E’ ben noto agli appassionati che, dopo il ritiro della MV Agusta, la classe regina è stata dominata dalle moto giapponesi Honda, Yamaha e Suzuki (Kawasaki ha partecipato molto sporadicamente e non ha mai brillato particolarmente) con qualche “interferenza” della Cagiva e, da quando la MotoGP ha sostituito la 500, una decisa opposizione della Ducati a questa egemonia nipponica.
Ma quando è iniziata l’avventura delle moto giapponesi nella classe regina?
Honda è stata la prima, oltre 50 anni fa.
E lo fece in grande stile affrontando a viso aperto la MV Agusta, che dominava ininterrottamente la classe 500 da otto anni, con la potentissima (ma fragile e dotata di una ciclistica mediocre) RC181 4 cilindri a quattro tempi nel 1966 e nel 1967. Vinse il primo Gran Premio della stagione, in Spagna, con Jim Redman e conquistò il titolo costruttori al primo tentativo, battendo la MV Agusta, mancando però il titolo piloti in entrambe le occasioni. Ritiratasi alla fine del 1967, la Honda rientrerà nel 1979 con la fallimentare NR500 a pistoni ovali per poi convertirsi al 2 tempi con la NS500 3 cilindri del 1982.
La seguirono, nel 1971, Suzuki e Kawasaki con versioni adattate alle competizioni delle loro 500 stradali, la Suzuki 500 Titan e la Kawasaki H1. La Suzuki è stata la prima a vincere un Gran Premio con l’australiano Jack Findlay sul circuito dell’Ulster. Il mese successivo l’inglese Dave Simmonds vinse il primo Gran Premio della 500 per la Kawasaki, a Barcellona.
In verità, in entrambi i casi, la vittoria fu favorita dall’assenza delle MV di Agostini che aveva già conquistato aritmeticamente il titolo.
In seguito i due costruttori giapponesi affronteranno il motomondiale con moto progettate specificamente per le competizioni mondiali.
La Suzuki portò in pista nel 1974 la RG con i cilindri disposti in quadrato la cui evoluzione porterà al titolo mondiale Barry Sheene nel 1976 e nel 1977 mentre la Kawasaki nel 1979 si presenterà con la KR 500, spinta da un 4 cilindri 2 tempi in quadrato ottenuto dall’accoppiamento di due bicilindrici della KR 250 e caratterizzata dal singolare telaio monoscocca in alluminio; il debutto della KR avvenne al Gran premio delle Nazioni del 1980 e gareggerà con scarsi risultati nel triennio 1980/82.
Rivedremo una Kawasaki nella classe regina solo nel 2002 con l’avvento della MotoGP.
Yamaha ha fatto i suoi primi passi nella classe regina nel 1972 seguendo una strategia diversa dalle sorelle nipponiche.
Infatti abbiamo visto che Honda da una parte, Suzuki e Kawasaki dall’altra avevano seguito strategie agli antipodi, l’una affrontando la sfida iridata con una moto progettata specificamente per i Gran Premi e con il dichiarato obiettivo di puntare alla vittoria mentre le altre due fecero il loro ingresso nella classe regina timidamente con moto derivate dalla serie.
La Yamaha invece scelse una via di mezzo fornendo ai propri piloti una coppia di cilindri che maggiorava la cilindrata della TZ350 da Gran Premio portandola al minimo regolamentare di 351cc per poter partecipare alle gare riservate alle 500.
Con una di queste moto Chas Mortimer vinse a Barcellona nel settembre 1972. Su questa vittoria però aleggiava l’ombra del sospetto; si vociferava infatti che Mortimer avesse gareggiato con il motore di 347cc, forse non ritenendo affidabile il 351cc. Se fosse stato vero l’avrebbero dovuto squalificare. Comunque, ancora una volta, la vittoria fu favorita dall’assenza di Agostini.
Ma la Yamaha meritò la vittoria a pieno titolo l’anno successivo, il 1973, quando Jarno Saarinen con la OW19 4 cilindri in linea a 2 tempi vinse il Gran Premio di Francia lasciando a 16 secondi la MV di Phil Read; Saarinen vinse ancora in Austria e fu costretto al ritiro in Germania per rottura della catena mentre stava dominando la gara. Poi arrivò la tragedia di Monza dove trovarono la fine Pasolini e Saarinen.
Nessuno ha mai dubitato che Saarinen sarebbe diventato il primo Campione del Mondo della 500 con una moto a 2 tempi conquistando egli stesso il primato di laurearsi Campione nella stagione del debutto. La Yamaha in segno di lutto si ritirò per poi tornare nel 1974 affidando ad Agostini la moto che era stata di Saarinen.