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I 5 titoli mondiali della Ducati spesso dimenticati
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I 5 titoli mondiali della Ducati spesso dimenticati

Giugno 21st, 2019 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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Quando si parla dei titoli mondiali della Ducati tutti ricordano i tanti campionati conquistati nella SBK e naturalmente il prestigioso titolo della MotoGP conquistato da Stoner nel 2007.

In verità la Ducati vanta nel proprio palmarès altri 5 titoli, certo meno prestigiosi di quelli appena ricordati,  ma comunque con titolazione mondiale.

Il più noto agli appassionati è certamente quello conquistato nel 1978 da Mike Hailwood  nella TTF1 che si disputava in prova unica sul circuito dell’isola di Man.

In pochi però ricordano i 4 titoli mondiali conquistati nella TT2 dal pilota inglese  Tony Rutter,  padre di quel Michael che con Ducati ha vinto in BSB e diverse corse stradali.

Negli anni ’70, con l’avvento delle cosiddette maxi (Laverda 750, Guzzi 700, Ducati 750, Honda CB750, BSA/Triumph 750/3, Kawasaki 500/750, Suzuki 500/750, ecc), impazzavano le gare per moto derivate dalla serie che facevano sognare gli appassionati che potevano così vedere i grandi campioni disputarsi la vittoria con mezzi simili a quelli che si potevano acquistare presso i concessionari.

In quegli stessi anni, e precisamente nel 1977, la storica gara del Tourist Trophy dell’isola di Man perdeva la validità mondiale a causa dei ripetuti incidenti mortali e delle conseguenti defezioni di case e piloti.

Per salvare lo storico evento la FIM istituì il Campionato del Mondo Formula TT per moto derivate dalla serie di cui dovevano mantenere “almeno” il basamento motore; in pratica erano poco meno che dei prototipi.

Le moto ammesse al campionato erano suddivise in 3 categorie:

– FORMULA 1, per moto 4 tempi da 600 a 1000 cc oppure 2 tempi da 350 a 500 cc

– FORMULA 2, per moto 4 tempi da 400 a 600 cc oppure 2 tempi da 250 a 350 cc

– FORMULA 3, per moto 4 tempi da 200 a 400 cc oppure 2 tempi da 125 a 250 cc.

Inizialmente, nel 1977 e nel 1978, il Campionato si disputò in prova unica , appunto il Tourist Trophy, poi dal 1979 venne aggiunto al calendario anche il Gran Premio dell’Ulster.

A partire dal 1982 fu eliminata la Formula3 e nel tempo vennero aggiunti al calendario altri circuiti come Assen, Brno, Donington, Hockenheim, Hungaroring, Imatra, Misano, Montjuic, Pergusa, Zolder. Nel 1984 la cilindrata massima della TTF1 fu ridotta a 750cc e dal 1987 venne abolita anche la Formula 2.

Poi, il crescente successo della SBK fece scemare l’interesse per la FormulaTT che alla fine fu declassata a Coppa del Mondo e progressivamente sostituita dalla stessa SBK.

La Ducati, che già si era affermata nel 1978 con Hailwood, decise di consolidare la propria immagine di marchio ad elevata identità sportiva partecipando al campionato riservato alle 600 Formula 2.

Nasceva così la Ducati Pantah TT2.

La storia della nascita di questa moto è un po’ nebulosa perché a quei tempi la Finmeccanica, l’ente pubblico proprietario della Ducati, aveva destinato la fabbrica di Borgo Panigale alla produzione di motori Diesel industriali e marini pertanto gli uomini del reparto corse dovevano lavorare nella massima segretezza per non destare l’attenzione della dirigenza nel timore che questa imponesse un veto definitivo all’impegno agonistico.

Partendo dalla base della Pantah 500 bicilindrica, nel 1980 la Ducati allestisce due versioni di una moto da competizione destinata alla categoria 600 TT2 dalla tipica livrea rossa e gialla:

– una versione ufficiale, sviluppata in collaborazione con la NCR, con carena integrale derivata da quella delle Ducati NCR da Endurance;

– una versione kit, allestita da Farnè e destinata ai privati, con la semicarena derivata dal modello di serie; il kit comprendeva cilindri, pistoni, scarico, alberi a camme, getti per i carburatori e rapporti finali.

Il motore aveva l’alesaggio maggiorato da 74 a 80 mm per una cilindrata di 582,7 cc; scarico 2 in 1; camme più spinte; il tutto per 70 CV a 9800 giri. La moto ufficiale era dotata di forcelle Marzocchi con foderi in magnesio, ammortizzatori Marzocchi a gas, freni Brembo racing. Il telaio di entrambe era derivato da quello di serie.

Nel 1981 furono approntati una trentina di esemplari  di un modello evoluzione della TT2, noto come Super Pantah, dotati di un telaio realizzato da Verlicchi con sospensione posteriore monoammortizzatore in cantilever, alesaggio maggiorato a 81 mm per una cilindrata di 597cc.

In seguito, nel 1984, da questa moto verrà derivata anche una versione TT1 da 750cc.

Nel frattempo Steve Wynne, il titolare della Sports Motorcycles che aveva portato al successo Hailwood nel 1978, elaborando una Ducati 500 SL costruì una TT2 per il pilota inglese Tony Rutter che vinse poi una gara all’isola di Man.

In base a questi risultati la Ducati decise di affidare loro una TT2 ufficiale.

Nel motomondiale, dove le presenze di Rutter si sono sostanzialmente limitate alle gare disputate in territorio britannico come il Tourist Trophy e il Gran Premio dell’Ulster, il pilota inglese ha ottenuto due vittorie nella classe 350 nel Tourist Trophy del 1973 e del 1974.

Era dal 1975 che la Ducati non partecipava ufficialmente alle competizioni.

E già nel 1981 Rutter conquista il primo titolo della Formula 2 con la Ducati.

Per il 1982 furono prodotti una ventina di esemplari con alcune modifiche e Rutter si aggiudicò per il secondo anno il titolo mondiale della TT2.

Nel 1983 fu approntato un altro lotto di una trentina di esemplari; nonostante la moto aggiornata non si rivelasse competitiva come quelle degli anni precedenti, Rutter riuscì comunque ad aggiudicarsi il terzo titolo mondiale TT2 vincendo solo la gara dell’isola di Man e piazzandosi secondo nelle altre.

Nonostante fosse impegnato su più fronti (campionato TT1 e campionato inglese BOT con la neonata Ducati TT1 e, ovviamente, campionato TT2) nel 1984 Rutter conquistò il suo quarto titolo consecutivo nella TT2.

Il 1985 è l’ultimo anno di impegno agonistico della TT2. Tony Rutter partecipa alla gara della classe TT2 all’isola di Man con una TT1 equipaggiata con il motore da 600cc, ruota anteriore da 16” e sospensione posteriore progressiva. Un grave incidente nella TT1 gli impedì di vincere il suo 5° titolo mondiale, e dovette accontentarsi del secondo posto in campionato. Nel 1987 la TT2 fu abolita.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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