Gioachino Colombo (Legnano, 9 gennaio 1903 – Milano, 24 aprile 1987) inizia a lavorare già dal 1917 come disegnatore. Entra in Alfa Romeo nel 1924 collaborando con Vittorio Jano al progetto dell’Alfa Romeo P2.
Nel 1937 l’Alfa lo distacca a Modena presso la Scuderia Ferrari; qui progetterà la 158, la 308, la 312 e la 316; nel 1939 rientra in Alfa.
Il progetto della 158 aveva particolarmente destato l’interesse di Ferrari tanto che questi, avendo già in mente la sua folle idea di creare una fabbrica di bolidi da competizione, nella primavera del 1945 invita Colombo ad un colloquio di lavoro che il tecnico accoglie con entusiasmo essendo stato in Alfa oggetto di epurazione per motivi politici.
Durante il colloquio Ferrari gli chiede quale sarebbe secondo lui la migliore configurazione per un 1500 cc; la risposta di Colombo fu: <<la Maserati ha un 4 cilindri, la ERA ha un sei cilindri, l’Alfa ha un 8 cilindri quindi Lei a mio parere dovrebbe costruire un 12 cilindri>>.
Ferrari, che in realtà già aveva in mente questa soluzione, accolse entusiasticamente l’idea di Colombo.
Dopo aver progettato il motore per Ferrari, Colombo nel novembre del 1945 rientra in Alfa per poi tornare da Ferrari nel gennaio del 1948 per sostituire Busso e vi rimane fino al 18 gennaio 1951, quando arriverà Jano.
Frattanto, tra il 1946 ed il 1947, per conto dell’Anonima Lombarda Cabotaggio Aereo (ALCA) aveva progettato la Volpe, una micro vettura mossa da un motore bicilindrico a due tempi da 124cc, lunga 250 cm e larga 102, con un peso totale di 135 chili; la carrozzeria era disegnata da Flaminio Bertoni. La Volpe venne presentata il 30 marzo 1947 a Roma come un’alternativa economica alla Fiat Topolino; purtroppo questa avventura imprenditoriale sfociò in una procedura di bancarotta.
Il primo motore Ferrari, conosciuto con l’appellativo ”Colombo” dal nome del suo progettista, debuttò l’11 maggio 1947; era un piccolo V12 da 1,5 litri utilizzato inizialmente per la 125, la prima Ferrari, e poi con successive maggiorazioni di cilindrata sulle 159 e 166 nelle varie versioni sia stradali che da competizione. Questo motore (che con una terminologia più moderna potremmo definire “small block”) nelle più variegate versioni di cilindrata ed allestimento ebbe lunga vita, circa 15 anni, generando la prolifica e prestigiosa famiglia delle 250 (3000cc), tra queste ricordiamo la famosa 250 Testa Rossa, vettura da competizione della categoria Sport.
Il motore di Colombo non ebbe altrettanto successo in Formula 1; per utilizzarlo nella massima categoria il motore venne dotato di sovralimentazione mediante compressore volumetrico ma non si rivelò competitivo.
Ferrari, con una delle sue geniali intuizioni, capì che l’era della sovralimentazione era ormai superata (o quantomeno la formula vigente ed materiali dell’epoca favorivano gli aspirati) e allora dette all’altro tecnico in forza alla Ferrari, l’ing. Aurelio Lampredi, l’incarico di progettare un motore aspirato per sfruttare il regolamento che consentiva una cilindrata massima di 4500cc (quindi un “big block”)contro i 1500 sovralimentati. Ovvio che questo creò una certa tensione tra i due tecnici che saranno poi entrambi sostituiti dall’ex mentore di Colombo, Vittorio Jano.
Gioachino Colombo infatti lasciò la Ferrari il 18 gennaio del 1951 e tornò in Alfa Romeo. Qui ebbe il compito di supervisore per il progetto e la costruzione dei motori da competizione. In quel periodo Nino Farina e Manuel Fangio conquistarono i primi due Campionati Mondiali di Formula 1, rispettivamente, nel 1950 e nel 1951.
Nel 1953 Colombo lascia nuovamente l’Alfa per andare in Maserati dove progetta il propulsore della 250F che conquisterà il titolo mondiale di Formula 1 nel 1957 ancora una volta con Fangio.
Due anni più tardi passò alla Bugatti per lavorare al prototipo 251, una monoposto di Formula 1 motorizzata con un 8 cilindri in linea di 2500 cc. montato in posizione centrale/trasversale. In seguito sulla barchetta Type 252 fu montato un motore a 4 cilindri bialbero da 1488 che era in pratica mezzo motore della Type 251.
Dopo la parentesi Bugatti, che non ebbe alcun riscontro in campo sportivo, Colombo passò alle due ruote collaborando con la MV Agusta dal 1957 al 1970 dopodiché si dedicò alla professione libera come titolare di uno studio di consulenza.
Oltre alle realizzazioni già citate vogliamo ricordare anche la Maserati 6C 2000/2500 e l’Alfa Romeo Disco Volante.