In un recente articolo abbiamo evidenziato alcune analogie tra due miti degli sport motoristici: Gilles Villeneuve e Jarno Saarinen.
Fondamentalmente li accomuna il fatto di essere assurti a livello di mito pur in assenza di risultati eclatanti, anche se in verità Saarinen almeno un titolo mondiale è riuscito a conquistarlo nella sua pur breve carriera.
Sulla base di queste considerazioni mi sento di accostare il mito di Villeneuve ancor più a quello di Renzo Pasolini.
Entrambi arrivarono ai vertici in età agonisticamente avanzata: Pasolini, dopo un apprendistato con le Aermacchi Ala d’Oro monocilindriche, approdò alle pluricilindriche Benelli alla fine del 1966, quando aveva già compiuto 28 anni mentre Villeneuve fu ingaggiato dalla Ferrari, dopo una isolata gara con la Mc Laren, a 27 anni, nel 1977.
Ma quello che veramente accomunò questi due grandi piloti è la passione che hanno saputo suscitare negli amanti dello sport motoristico diventando miti in vita ma essendo anche ricordati, purtroppo, come “Campioni senza corona”.
Infatti non riuscirono mai a fregiarsi del titolo iridato arrivando al massimo secondi. Villeneuve ci riuscì una sola volta nel 1979; Pasolini invece sfiorò il titolo due volte, nel 1968 con la Benelli 350 e nel 1972 (proprio l’anno dell’unico titolo di Saarinen) con la Aermacchi-HD 250.
Altro elemento in comune il numero di vittorie iridate: sei a testa.
E purtroppo anche la tragica fine in pista.