.
Ma il sogno di Redelè di diventare costruttore si concretizzerà comunque su iniziativa del suocero Charles Escoffier, uno dei più importanti concessionari francesi della Renault, che decide di commercializzare le carrozzerie speciali basate sul prototipo di Michelotti ma realizzate in vetroresina dalla carrozzeria Chappe&Gessalin. Allo scopo, il 25 giugno 1955 nasce la “Societé des Automobiles Alpine”; l’inizio dell’attività di costruttore segna la fine della carriera di pilota di Rédélé.
Il primo modello, la A106, sigla che include l’iniziale di Alpine e il numero 106 indicativo del modello Renault dal quale sono prelevate la maggior parte dei componenti meccanici, venne prodotto nel 1956. Il motore era quello della 4CV mentre la carrozzeria in vetroresina era montata su un telaio tubolare.
Chiuso il rapporto con Chappe&Gessalin, Redelè fondò una sua carrozzeria, la RDL.
Seguì nel 1957 la A108 che, a differenza della A106, montava il motore della Dauphine, un quattro cilindri di 845cc disponibile anche nella versione maggiorata a 904cc elaborata da Marc Mignotet o quella ancora più potente di 998cc della Gordini; rispetto alla A106 presentava il frontale con i fari carenati e la coda più rastremata.
La A108, battezzata “Berlinette”, sarà la base per l’Alpine di maggior successo degli anni ’60, la leggendaria A110.
Nel 1961 la struttura del telaio viene radicalmente cambiata passando dal classico telaio tubolare ad una struttura a trave centrale (soluzione adottata anche dalla Lotus e dalla DeTomaso) cui va attribuito il merito delle eccellenti doti dinamiche delle berlinette francesi.
Nasce così nel 1962 la A110 che adotta il motore della Renault R8, un 956cc portato dagli originali 48 a 55 CV. Nel 1964 si passa al motore della R8 Major, un 1108cc da 66 CV. La corsa verso potenze maggiori prosegue con il motore della R8 Gordini da 95CV montato dal 1965 al 1968 sulla A110 “100”.
Più o meno nello stesso periodo, dal 1965 al 1971, viene approntata la A110 S (versione destinata alle competizioni) che utilizza una variante di questo motore, portato a 1296cc, col cambio a 5 marce e 120 CV.
Per la produzione di serie nel 1967 viene adottata una variante da 1255cc del motore della R8 ottenuta maggiorando l’alesaggio da 70 a 74,5 mm mantenendo la corsa ferma agli originali 72 mm. Alimentato da due carburatori doppio corpo Weber arriverà a sprigionare la potenza di 105 CV. Lo stesso motore andrà ad equipaggiare la sportiva della Renault, la R8 Gordini, e la Matra Jet6, un’altra berlinetta sportiva francese.
I successi sportivi della A110S nei rally sono tali che, nel 1967, la Renault autorizza l’Alpine ad adottare la denominazione Alpine-Renault e a rappresentarla nel settore sportivo.
Nel 1969 le cronache dei rally internazionali riportano le vittorie di JeanClaude Andruet che con la A110 si oppone alle Lancia Fulvia HF e alle Porsche 911. Negli anni seguenti il motore sale ancora di cilindrata passando a 1600cc fino a 1800cc per la versione Gruppo 4.
Nei primi anni ’70 la berlinetta francese raggiunge l’apice dei successi sportivi vincendo il Rally di Montecarlo nel 1971 e laureandosi Campione del Mondo Rally nel 1973 battendo le più blasonate Fiat-Abarth, Ford e Porsche. Storico il risultato nel Rally di Montecarlo, con tre Alpine-Renault ai primi tre posti con Andruet, Andersson e Nicolas e altre tre berlinette tra i primi 10.
Questo il ricco palmarès della Alpine Renault A110
- 1967: CAMPIONE DI SPAGNA (B. TRAMONT / A110)
- 1968: CAMPIONE DI FRANCIA (J.C. ANDRUET / A110)
- 1968: CAMPIONE DI SPAGNA (B. TRAMONT / A110)
- 1969: CAMPIONE DI FRANCIA (J. VINATIER / A110)
- 1970: CAMPIONE D’EUROPA (J.C. ANDRUET / A110)
- 1970: CAMPIONE DI FRANCIA (J.C. ANDRUET / A110)
- 1970: CAMPIONE DI BULGARIA (I. TCHUBRIKOV / A110)
- 1970: CAMPIONE DI ROMANIA (G. PUIU / A110)
- 1971: CAMPIONE INTERNAZIONALE RALLY (TEAM ALPINE / A110)
- 1971: CAMPIONE DI FRANCIA (J.P. NICOLAS / A110)
- 1971: CAMPIONE DI BULGARIA (I. TCHUBRIKOV / A110)
- 1972: CAMPIONE DI FRANCIA (B. DARNICHE / A110)
- 1972: CAMPIONE DI CECOSLOVACCHIA (V. HUBACEK / A110)
- 1973: CAMPIONE DEL MONDO (TEAM ALPINE / A110)
- 1973: CAMPIONE DI FRANCIA (J.L. THÉRIER / A110)
- 1973: CAMPIONE DIE CECOSLOVACCHIA (V. HUBACEK / A110)
- 1974: CAMPIONE DI FRANCIA (J. HENRY / A110)
- 1974: CAMPIONE DI CECOSLOVACCHIA (V. HUBACEK / A110)
- 1974: CAMPIONE DI POLONIA (B. KRUPA)
- 1975: CAMPIONE DI FRANCIA (J. HENRY / A110)
- 1975: CAMPIONE DI CECOSLOVACCHIA (V. HUBACEK / A110)
- 1975: CAMPIONE DI UNGHERIA (A. FERJANCZ)
- 1976: CAMPIONE DI CECOSLOVACCHIA (V. HUBACEK / A110)
Ma l’attività sportiva della Alpine non si limitava ai rally: all’inizio degli anni 60 fu realizzata la M63, destinata alle competizioni in circuito, caratterizzata da una carrozzeria molto profilata ed aerodinamica, che ottenne alcune importanti affermazioni, come la vittoria alla 1000 Km del Nurburgring del 1963. Nello stesso anno alla 24 ore di Le Mans l’Alpine conquista “l’Indice di Performance” e “l’Indice di Efficienza”, due riconoscimenti assegnati alle macchine con il miglior risultato in rapporto alla cilindrata ed ai consumi. Arrivano poi le vittorie di classe alla 24 ore nel 1964 con la M64 di Henry Morrogh/Roger Delageneste e nel 1966 con la A210 di Jaques Cheinisse/Roger Delageneste. Dopo una lunga pausa, nel 1973 la Alpine ritorna all’endurance; l’Alpine-Renault A442B vinse la 24 Ore di Le Mans nel 1978 con JeanPierre Jassaud e Didier Pironi. L’altra A442 di Guy Fréquelin e Jean Ragnotti giunse quarta al traguardo.
Nello stesso anno, l’Alpine fu incorporata dalla Renault, anche se per alcuni anni il nome venne mantenuto assieme a quello della casa madre su alcune vetture sport.
Alla fine del 2012, quando fu annunciato il ritorno alle corse della Alpine, la casa di Dieppe di iscrisse con la A450 al Campionato Europeo di endurance e alla 24 Ore di Le Mans. Al debutto l’Alpine conquistò il Campionato Europeo del 2013.
L’Alpine si fatta onore anche tra le monoposto, vincendo il campionato francese di F3 del 1964 con Henri Grandsire, nel 1971 con Patrick Depailler e nel 1972 con Michel Leclére.
Ma l’Alpine non dormiva sugli allori e nel 1971 fu presentata l’erede della sua gloriosa berlinetta, la A310 che, forse complice la crisi petrolifera del 1973, non riuscirà a replicare il successo commerciale ed agonistico della A110.
In quegli anni il Marchio Alpine, proprietà della Renault, verrà utilizzato per etichettare le versioni sportive derivate dalla serie, la più famosa delle quali è la R5 Alpine (1977).
Nel 1985 la A310 fu sostituita dalla GTA che poi venne rimpiazzata nel 1991 dalla A610, la cui produzione cessò nel 1995, evento che determinò la scomparsa del marchio Alpine.
Nel 2000 venne costituita la Renault Sport Technologies che rappresentava le attività sportive della Renault attraverso i marchi Alpine e Renault Sport, escluso il team di Formula1.
Nel 2012 la Renault annuncia la rinascita del marchio Alpine e finalmente, dopo la realizzazione di alcune Concept Car, nel marzo del 2017, all’87° Salone dell’automobile di Ginevra viene presentata la Première Edition della erede della A110.
L’estetica ed il lay-out meccanico si ispirano fortemente a quelli della reginetta dei rally con la disposizione del motore in posizione posteriore-centrale e la carrozzeria caratterizzata da linee tondeggianti con i quattro tipici fari circolari separati; grazie al CX di 0,32 la berlinetta è in grado di raggiungere una velocità massima di 250 km/h limitata elettronicamente. Il propulsore è un 1.798 cm³ a benzina, 4 cilindri, bialbero 16 valvole, turbocompresso che eroga una potenza massima di 252 CV; il cambio è un DCT a 7 rapporti della Getrag. Il peso ridotto di 1.080 kg, per un rapporto peso/potenza è di 4,3 kg/CV, consente una accelerazione da 0 a 100 km/h in 4,5 secondi. Il telaio (prodotto in Italia dalla Cecomp nello stabilimento di Piobesi Torinese) e la carrozzeria sono al 96% in alluminio. La ripartizione dei pesi è 44% all’avantreno e 56% al retrotreno.