Rievocando questo triste episodio ci sentiamo di affermare che, paradossalmente, se la Ducati non avesse subito quei devastanti bombardamenti oggi forse non esisterebbe la Ducati che conosciamo come costruttore di moto prestigiose, uniche ed affascinanti.
Sappiamo infatti che prima della guerra la Ducati era una fabbrica di apparecchiature elettroniche e lenti per l’ottica fotografica. Il nome originario era “Società Scientifica Radio Brevetti Ducati”; solo nell’ottobre del 1953, dopo essere passata alla gestione delle Partecipazioni Statali, fu scissa in due società distinte: la Ducati Elettrotecnica SpA e la Ducati Meccanica SpA.
La prima sede era nella zona centrale di Bologna, in Via Collegio di Spagna 9; la fabbrica invece era situata negli scantinati di Villa Lydia, di proprietà della famiglia Ducati, in Viale Guidotti 51.
Nel 1935, sulla spinta di una crescita esponenziale delle vendite, venne decisa la costruzione dello stabilimento di Borgo Panigale, lo stesso dal quale ancora oggi escono le prestigiose moto bolognesi. La posa della prima pietra avvenne il 1° giugno 1935. Nel 1938, in pieno regime fascista, la fabbrica fu convertita alla produzione militare. Dopo la firma dell’armistizio, avvenuta l’8 settembre 1943, l’Italia rimase spaccata in due lasciando il nord Italia sotto il controllo dei tedeschi. Il 9 settembre le truppe naziste presero il controllo della fabbrica. Per fortuna i fratelli Ducati avevano preventivamente disposto di occultare buona parte dei macchinari; quello che rimaneva fu utilizzato dai tedeschi per la costruzione di armi e munizioni.
I servizi segreti alleati, informati dalla Resistenza, identificarono nella SSR Ducati una “Munition factory at 830513, target 18“, ovvero un obiettivo strategico.
Venne deciso perciò di bombardarla; l’operazione fu battezzata “PANCAKE (frittella)”.
Il 12 ottobre 1944 75 fortezze volanti B-24 Liberator, scortate dai caccia P-38 Lighting, sganciarono 732 bombe da 250 Kg su Borgo Panigale; la fabbrica venne centrata da 21 bombe in una prima ondata alle 12,30 e da altre 12 bombe un’ora dopo.
Quello del 12 ottobre fu l’unico bombardamento che subì la Ducati, tuttavia l’effetto fu devastante. La fabbrica era distrutta, i macchinari resi inservibili, i danni furono quantificati in 500 milioni di lire dell’epoca (all’incirca 500 milioni di euro).
Nel 1946 la produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche poté ripartire grazie all’iniezione di capitali provenienti dal patrimonio personale dei fratelli Ducati e da un pesante indebitamento con le banche, in particolare con il FIM (Finanziamento Industria Meccanica) costituito nel 1947 con lo scopo di finanziare aziende in difficoltà o che dovevano riconvertirsi alla produzione all’uso civile.
Poi incominciò la produzione del motore ausiliario CUCCIOLO su licenza della SIATA. Il futuro della Ducati come costruttore di motociclette era incominciato ma all’inizio degli anni ’50 la Ducati era ancora poco conosciuta e avrà momenti difficili.
Come abbiamo letto nelle note introduttive, nel 1953 la gestione dell’Azienda passerà alle Partecipazioni Statali e sarà scissa in due società distinte: la Ducati Elettrotecnica SpA e la Ducati Meccanica SpA.
Con l’arrivo dell’ing. Taglioni e delle sue Marianne trionfatrici al Motogiro e alla Milano-Taranto la Ducati incomincerà a rendersi protagonista delle cronache delle competizioni motociclistiche ricavandone un significativo ritorno pubblicitario.
Gli ultimi lavori di risanamento saranno completati solo nel 1962 e i 450 milioni di lire deliberati per i danni subiti dall’incursione non vennero mai concessi alla famiglia Ducati sospettata di collaborazionismo.