Il 30 agosto 1987 al Gran Premio di San Marino Loris Reggiani, a due anni dal debutto, porta alla vittoria l’Aprilia 250 precedendo Luca Cadalora su Yamaha e Sito Pons su Honda.
E’ l’ultimo anno che il Gran Premio d’Italia (ex GP delle Nazioni) si svolge sullo storico circuito di Monza.
Viene introdotta la procedura di partenza con pilota in sella e motore acceso, in sostituzione della partenza a spinta con pilota a fianco della moto e motore spento.
Le nuove generazioni di appassionati venivano così private di uno dei momenti più suggestivi ed emozionanti dei Gran Premi dell’epoca: i piloti, dopo essersi posizionati nelle rispettive posizioni in griglia, spegnevano i motori e cominciavano a concentrarsi sull’approssimarsi dello start in attesa del canonico “Fuori i meccanici” pronunciato dallo speaker.
A quel punto il circuito sprofondava in un silenzio assoluto, anche il pubblico veniva rapito dal pathos del momento; ogni pilota compiva i personali gesti rituali mentre i cartelli scandivano l’avvicinarsi del momento cruciale dello start: prima i 3 minuti, poi 1 minuto, infine 30 secondi.
A quel punto i piloti abbassavano gli occhialoni sugli occhi e si preparavano allo scatto: posto di fianco alla moto, il pilota innesta la marcia, con la sinistra tira la leva della frizione e fa scorrere di qualche centimetro la moto per assicurarsi che la frizione non sia “incollata”, poi arretra un poco per mettere in compressione il motore; ora le le mani stringono le leve della frizione e del freno anteriore; con i piedi puntati e la schiena inarcata incomincia a spingere in modo da sfruttare l’inerzia appena avrà mollato il freno anteriore.
Gli occhi sono puntati sul direttore di gara che darà il via (qualche pilota riusciva a percepire in un battito di ciglia del direttore il momento in cui avrebbe abbassato la bandiera riuscendo così a partire in perfetta sintonia con il gesto dello starter anticipando di una frazione di secondo tutti gli altri piloti senza incorrere in una partenza anticipata).
La tensione è al massimo e finalmente il direttore di gara abbassa la bandiera con i colori nazionali (non esistevano ancora i segnali luminosi) e lo speaker urla il fatidico “Partiti”; per qualche istante si riescono a percepire lo scalpiccìo degli stivali sull’asfalto, lo sferragliare della catena su pignone e corona e il leggero strusciare dei pneumatici; due, tre, quattro passi e poi il pilota rilascia la frizione, una botta col sedere sulla sella e appena il motore si avvia sale a volo sulla moto, qualcuno direttamente a cavallo, altri di traverso sulla sella per poi volteggiare e “accomodarsi” in posizione canonica.
A quel punto il circuito esplode in una sinfonia nella quale il miagolìo dei 2 tempi si fonde con il possente rombo che fuoriesce dai megafoni dei 4 tempi e tutti si proiettano là in fondo, verso la prima curva. Il tutto condito dal profumo dell’olio di ricino.
E’ l’anno del titolo di Wayne Gardner, primo australiano della storia che conquista il titolo della classe regina ed è l’ultimo anno delle 125 bicilindriche che dal 1988 avranno il limite imposto di un cilindro.
Da quest’anno si assiste ad una stasi nella evoluzione tecnica una volta constatato che, con il regolamento vigente, la configurazione ottimale consolidata è con motore 2 tempi, 4 cilindri a V con alimentazione regolata da lamelle, valvole parzializzatrici allo scarico e telaio a doppio trave perimetrale in alluminio.
Quell’anno in Formula 1 si assiste a parecchie novità:
- Alla fine della stagione agonistica sarà per la terza volta Campione del Mondo il brasiliano Nelson Piquet con la Williams FW11B motorizzata Honda turbo;
- Alla Ferrari arriva il tecnico John Barnard in sostituzione di Harvey Postlethwaite;
- Sulla Lotus debuttano le sospensioni attive;
- La Pirelli, dopo aver annunciato il ritiro alla fine del 1986, lascia campo libero alla Goodyear;
- La pressione dei turbo viene ridotta a 4 bar e la quantità di benzina limitata a 180 litri; vengono reintrodotti i motori aspirati con cilindrata aumentata a 3500cc;
- Tra le scuderie si assiste al ritiro della Lola Haas e al debutto della Larrousse, della March/Leyton House e della Coloni;
- La Renault non fornisce più motori a nessuna scuderia mentre il motore della BMW, acquistato dalla Arrows tramite lo sponsor USF&G, viene rimarchiato Megatron e sviluppato dalla svizzera Heini Mader Racing Components.