Ricordiamo qui tre 250 bicilindriche da Gran Premio: la Mondial, la Paton e la Bianchi.
Al primo impatto si potrebbe affermare che l’elemento in comune tra queste tre moto sia il lay-out del motore 250 bicilindrico, 4 tempi, bialbero comune a molte altre moto da Gran Premio dell’epoca.
In realtà il vero fil-rouge che le unisce è il genio creativo del tecnico Lino Tonti (Cattolica, 16 settembre 1920 – Varese, 8 giugno 2002) che ricordiamo per aver realizzato la LINTO 500 ottenuta dalla unione di due termiche Aermacchi, e che vantava precedenti in ambito motociclistico alla Benelli (dove lavorò nell’anteguerra al 250 4 cilindri sovralimentato) e per la realizzazione di alcuni interessanti prototipi come lo scooter a ruote alte Cigno 125 il cui progetto fu acquisito dalla Aermacchi che volle avvalersi anche della collaborazione del suo progettista. Nella foto lo vediamo in compagnia del giornalista Roberto Patrignani (1935 – 2008), di Mike Hailwood (1940 – 1981) e di uno dei suoi capolavori, la Guzzi V7 Sport.
Nel 1956 passò al reparto corse della FB Mondial (e qui ha inizio la storia delle protagoniste del nostro breve racconto); ma nel 1957, come noto, Mondial, Gilera e Moto Guzzi annunciarono il loro ritiro dalle competizioni. Tonti ebbe la possibilità, forse come forma di liquidazione, di rilevare attrezzature e moto del reparto corse Mondial e, in società con l’esperto meccanico Giuseppe Pattoni, diede vita alla Paton.
Nel 1959 passa alla Bianchi ma nel 1965, in seguito al fallimento della casa milanese, fu assunto in Gilera dove fu artefice di un processo di modernizzazione che sfociò nella 124 5V; in seguito a dissapori con la dirigenza ebbe un nuovo cambio di casacca passando, non prima di aver realizzato la Linto 500GP, alla MotoGuzzi dove realizzò la favolosa 750 Sport “bassotto”.
Curioso notare che con la Linto 500 Tonti diventava un concorrente diretto della Paton 500 dell’amico Pattoni.
Ritornando alla nostra storia, quando Tonti approdò alla Mondial il conte Boselli gli diede l’incarico di realizzare una 250 bicilindrica per partecipare al Campionato del Mondo; ma purtroppo, causa il ritiro dalle competizioni la moto non scese mai in pista.
Ma quella esperienza non andò perduta perché una volta fondata la Paton, dopo aver realizzato una 175 ed una 125, mise in campo una 250 bicilindrica che era strettamente derivata dalla sua Mondial di due anni prima.
La Paton manteneva i cilindri inclinati in avanti ma rispetto al progetto originale il comando della distribuzione non era più ad alberello e coppie coniche ma ad ingranaggi; questa moto avrà poca fortuna nelle corse e si vedrà solamente durante le prove del GP delle Nazioni a Monza nel 1958 e nel 1959.
Prima di passare alla Bianchi il brillante progettista aveva già steso le linee guida di una nuova 250 bicilindrica bialbero; da questa stessa base nascerà una nuova Paton 250 che debutterà solo nel 1964 con Gianpiero Zubani in una gara del Campionato Italiano, a Modena; nel 1965 arriva la versione maggiorata a 350 cc, mentre dell’anno seguente è la 500. Nella foto accanto vediamo Pattoni alle prese con la 250 “aiutato” dal mago dei freni a tamburo, Daniele Fontana.
Passato alla Bianchi, Tonti progetterà una eccezionale bicilindrica da competizione che sicuramente sfruttava i suoi studi precedenti: la 250 bialbero che in verità, vista la mole massiccia, avrà maggior successo nelle versioni maggiorate prima a 350 e infine a 454 cc.