Vi siete mai chiesti quanto potessero guadagnare i piloti nei favolosi anni ’60? Ce lo ricorda il conte Innocenzo Nardi-Dei, DS della Benelli in quegli anni.
<<I ricordi sono molto labili dopo tanto tempo. Posso dire riguardo agli ingaggi che all’epoca i piloti non percepivano emolumenti da capogiro come oggi. Ricordo che nel 1964 proponemmo a Provini un ingaggio articolato formato da una cifra globale annuale che, se non vado errato, si aggirava intorno ai 10 milioni di lire più otteneva tutti gli ingaggi che i vari circuiti elargivano a tutti coloro che partecipavano alle gare. Provini fu contattato dopo che la Morini non gli concesse di partecipare al Gran Premio del Giappone. Lo trovammo quindi molto risentito nei confronti della Morini e quindi fu facile convincerlo a fare il salto della quaglia, altrimenti sarebbe stato difficile ingaggiarlo. Provini era un fedele e non avrebbe mai tradito una Casa Motociclistica. Infatti quando ingaggiammo Pasolini nel 1965, dopo la prova sul circuito di Modena, chiesi permesso e parere a Tarquinio! Non ricordo il compenso di Pasolini ma ritengo essere stato all’incirca quello di Provini. Ad Hailwood, per il GP delle nazioni del 1968, non fu promesso niente, egli prendeva un compenso salato dai circuiti quando correva non ingaggiato da qualche Casa! Nel 1972 Saarinen non lo contattammo noi per gareggiare al circuito di Villa Fastiggi a Pesaro, ma direttamente De Tomaso o chi per lui, noi eravamo già in fase di abbandono della situazione.>>
Integro questi ricordi con un commento di Leonardo Nardi-Dei (figlio di un fratello del conte Innocenzo):
<<Saarinen venne contattato da Luciano Battisti e dal mc Tonino Benelli: andarono da De Tomaso, assicurandogli che, se avesse concesso “le nuove 4 cilindri GP” (una 350 e una 500 ), si sarebbero accollati gli ingaggi di Saarinen e Lansivuori (condizione questa che pose Jarno per correre con le Benelli). L’argentino accettò di buon grado, essendo sollevato da ogni impegno economico verso il pilota. Le due GP se le trovo`al Reparto Corse, nuove, sotto i teli; niente sapeva della loro “genesi”, del “chi le volle” e per quale pilota furono pensate (Agostini). Certo, se le avessero “portate” via prima di vendergli l’azienda, io trent’anni dopo, non avrei potuto condurre la trattativa con De Tomaso e farle “ritornare” a Pesaro tutte e quattro (si perché, dopo le prime 2, durante la gestione De Tomaso ne realizzarono altre 2. Meglio così!>>