Quell’anno infatti la classifica finale vedrà le Desmo 125 di Gandossi e Taveri finire alle spalle della MV Agusta del 9 volte Campione del Mondo Ubbiali e davanti a Tarquinio Provini, anch’egli su MV Agusta. Al quinto posto ancora una Ducati con l’inglese Dave Chadwick.
Nel titolo abbiamo citato i campionati del 2007 e del 2017 tra i migliori della Ducati; in realtà anche il 2006 prometteva bene per la casa di Borgo Panigale prima che un incidente coinvolgesse entrambi i suoi piloti, Capirossi e Gibernau, e il 2008, concluso da Stoner al secondo posto con 6 vittorie e altri 5 podi, che si concluse positivamente per la Ducati dimostratasi altamente competitiva; ma probabilmente la performance di quella stagione fu offuscata dalla precedente trionfale stagione 2007 che rimarrà sempre impressa nella mente dei ducatisti.
Ma torniamo alla nostra storia.
Nel 1956, constatata la competitività del motore della Marianna, l’ing. Taglioni avviò lo sviluppo di una 125 bialbero basata sul basamento della GS destinata ai Gran Premi; questa moto, già nella sua prima versione, erogava circa 16 CV.
Ma a metà dello stesso anno, viste le ripetute rotture del bialbero, l’ing. Taglioni, interessato già dai tempi dell’Università al tema della distribuzione desmodromica e confortato dai risultati delle Mercedes W194 nei campionati di Formula 1 del 1954 e 1955, sviluppò una versione desmodromica a 3 alberi (2 di apertura ed 1 di chiusura). La bialbero, dalla meccanica più semplice, venne destinata ai privati.
Dopo il debutto assoluto in una gara di campionato italiano, il debutto internazionale della Desmo avvenne il 15 luglio del 1956 al GP di Svezia, non valido per il mondiale, ad Hedemora. Fu un trionfo: Gianni Degli Antoni vinse doppiando tutti gli avversari in sella ad MV e Mondial, anche se è d’obbligo precisare che erano tutti privati.
Nel 1957 la 125 GP Desmo trialbero partecipa al campionato mondiale senza risultati eclatanti.
Il 1958 sarà l’ultimo anno della partecipazione ufficiale della Ducati alla classe 125 del Campionato del Mondo.
Il congedo sarà trionfale con la strepitosa gara di Monza dove 5 Ducati giunsero ai primi 5 posti; la potenza del motore, ormai alla fine dello sviluppo, aveva raggiunto i 20 CV.
Ma vediamo come si svolse quella stagione iridata della classe 125.
Alla fine del 1957, con il ritiro dalle competizioni mondiali di quasi tutti i costruttori – inglesi e tedeschi seguiti dalle italiane Gilera, Mondial e Moto Guzzi firmatarie del famigerato “Patto d’astensione” – si prospettava un Campionato a rischio sopravvivenza per mancanza di contendenti. La MV Agusta ebbe infatti campo libero per spadroneggiare in tutte le classi del Motomondiale, tanto che conquistò tutti i titoli con Carlo Ubbiali nella 125, Tarquinio Provini nella 250 e John Surtees che ottenne la doppietta nelle classi maggiori, 350 e 500. Ma, mentre nelle 3 classi maggiori effettivamente la casa varesina non trovò avversari degni, nella classe 125 si ritrovò un avversario forse inaspettato nella Ducati la cui Desmo usciva dalla fase di sviluppo dimostrandosi altamente competitiva.
Già dalla prima gara, il Tourist Trophy, i piloti della moto di Borgo Panigale mostrarono il loro potenziale contro Carlo Ubbiali e la sua MV piazzandosi al secondo, terzo e quarto posto rispettivamente con Ferri, Chadwick e Miller. In Olanda si affermò ancora una volta Ubbiali davanti al ducatista Taveri; gli altri piloti della Desmo – Gandossi, Chadwick, Miller e Ferri – si piazzarono al 4°, 5°, 7° e 9° posto. In quella gara alla guida di una Ducati troviamo anche un 18enne Hailwood che si piazzerà al 10° posto. La riscossa arrivò in Belgio sul velocissimo tracciato di Spa-Francorchamps dove Alberto Gandossi portò la Ducati desmodromica al primo successo iridato e fu doppietta con Ferri al secondo posto. Ma purtroppo la gara successiva, al Nurburgring, fu un disastro: Gandossi e Taveri furono costretti al ritiro per noie meccaniche già dalle prime battute di gara mentre Ferri, nel tentativo di attaccare i piloti della MV Ubbiali e Provini, usciva pericolosamente di strada mentre affrontava un curvone veloce. La Ducati tornò al successo sulla pista di Hedemora in Svezia con Gandossi e Taveri davanti a tutti, riportando così il pilota bergamasco in corsa per il titolo iridato. Ma ancora una volta dopo il trionfo avvenne il disastro: sotto il diluvio di Dundrod, nell’Ulster, Gandossi si esibì in uno straordinario inseguimento ma, dopo essere passato in testa alla corsa ed era ormai in vista del traguardo, scivolò lasciando ad Ubbiali la vittoria che regalava al “cinesino” anche il titolo.
Ma il Mondiale offriva un’altra occasione alla Ducati per esprimere il proprio potenziale.
Il 14 settembre 1958 sul velocissimo circuito di Monza si disputa il Gran Premio delle Nazioni, il 7° ed ultimo della stagione. Per la Ducati sarà l’apoteosi, una cavalcata trionfale: le agili e veloci Desmo di Borgo Panigale si piazzano ai primi 5 posti con Spaggiari, Gandossi, Francesco Villa alla guida della neonata bicilindrica, Chadwick e Taveri.
Quella di Monza si rivelò la giornata della gloria per la casa di Borgo Panigale; infatti, oltre alle gare iridate, il programma del Nazioni comprendeva anche il Trofeo Internazionale F.M.I. per moto 175 cc “Sport”, gara vinta da Francesco Villa su Ducati.
Alla fine del Mondiale con 3 vittorie contro le 4 della MV la Ducati fu costretta alla resa, pur con l’onore delle armi.
Però, nonostante il titolo mancato si può affermare senza tema di smentita che la Ducati desmodromica fu la migliore della classe 125 in quel Mondiale del 1958. Con il motore che erogava 20 CV a 13.000 giri/min e la distribuzione desmodromica che consentiva fuori giri superiori ai 14.000 giri/min sia in accelerazione che in staccata e con la carenatura a delfino – adottata a seguito del divieto delle carenature integrali – che ne esaltava l’agile ciclistica, le desmo bolognesi erano praticamente imbattibili specialmente sui circuiti veloci, come dimostrò la gara di Monza.
Purtroppo nel 1959 la dirigenza decise per il parziale disimpegno dalle competizioni e, complice l’avvento delle pluricilindriche e delle 2 tempi a disco rotante, iniziò il declino con risultati alquanto scarsi; episodio degno di essere ricordato in quel magro 1959 è la prima vittoria in un Gran Premio iridato di una stella nascente, Mike Hailwood in sella ad una 125 Desmo, che alla fine si classificherà terzo nella graduatoria mondiale, ancora una volta alle spalle delle MV Agusta.