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La Porsche alla 24 ore di Le Mans: dalla 936 alla 962
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La Porsche alla 24 ore di Le Mans: dalla 936 alla 962

Agosto 9th, 2018 Fabio Avossa Amarcord

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Dopo i due successi ottenuti alla 24 ore di Le Mans nel 1970 e nel 1971, la Porsche 917 fu resa inutilizzabile causa l’abrogazione del regolamento Sport 5000cc.

Desiderosa di riaffermarsi alla classica francese nel 1976 la Porsche, in ottemperanza al regolamento Gruppo 6, realizzò la 936 con cui partecipò al Campionato mondiale Sport/Prototipi dal 1976 al 1986.

La 936 si configurava quindi come l’erede della 917 da cui riprendeva il telaio.
La vettura venne realizzata in versione barchetta caratterizzata dalla grande presa d’aria posizionata sopra il posto di guida che conteneva sia il condotto di alimentazione del turbocompressore che il condotto di raffreddamento dell’intercooler.
La 936 era mossa da un 6 cilindri boxer 2.142cc turbocompresso con il monoblocco raffreddato ad aria e le testate raffreddate a liquido, derivato da quello della 911 Turbo, che sviluppava una potenza massima di 520 CV a 8.000 giri al minuto.

In base al fattore di equivalenza 1,4 (2.142cc x 1,4 = 2.998,8cm3), la 936 gareggiava nella classe fino a 3.000cc.

La 936 debuttò alla “300 km del Nurburgring” nel 1976.
Il motore subì una importante evoluzione per la 24 Ore di Le Mans 1977, l’unica gara a cui partecipò quell’anno: il singolo turbocompressore fu sostituito da due elementi di dimensioni inferiori che, avendo una minore inerzia, consentivano una migliore risposta alla sollecitazione dell’acceleratore oltre a fornire una maggiore potenza massima pari a 540 CV. Nel 1978 l’adozione delle 4 valvole per cilindro innalzò ulteriormente la potenza ad oltre 600 CV.

Nel 1981 la FIA rimosse il limite di cilindrata di 3 litri perciò sulla 936 venne montato un motore derivato da quello utilizzato nel campionato CART di 2.650cc che erogava una potenza di 620 CV a 8.000 giri al minuto.

Con la 936 la Porsche vinse il Campionato mondiale marche nel 1976 e la 24 Ore di Le Mans nel 1976, 1977 e 1981 arrivando seconda nel 1978.

  

Alla fine del 1979, per decisione dei vertici aziendali che sostenevano una attività sportiva basata prevalentemente sulle vetture derivate dalla serie, la 936 venne accantonata.
Ma Reinhold Joest, fedelissimo cliente Porsche pilota e titolare di una scuderia, ottenne dal direttore sportivo Peter Falk un telaio che però, per non scontrarsi con la direzione aziendale, venne spacciato per un telaio 908, “migliorato” dallo stesso Joest.

Joest realizzò il resto della vettura usando molte componenti delle 908 Turbo già dotazione alla sua scuderia, tra cui motore e cambio. La vettura, battezzata 908/80, conquistò il secondo posto alla 24 ore 1980, per poi essere ribattezzata 936-004 nel 1982.
Per il 1981 la nuova direzione aziendale chiese di realizzare una vettura vincente per la 24 ore. Per mancanza di tempo e budget vennero recuperate le 936 dal Museo Aziendale e dotate del nuovo motore turbo da 2650 cc originariamente previsto per la Formula Indy accoppiato al cambio a 4 rapporti della 917/30. La vittoria arrivò con l’equipaggio Jacky Ickx/Derek Bell.
Nel 1982, con l’introduzione del Gruppo C, il team Joest riconvertì le sue 936 in versione chiusa e  le ribattezzò “936C” (foto in basso a sinistra), mentre il team Kremer realizzò la sua Gruppo C  Kremer-Porsche CK5  (foto in basso a destra) partendo da un telaio 936, realizzato ex-novo sulla base dei progetti originali, su cui montò le sospensioni anteriori e il motore della 935, il cambio a 4 rapporti e le sospensioni posteriori della 917.

 

LA PORSCHE 956

Nel 1982,  dopo la soppressione del Gruppo 6 e l’introduzione della nuova categoria denominata Gruppo C, la Porsche realizza una nuova vettura, la 956.
Il nuovo gruppo non prevedeva limiti di cilindrata né vincoli sul numero di vetture da realizzare per l’omologazione. Le vetture dovevano però sottostare ad un limite sul consumo di carburante di 60 litri ogni 100 km e di 2.600 litri per la 24 ore di Le Mans.
Furono introdotte anche normative sulla sicurezza: serbatoio centrale e non laterale, struttura deformabile di protezione ai piedi del pilota e roll-bar integrale con carrozzeria chiusa.
Il telaio era una monoscocca in alluminio; una novità per la Porsche, sino ad allora legata al telaio tubolare.

Il motore, derivato da quello della 936, era un 6 cilindri boxer di 2.649cc sovralimentato con due turbocompressori KKK, testata a quattro valvole per cilindro per una potenza di circa 620 CV.

   

Nella sua pur breve conquistò quattro edizioni consecutive della 24 Ore di Le Mans (1982/1985) e tre titoli mondiali costruttori.

Solo la Lancia LC2 riuscì in qualche rara occasione a contrastarne l’egemonia.

Venne poi sostituita dalla 962, in pratica una 956 modificata nel rispetto delle normative regolamentari del campionato americano IMSA.

Alcune 956 verranno in seguito aggiornate alle specifiche della 962.

Nel 1984 fu allestita una versione clienti denominata “956B”.

LA PORSCHE 962,  come abbiamo visto, fu allestita nel 1985 in sostituzione della 956 per poter gareggiare, oltre che nel Campionato Mondiale Sport Prototipi Gruppo C, anche nella categoria GTP della serie americana IMSA.

Le normative regolamentari del campionato americano IMSA imponevano la pedaliera dietro le ruote anteriori, il roll-bar in acciaio e non in alluminio e il motore mono-turbo.

Rispetto alla 956, il telaio in alluminio era stato allungato, avanzando le ruote anteriori di 12 cm per permettere di mantenere la pedaliera dietro l’asse anteriore. Il passo di conseguenza era aumentato di 12cm, pur rimanendo invariata la lunghezza della vettura.

 

E la 962 centrò tutti gli obiettivi conquistando 24 Ore di Le Mans, 24 Ore di Daytona, Campionato Mondiale Sport Prototipi e Campionato IMSA GTP.

Per ottenere questi risultati furono realizzate due versioni della vettura, la “962” per il campionato IMSA e la “962C” per il gruppo C che potevano facilmente essere convertite sostituendo il motore e altri dettagli.
Esistevano infatti due versioni di motore.

Per l’IMSA utilizzavano inizialmente un motore boxer sei cilindri di 3,2 litri di cilindrata in grado di sviluppare una potenza di circa 700 CV sovralimentato mediante un singolo turbocompressore KKK K36.

In seguito i regolamenti IMSA vennero modificati e perciò diverse evoluzioni di motore, anche con cilindrate inferiori o con doppio turbo equipaggiarono le 962. Quelle per il Gruppo C utilizzavano lo stesso motore di 2.649 cm3 già montato in precedenza sulle Porsche 956 con sovralimentazione a doppia turbina, poi evoluto di anno in anno fino a raggiungere la cilindrata finale di 2.998 cm3. Nella sua evoluzione finale il propulsore della 962C giunse ad erogare, in assetto da qualifica, circa 850 CV.

Con la 917 e queste tre vetture la Porsche, primatista dell’albo d’oro della 24 ore di Le Mans con 19 vittorie,  vincerà complessivamente 11 volte la maratona francese: 2 con la 917 (1970/71); 3 con la 936 (1976/77, 1981); 4 con la 956 (dal 1982 al 1985); 2 con la 962 (1986/87). L’ultima vittoria risale al 2017 con la 919 Hybrid.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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