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Giancarlo Baghetti, solo lui ha vinto il Gran Premio dell’esordio nel Mondiale di Formula 1
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Giancarlo Baghetti, solo lui ha vinto il Gran Premio dell’esordio nel Mondiale di Formula 1

Novembre 9th, 2018 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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Vincendo il Gran Premio di Francia del 1961 Giancarlo Baghetti (25 dicembre 1934 – Milano, 27 novembre 1995) diventò il solo pilota nella storia della Formula 1 ad aver vinto al suo debutto nella massima categoria automobilistica.

In teoria dovrebbe dividere con altri due piloti questo primato che essi hanno però conquistato in circostanze particolari: Nino Farina che nel 1950 vinse il Gran Premio di Gran Bretagna, primo Gran Premio della storia del Campionato del Mondo di Formula1 e Johnnie Parsons che trionfò  – sempre nel 1950 – alla prima edizione della 500 Miglia di Indianapolis inclusa nel calendario del Campionato del  Mondo anche se con vetture dalle specifiche diverse dalle monoposto europee.

Con quella vittoria Baghetti risulta essere anche uno dei soli 7  piloti riusciti a conquistare la vittoria alla prima uscita ufficiale alla guida di una Ferrari.

I primi furono Juan Manuel Fangio e Luigi Musso, che trionfarono in coppia (all’epoca era consentito il cambio di monoposto) al Gran Premio di Argentina del 1956. Poi fu la volta di Baghetti. Dopo 10 anni Mario Andretti trionfò nell’edizione 1971 del Gran Premio del Sudafrica. Dopo altri 18 anni Nigel Mansell ebbe il debutto vincente al Gran Premio del Brasile del 1989 sul circuito di Jacarepaguá alla guida della innovativa 640 caratterizzata dal cambio semi-automatico. Infine gli ultimi due piloti vittoriosi alla prima uscita con la Ferrari sono stati Kimi Raikkonen al Gran Premio d’Australia nel 2007 e Fernando Alonso al Gran premio del Bahrain nel 2010.

Sia per Baghetti che per Musso quelle due vittorie furono anche le uniche conquistate nel corso della loro carriera in Formula1.

Ma ricordiamo l’impresa di Baghetti.

Il 2 luglio 1961 andava in scena il Gran Premio di Francia sul velocissimo circuito di Reims che consentiva medie di circa 200 Km/h. Gli spettatori potettero assistere ad uno dei Gran Premi più emozionanti della Formula 1.

Al via troviamo in pole position il pilota americano della Ferrari Phil Hiil, che alla fine della stagione sarà Campione del Mondo; dietro di lui i compagni  Wolfgang von Trips e Richie Ginther. A seguire Stirling Moss, Jim Clark, Graham Hill, John Surtees, Bruce McLaren, Dan Gurney.

Il debuttante Giancarlo Baghetti occupa la dodicesima casella in griglia.

In realtà quella non era la sua prima gara di Formula 1 avendo già disputato con la Ferrari 156 due gran premi non validi per il campionato mondiale.

Il giorno della gara il sole risplende alto nel cielo; la temperatura è di circa 39° per l’aria e di 50° sulla pista. Allo start Phill Hill non si fa sorprendere e  conquista il comando della corsa, inseguito a breve distanza da von Trips che al 12° giro passa in testa ma dopo pochi giri è costretto al ritiro per un guasto al radiatore.

Intanto nelle retrovie Baghetti sta dando spettacolo; nell’arco di dieci giri recupera posizioni portandosi a ridosso dei primi.

Ed ecco il suo ricordo:

“Era difficile riuscire a staccarsi dal gruppo, i pochi metri guadagnati alle uscite delle curve venivano risucchiati nei lunghi rettilinei per effetto delle scie. Lentamente però, il numero dei possibili vincitori si assottigliava. La pista diventava sempre più insidiosa per il brecciolino che aumentava a ogni passaggio: bastava mettere una ruota fuori dalla traiettoria e il testacoda era assicurato.”

Al trentasettesimo, causa anche un errore di Baghetti, Ginther passa a guidare la gara per tre giri ma è poi costretto al ritiro per una perdita d’olio.  Da qui in poi si giocano la vittoria tre soli piloti: Dan Gurney, Joe Bonnier e Giancarlo Baghetti.

“Sparirono Moss, Graham Hill, Clark e via via tutti gli altri. Negli ultimi giri restai da solo a lottare con le due Porsche di Bonnier e Gurney che cercavano di costringermi alla resa chiudendomi da ogni lato. Tenni duro, e a due giri dalla fine fu Bonnier a cedere.”

All’ultimo giro Baghetti decide di tentare il tutto per tutto proprio negli ultimi metri.

“Cambiai piano di attacco.”

Baghetti si lascia distaccare quel tanto che basta per sfruttare appieno la scia di Gurney. Finta a destra, poi si butta a sinistra.

“Tagliai il traguardo con non più di venti centimetri di vantaggio, ma furono sufficienti per decretare il mio trionfo nelle alte sfere della Formula 1.”

  

Baghetti vinse il Gran premio di Francia in 2h 14m 17,5s alla media di 192.880km/h diventando così il primo e unico rookie a trionfare all’esordio nel Mondiale di Formula 1.

Baghetti era nato in una famiglia benestante, il padre era un industriale siderurgico.

Giancarlo cominciò a correre in automobile usando la vettura del padre preparata da Angelo Dagrada. Nel 1960 Dagrada costruì una monoposto di Formula Junior motorizzata Lancia con cui Baghetti si mise in luce. Infatti  il successo nella Coppa FISA (Federazione Italiana Scuderie Automobilistiche) davanti all’altro astro nascente Lorenzo Bandini gli dette l’opportunità di gareggiare con una Ferrari che la casa di Maranello aveva messo a disposizione della FISA.

Il 1961 si aprì con un ottimo secondo posto nella 12 Ore di Sebring in coppia con Willy Mairesse al volante di una Ferrari 246 SP e proseguì con la vittoria ai Gran Premi di Siracusa e di Napoli, gare non valide per il Campionato del Mondo.

Poi l’occasione che avrebbe potuto segnare una svolta nella sua carriera: la Ferrari gli offrì la monoposto del rinunciatario Olivier Gendebien con la quale fece il suo debutto nel Campionato del Mondo al Gran Premio di Francia dove Baghetti ottenne la sua unica, strepitosa vittoria mondiale.

“L’automobilismo italiano ha il suo nuovo campione. Ora non ci sono più dubbi”, titolava l’indomani il Corriere della Sera.

Invece, il prosieguo della sua carriera agonistica non fu altrettanto folgorante come l’inizio. Disputò altri due Gran Premi con la Ferrari della scuderia Sant’Ambroeus, ma con scarsa fortuna, ed  ottenne l’ingaggio come pilota ufficiale della Scuderia di Maranello per il 1962 ma riuscì a piazzarsi soltanto due volte in zona punti.

“Quando conobbi Giancarlo Baghetti lo giudicai un giovane a sangue freddo, misurato, compassato” – scrisse di lui il solito corrosivo Enzo Ferrari in “Piloti, che gente…” – “In macchina invece si rivelava, o forse era la macchina che lo rivelava. L’inizio della carriera fu immediato, ottenne subito grandi successi. Fu esaltato dalla stampa come il Varzi redivivo. Non so dire se questo fu determinante, ma certo non gli giovò e la sua stella andò rapidamente tramontando. Diventò poi fotografo, e per una rivista (“Playboy”, n.d.r.) che di automobilismo ne tratta ben poco, chiese una mia intervista, o ‘candida conversazione’, come si compiacciono definirla. Declinai l’offerta, guadagnandomi su quelle pagine patinate i ricorsivi ricordi della sua mancata carriera”.

Nel 1963 lasciò la Ferrari per passare insieme a Phil Hill alla ATS del transfuga Chiti ma tutta l’impresa si rivelò un fallimento. In seguito Baghetti fece sporadiche apparizioni nel Gran Premio d’Italia con diverse vetture private mentre colse ancora buoni risultati nelle gare sport.

Nel 1966 la sua stella sembra brillare di nuovo: è Campione Europeo Turismo Divisione 1 con l’Abarth 1000 TC e ottiene il secondo posto alla Targa Florio con una Ferrari Dino 206 S in coppia con il francese Jean Guichet.

Il 7 maggio del 1967 visse probabilmente uno dei giorni peggiori della sua vita: presente in veste di spettatore al Gran Premio di Monaco, assistè all’orrenda fine dell’amico Lorenzo Bandini che in seguito ad un cappottamento alla chicane del porto rimase sotto l’auto in fiamme per oltre tre minuti; la cosa però venne scoperta solamente quando, domato l’incendio, i commissari di percorso aiutati da Juan Carlos futuro re di Spagna e da Giancarlo Baghetti ribaltarono la vettura estraendo Bandini in fin di vita.

Nel 1968, dopo aver seriamente rischiato la vita durante il Gran Premio Lotteria di Formula2 a Monza, Baghetti annunciò il suo addio alle competizioni per dedicarsi al giornalismo.

Malato di cancro, morirà il 27 novembre 1995 a Milano.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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