Questa vettura, la prima Porsche di grossa cilindrata, seppe distinguersi nel panorama delle vetture da competizione non solo per le eccellenti prestazioni ma anche per l’eleganza ed il fascino delle forme, come d’altronde le sue eredi 936, 956, 962.
La PORSCHE 917 è nota al pubblico degli appassionati soprattutto per le sue battaglie con la Ferrari 512, perlopiù vincenti.
Nel 1970 la 917 portò la casa tedesca alla prima affermazione nella 24 ore di Le Mans, vittoria bissata l’anno successivo.
La Porsche 917 era stata progettata e costruita in conformità alla normativa della categoria Sport che prevedeva una cilindrata massima di 5.000cc ed una produzione minima di 25 esemplari.
Il motore nasceva dall’unione di due monoblocchi del motore 6 cilindri boxer di 2.2 litri della 911R, ottenendo cosi un 12 cilindri boxer con una cilindrata di 4.494cc con presa di forza centrale, montato in posizione centrale longitudinale; sviluppava una potenza di 520 CV a 8.000 giri al minuto. Il telaio era un traliccio tubolare di alluminio mentre la carrozzeria era costituita da pannelli in poliestere; il peso totale della vettura era di soli 800 kg.
Furono sviluppate due versioni di carrozzeria: “coda corta” per circuiti tortuosi e “coda lunga” per circuiti veloci caratterizzati da un’alta velocità finale, con particolare attenzione al circuito di le Mans.
Il debutto avvenne alla 1000 km di Spa del 1969 dove però alcuni piloti si rifiutarono di guidarla perché denunciava grossi problemi di instabilità alle alte velocità.
La 917, infatti, era stata progettata con un occhio particolare alla 24 ore di Le Mans dove le carrozzerie profilate favorivano le elevate velocità massime e i consumi ridotti richiesti da quella particolare gara a danno però della deportanza.
Per ovviare a questo problema in coda furono applicate delle alette stabilizzatrici collegate alle sospensioni posteriori. Tale soluzione inizialmente fu contestata ma alla fine fu omologata come fondamentale ai fini della sicurezza.
Nel 1971 il motore fu portato al limite dei 5.000cc ed il telaio fu realizzato in magnesio. Quell’anno per la 24 ore fu realizzata anche la 917/20, un mix tra il modello a coda corta e il modello a coda lunga caratterizzato dalle ampie proporzioni e dalla curiosa colorazione rosa riportante le sezioni di macellazione. Per questa particolare livrea fu battezzata “pink pig” (maialino rosa). Non è ben chiara l’origine di questa scelta, la leggenda parla di una forma di dispetto ad uno sponsor che si era rifiutato di apporre le proprie insegne sulla vettura ritenendo le forme della stessa troppo procaci.
La “mostruosa” 917/30 CanAm
Alla fine della stagione 1971 il regolamento delle Sport 5000 fu abrogato rendendo così inutilizzabili le 917; la Porsche decise allora di iscriversi al campionato Canadian American Challenge Cup (noto come CanAm) con una versione della 917 adattata ai regolamenti della serie americana il cui motore venne potenziato mediante sovralimentazione.
Nel giugno 1972 il team Penske utilizzò la Porsche 917/10 Spyder turbo per la prima volta. Con una potenza superiore ai 1.000 CV dominò la serie.
L’anno seguente debuttò il nuovo modello 917/30 con una potenza elevata a circa 1200CV, forse 1300. La superiorità della vettura guidata da Mark Donohue fu così evidente che il regolamento della serie CanAm fu modificato con il malcelato intento di escludere la 917/30 dalla serie.
Alla fine del 1972, nel corso di un collaudo per la stagione 1973 sul circuito del Paul Ricard (Francia), la 917/30 pilotata da Mark Donohue aveva raggiunto la velocità massima di 413,6 Km/h.
Nel 1975, sul triovale di Talladega (Alabama), lo stesso Mark Donohue, con una specialissima versione della Porsche 917/30, verniciata di rosso vivo con fregi bianchi e sponsorizzata Cam2 affrontò il tentativo di battere il record mondiale di velocità su circuito chiuso. Dopo vari tentativi realizzò una media di 355,846 Km/h, nuovo record mondiale!