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I reali meriti di Giacomo Agostini
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I reali meriti di Giacomo Agostini

Agosto 30th, 2018 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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Spesso, facendo alcune considerazioni sui 10 titoli conquistati “facilmente” da Agostini nel periodo che va dal 1968 al 1972, è sembrato che volessi ridimensionarne il mito.

E questo, comprensibilmente, ha dato l’impressione a chi abitualmente legge le mie note che io non tenga nella giusta considerazione le capacità ed il talento dell’asso di Lovere.

Ma così non è; in effetti mi sono semplicemente limitato ad analizzare il contesto nel quale Agostini conquistò quei dieci titoli valutando la forza con la quale, uomini e macchine, potevano opporglisi nella corsa alla conquista dei suoi numerosi titoli. Ed è innegabile che in quel periodo la superiorità tecnica delle MV Agusta affidate alla sua guida era più che schiacciante.

Non volendo lasciare nei lettori questa sensazione ho sentito il dovere morale di scrivere questa nota per riconoscere pubblicamente ad Agostini i suoi meriti effettivi.

Innanzitutto va rimarcato che è solo grazie al suo riconosciuto talento se il commendator Morini  prima ed il conte Agusta poi lo hanno voluto in sella alle loro vittoriose moto, ritenendolo in grado di sfruttarne al limite le potenzialità. D’altronde Ago, ben consapevole di non avere avversari dotati di mezzi meccanici all’altezza delle sue MV, non mancava di ritoccare puntualmente i suoi stessi record degli anni precedenti.

E se quei dieci titoli li ha conquistati passeggiando, non altrettanto si può dire degli altri cinque. Ricordiamo infatti i titoli della 500 conquistati nel biennio 1966/67 battendo la forte accoppiata Hailwood/Honda e quello del 1975 quando, passato alla Yamaha, sconfisse il compagno di colori Kanaya, l’acerrimo avversario Phil Read su MV e un emergente Sheene su Suzuki. Nella 350 conquistò i titoli del 1973 su MV, battendo Lansivuori e Read, e del 1974, al primo anno in sella ad una Yamaha a 2 tempi.

Ma ad avvalorare il suo talento è d’obbligo evidenziare anche la sua versatilità. Infatti, dimostrando anche grande intuito per aver capito che la competitività del 4 tempi aveva imboccato una parabola discendente, passato alla Yamaha si trovò subito a proprio agio anche con i due tempi pur dopo 10 anni di motomondiale in sella a moto esclusivamente a 4 tempi.

E a sostegno di questa sua ulteriore qualità non sono tanto i due titoli mondiali conquistati con la moto giapponese, quanto l’esplosivo debutto a Daytona.  

L’esordio con la Yamaha avvenne infatti alla 200 miglia di Daytona il 10 marzo del 1974, una competizione molto in auge all’epoca e di grande prestigio per il grande ritorno d’immagine che la vittoria portava nel  ricco e ambìto mercato statunitense.

La 200 miglia era normalmente terreno di caccia dei piloti nordamericani specialisti di quelle piste che, a differenza delle piste europee che si sviluppavano su circuiti stradali, sono dei catini con lunghi rettilinei raccordati da curve sopraelevate.

In pratica tutto era nuovo per lui: costruttore, ciclo di funzionamento del motore (2T), cilindrata, pista ed avversari.

Pertanto la annunciata partecipazione di Agostini suscitò scetticismo sulle sue possibilità di successo ma anche commenti poco gradevoli da parte della stampa statunitense che, convinta (?) della netta superiorità del piloti locali, apostrofava Agostini con epiteti derisori come “Ago Daisy” (Ago la margherita) o come “Ago Dago” (di vago sapore razzista) contrapponendogli il campione USA Kenny Roberts il quale, a sua volta,  pronosticava:

« Agostini non conosce il circuito e non conosce la sua moto; me lo mangerò tutto crudo. »

Ma Agostini affrontò l’impegnativa gara con il solito approccio altamente professionale volto tanto alla  conoscenza di  tutti i più reconditi segreti della guida su quella particolare pista quanto alla preparazione fisica. Per non parlare dei controlli maniacali che faceva durante la preparazione della moto, una TZ750 2 tempi. In qualifica si classificò in quinta posizione ma in gara diede libero sfogo al suo talento imponendo da subito un ritmo elevatissimo che mantenne per i 52 giri della gara aggiudicandosi la vittoria con largo distacco sul compagno di marca Roberts che nel dopo gara dichiarò:

«Non posso credere che Agostini sia un essere umano.»

Due settimane più tardi Agostini, ancora una volta in sella alla TZ 750, si affermerà alla 200 miglia di Imola battendo nuovamente il compagno di marca Roberts al suo esordio in Europa, l’unico a partire con entrambi gli pneumatici slick.

Alla fine dell’anno sarà anche Campione del  Mondo della classe 350, il primo dei due titoli in sella ad una 2 tempi.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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