Dopo il ritiro della Honda, che alla fine del 1967 lo lasciò appiedato, Hailwood era passato stabilmente alla Formula 1.
Ma il 4 agosto del 1974, sul circuito del Nurburgring, incappò in un grave incidente durante il 12° giro e subì numerose fratture che lo costrinsero ad abbandonare definitivamente la carriera automobilistica.
Ritiratosi dalle competizioni, si trasferì in Nuova Zelanda dove si sposò ed ebbe due figli, ma la nostalgia delle competizioni (e forse il bisogno di danaro) lo indussero a tornare in Europa.
E così nel 1978 Mike si ripresentò ai nastri di partenza del Tourist Trophy. E fu il trionfo.
Nessuno avrebbe scommesso su quella leggenda del motociclismo che ormai sembrava appartenere al passato. Sembrava impossibile che con il suo fisico appesantito e segnato dalle ferite (aveva praticamente perso l’articolazione di una caviglia) si rimettesse in gioco a 38 anni, dieci anni dopo l’ultima gara iridata. Ma ancora una volta Hailwood stupì pubblico e addetti ai lavori vincendo la classe TTF1 in sella ad una Ducati 864, bissando poi il successo l’anno successivo a bordo di una Suzuki 500 GP nella classe Senior.
Purtroppo per Mike la gloria durò lo spazio di pochi mesi e la sua vita si concluse tragicamente la sera del 21 marzo 1981 mentre alla guida della sua Rover andava insieme ai suoi due figli a comprare fish and chips. Un autista di camion fece una incosciente inversione a U sulla statale A435 nei pressi di Birmingham. Probabilmente Mike provò ad evitare quella trappola del destino con una manovra disperata, ma non riuscì ad evitare l’impatto.
La piccola Michelle di 9 anni morì sul colpo. Mike, estratto in condizioni gravissime dai rottami, venne portato all’ospedale di Birmingham.
Morì il lunedì 23 senza aver ripreso conoscenza.
Andò meglio per il piccolo David, 6 anni, il quale invece riuscì a salvarsi.
Se ne andava così, nel 1981, su una strada di Birmingham, a pochi giorni dal compimento del suo 41° anno, Mike Hailwood.
Il conducente del camion, riconosciuto colpevole dell’avventata manovra, se la cavò solo con una multa di 200 sterline e nessuna condanna dal punto di vista penale.
Al suo funerale il feretro fu portato in spalla da John Surtees, Luigi Taveri, James Hunt, Geoff Duke e Giacomo Agostini. “Mike the bike”, che dopo sua morte entrò ancora di più nella leggenda, riposa oggi nel cimitero di St. Mary Magdalene, a Tanworth in Arden, a fianco della figlia Michelle.