Al circuito di Suzuka ci sono due curve ben note agli appassionati di gare motociclistiche, la 130R e la Spoon; pochi invece ricordano che la curva 8, un veloce curvone a destra seguito da una curva a 90°, è stata intitolata a Ernst Degner, un pilota della Germania Est.
Molti aspetti della vita e della morte di questo pilota proveniente dalla Germania Orientale rimangono avvolti nel mistero, come in un romanzo in cui si respira una atmosfera da spy story d’altri tempi.
Degner vanta alcuni primati: nel 1961 è stato il primo pilota a vincere un Gran Premio della Germania Est sul circuito del Sachsenring, prima gara iridata svoltasi oltre la “Cortina di Ferro”; nel 1962 è stato il primo Campione del Mondo della storia nella classe 50, il primo e a tutt’oggi l’unico pilota nato in un paese comunista del Blocco Orientale laureatosi Campione del Mondo di motociclismo. E, con i suoi successi personali, è stato lui a portare per la prima volta la Suzuki alla vittoria in un Gran Premio iridato e, alla fine della stagione, anche al primo titolo mondiale.
Ma questo pilota, di origini polacche ma cresciuto nella Repubblica Democratica Tedesca, non è entrato nella storia solo per i suoi meriti sportivi.
Nato il 22 settembre 1931 a Gliwice (Polonia) è cresciuto a Luckau nel sud-est di Berlino in Brandeburgo, dove la mamma vedova aveva portato lui e sua sorella per scappare dall’avanzata dell’Armata Rossa.
Ernst frequenta la Potsdam Technical High School dove consegue il diploma in ingegneria nel 1950; in seguito trova un impiego in un’officina a Potsdam; ben presto incomincia a frequentare il club motociclistico di Potsdam dove coltiva molte amicizie e conosce una ragazza, Gerda Bastian, che diventerà sua moglie.
Si appassiona al motociclismo e nel 1950, comincia a correre. E a vincere.
Con una artigianale ZPH 125 sorprende tutti nella gare nazionali riuscendo a battere spesso i piloti della IFA, quella che diventerà poi la MZ, che si interessa a lui tanto che il 1° marzo 1956 lo assume.
Qui collabora con Walter Kaaden allo sviluppo del rivoluzionario 2 tempi con disco rotante e camere d’espansione con il quale i tedeschi di area comunista ambivano di battere le moto dei paesi capitalisti che all’epoca dominavano la scena mondiale.
Nel 1956 Degner domina nelle gare nazionali per poi approdare al mondiale nel 1957.
E finalmente, nel 1959, vince la prima gara iridata conquistando la vittoria nella classe 125 del Gran Premio delle Nazioni a Monza sorprendendo tutti, in particolare gli organizzatori che non avevano a disposizione l’inno della Germania Est.
Per due anni partecipa al Mondiale nella classe 125 e ad alcune gare di 250, conquistando qualche vittoria.
La grande stagione di Degner e della MZ sarà quella del 1961.
La MV Agusta ha abbandonato le piccole cilindrate per dedicarsi solo alla 350 e alla 500 ma incomincia l’ascesa della Honda.
Degner con la MZ e Phillis con la Honda si contesero il titolo della 125 fino alla penultima gara, il Gran Premio di Svezia. Ma nel paese nordico non si arriva all’epilogo perché Degner subisce la rottura dell’albero motore mentre Phillis finisce sesto guadagnando un solo punto.
La classifica vede Degner con 45 punti di cui 42 validi per la classifica al netto degli scarti e 3 vittorie mentre Phillis vanta 48 punti, 40 validi per la classifica e anche lui 3 vittorie.
Insomma una situazione di sostanziale equilibrio che solo l’ultimo Gran Premio, in Argentina, potrà dirimere.
Ma a questo punto si erano ormai creati i presupposti per la spy story di cui si rese protagonista Degner.
Erano gli anni della Guerra Fredda e del Muro di Berlino. I piloti dei paesi aderenti al Patto di Varsavia erano di fatto obbligati a gareggiare con moto realizzate ad Est della Cortina di Ferro per dimostrare la supremazia tecnologica dell’area comunista ma principalmente per una ottusa forma di autarchia.
Ma i budget erano risicatissimi, solo il genio di Kaaden aveva permesso la realizzazione di moto competitive mentre i piloti venivano pagati alla pari degli operai potendo beneficiare solamente dei modesti premi di gara. Questa situazione non soddisfaceva Degner che vedeva i suoi colleghi occidentali godere di una stile di vita agiato; la situazione era resa ancor più insopportabile dal fatto che gli era proibito portare con sé la famiglia ai Gran Premi perché il regime, temendo che potesse espatriare, in tal modo lo costringeva a rientrare nella Germania dell’Est.
LA DEFEZIONE
Nel 1961 la Suzuki si era affacciata al Motomondiale ma, nonostante significativi investimenti, i risultati scarseggiavano. Si pensò allora di attingere al know-how di qualche altro costruttore nel quale la dirigenza Suzuki individuò la MZ pensando proprio a Degner come il potenziale “traghettatore” della conoscenza.
Un manager Suzuki iniziò allora a contattare Degner sfruttando la comune passione per la musica Jazz. Le reciproche esigenze, acquisizione della tecnologia da una parte e il desiderio di fuggire dalla DDR dall’altra, sfociarono in un accordo che prevedeva il sostegno ad un ben organizzato piano di fuga in cambio dei segreti della MZ. Durante il Gran Premio d’Olanda del 1961 Degner firmò un contratto con la Suzuki.
Approfittando del forzato ritiro al GP di Svezia riuscì ad allontanarsi dal circuito indisturbato e con un traghetto raggiunse la Danimarca per passare poi nella Germania Ovest dove si riunì con la famiglia che nel frattempo era riuscita ad eludere il controllo della polizia della DDR.
I tedeschi dell’Est accusarono Degner di aver deliberatamente distrutto il suo motore e presentarono reclamo alla FIM. A Degner fu revocata la licenza della Germania Est ma lui aveva già provveduto a munirsi di una nuova licenza della Germania Occidentale.
Nel tentativo di partecipare al Gran Premio d’Argentina per giocarsi un’ultima chance per la conquista del mondiale, riuscì a procurarsi una EMC 125 ma ritardi nella consegna della moto, o forse perché fu scoraggiato dal farlo per tema di ritorsioni, non riuscì a schierarsi alla partenza ed il titolo andò a Phillis.
In seguito la FIM respinse la denuncia della MZ secondo cui Degner aveva deliberatamente distrutto il motore della sua moto.
Dunque nel novembre del 1961 entra in Suzuki e si stabilisce ad Hamamatsu dove, forte della sua esperienza in MZ, sotto lo pseudonimo di Eugen Müller collabora con i tecnici giapponesi alla realizzazione delle nuove 50 e 125 da Gran Premio. L’operazione si rivela un successo tanto che l’anno dopo Degner è campione del mondo nella 50, il primo e unico titolo mondiale della sua carriera.
Il 3 novembre 1962, durante il Gran Premio inaugurale sul circuito di Suzuka, alla curva 8 Degner ebbe un brutto incidente quando una folata di vento sollevò la ruota anteriore della sua Suzuki 50. Per ricordare il posto dove si era verificato il primo incidente della storia sul circuito di Suzuka, la curva 8 fu nominata Degner Curve.
Il 10 novembre 1963, durante il primo giro del Gran Premio del Giappone si schiantò con la sua Suzuki 250 all’uscita della curva 2; il serbatoio del carburante ancora con il pieno di 25 litri prese fuoco e le fiamme avvolsero completamente Degner che subì orribili ustioni.
Il pilota dovette sottoporsi ad oltre cinquanta innesti di pelle e fu in grado di riprendere a gareggiare quasi un anno dopo, nel settembre del 1964; riuscì anche a vincere la classe 125 del Gran Premio del Giappone; nel 1965 riuscì a vincere altri 3 Gran Premi.
Ma nel bene e nel male la sua carriera resta legata al circuito di Suzuka; infatti durante le prove del Gran Premio del Giappone del 1966 proprio nella curva che porta il suo nome fu vittima di un incidente che lo costrinse al ritiro definitivo dalle competizioni motociclistiche.
Durante la sua carriera, Ernst Degner in 59 Gran Premi disputati è salito 38 volte sul podio vincendo 7 volte nelle 50cc e 8 volte nelle 125cc. e ha fatto 13 giri veloci in gara.
Dopo aver disputato qualche gara automobilistica trova un impiego come direttore tecnico presso l’importatore tedesco della Suzuki a Monaco.
Ma i segni del terribile incidente del 1963 non si cancelleranno mai; costretto a prendere antidolorifici in quantità massicce ne diventerà dipendente. Non è più lo stesso e nel 1972 Gerda ed Ernst divorziano.
Nel 1979 acquista un appartamento a Tenerife (isole Canarie) dove gestisce un’agenzia di autonoleggio.
Purtroppo le sue condizioni fisiche e mentali peggiorano, entra in depressione, tanto che invia una richiesta di aiuto a suo figlio Olaf che si reca a Tenerife con l’intento di riportarlo in Germania. Ma il 10 settembre 1983, poco prima del suo 52º compleanno, Ernst viene trovato morto nel suo appartamento.
Ma anche la sua morte fece discutere a lungo.
Si diceva infatti che Degner si fosse suicidato o che fosse morto per overdose di calmanti e farmaci o che fosse stato giustiziato dalla Stasi, la polizia segreta della Germania dell’Est che non avrebbe dimenticato lo sgarro del 1961.
Ufficialmente il suo certificato di morte registra un attacco di cuore; Degner riposa nel cimitero di Arona (Tenerife).