Per coloro che seguono assiduamente le vicende del Motomondiale le parole riportate nel titolo di questa nota risulteranno familiari, infatti sono state pronunciate all’inizio del 2019 proprio dal diretto interessato. Jorge Lorenzo.
Non vi è dubbio che Lorenzo sia un grande pilota, uno stilista eccezionale capace di ripetere al millesimo ogni giro.
Ma, paradossalmente, forse proprio in questa sua caratteristica risiede il suo lato debole. Infatti per trarre il massimo profitto dalle sue capacità di guida ha bisogno di una moto che lo assecondi nel suo magnifico stile e di fare sempre una gara di testa evitando così che gli avversari gli impediscano di seguire costantemente le sue traiettorie perfette.
Daltronde le sue esperienze non proprio felici con Ducati e con Honda confermano queste sue “esigenze”.
E dunque, se scopriamo che ha dei limiti, anche uno solo, abbiamo qualche imbarazzo ad affermare che sia un Campione assoluto.
Mai suoi sostenitori potrebbero sostenere (scusate il bisticcio) che i tre titoli conquistati nella MotoGP lo inseriscono di diritti nella schiera dei Campioni.
Premesso che non si diventa Campioni mondiali per caso, men che mai per tre volte, bisogna anche ricordare le circostanze decisamente a lui favorevoli nelle quali ha conquistato i suoi tre titoli:
- 2010: Valentino Rossi si infortuna durante le prove del GP d’Italia al Mugello fratturandosi una gamba; l’incidente gli farà saltare 4 Gran Premi (Italia, Gran Bretagna, Olanda e Catalogna) e in parte ne condizionerà il rendimento per la restante parte della stagione;
- 2012: Casey Stoner è assente per infortunio in tre Gran Premi (Repubblica Ceca, San Marino, Aragona);
- 2015: alla luce dei noti fatti di quell’anno potremmo sintetizzare la valutazione su quel titolo con un “fra i due litiganti ha goduto il terzo”.
Ovviamente questo non significa che non avrebbe comunque conquistato i tre titoli, ma il dubbio rimane e non avrà mai risposta.