La decisione di Lorenzo di passare alla Honda ha preso tutti in contropiede perché Lorenzo ha accettato di sfidare Marquez in “casa sua” nonostante da più parti – Dorna, Yamaha, Monster, Petronas – ci si stesse adoperando per fornire al maiorchino una Yamaha, la moto con cui ha ottenuto tutti i suoi successi nella MotoGP e che ben si sposa con il suo raffinato stile di guida.
Il rischio è, dopo due vittorie consecutive arrivate dopo il divorzio, che entrambe le parti in causa, Lorenzo e la Ducati, dovranno pentirsi di non aver deciso di continuare ricucendo i malintesi.
Ma la storia del Motomondiale è piena di clamorosi cambi di casacca così come di “coppie terribili”.
Ricordiamo infatti Leslie Graham che lasciò l’AJS, con cui aveva conquistato il primo titolo mondiale della storia della 500 nel 1949, per passare sotto le insegne della MV Agusta. O il grande Geoff Duke che passò dalla Norton alla Gilera e il nostro Ubbiali che passò da Mondial ad MV Agusta e poi ancora i passaggi di:
- Agostini da MV Agusta a Yamaha;
- Pasolini che, lasciata l’Aermacchi per passare alla Benelli, in seguito ritornò a Varese;
- Hailwood da MV Agusta a Honda;
- Lucchinelli da Suzuki a Honda;
- Lawson da Yamaha a Honda;
- Biaggi da Aprilia a Honda;
- Stoner da Ducati a Honda;
- Hayden da Honda a Ducati
Tra i più “fantasiosi” ricordiamo Nieto, che ha militato per Derbi, Kreidler, Bultaco, Morbidelli, Minarelli e Garelli, e Provini che gareggiò sotto le insegne di Mondial, MV Agusta, Morini e Benelli.
Uno dei più versatili è stato sicuramente Read, capace di gareggiare e vincere in ogni cilindrata, dalla 125 alla 1000, passando per 250, 350, 500, 750, e su ogni tipo di moto a 2 e 4 tempi, mono e pluriclindriche di costruttori diversi quali AJS, Benelli, BSA, Ducati, Gilera, Honda, Norton, Matchless, Suzuki e, naturalmente, MV con la quale conquistò 2 titoli mondiali della 500 battendo in entrambe le occasioni Giacomo Agostini.
La sorpresa per la inaspettata firma di Lorenzo si è tramutata poi in ammirazione per le parti in causa:
- per Lorenzo che va a sfidare Marquez con una moto disegnata su di lui e nel contempo affronta il rischio di un ulteriore lungo periodo di adattamento ad una moto alquanto diversa dalla sua amata Yamaha;
- per la Honda che si è presa la rogna di gestire i due galletti spagnoli;
- e per lo stesso Marquez che, a quanto pare, non ha messo nessun veto accettando la sfida dell’illustre connazionale.
C’è però da chiedersi se il lungo periodo di apprendistato in Ducati tornerà utile a Lorenzo per adattarsi più velocemente alla guida della Honda.
Va sicuramente a vantaggio della Honda il fatto di aver tolto alla concorrenza un calibro pesante; se poi Lorenzo si dovesse rivelare vincente dimostrerebbe che buona parte dei successi di Marquez sono da attribuire alla moto, argomento su cui la Honda è particolarmente sensibile.
La Honda non è nuova a queste operazioni, ha fatto anche “peggio”; non dimentichiamo infatti che alla fine del 1967, dopo aver annunciato il momentaneo ritiro dal Mondiale, ritiro che poi si protrarrà fino al 1979, pur di non concedere vantaggi alla concorrenza tenne sotto contratto Hailwood anche per il 1968 impedendogli di partecipare al Mondiale. O quando pur di prendere Stoner allestì una squadra con tre moto per rispettare il contratto di Dovizioso.
Ovviamente tutti si chiedono come sarà possibile gestire due grosse personalità come i due spagnoli, una bella gatta da pelare per Puig.
Certamente Lorenzo non è il miglior coinquilino di box, ma Marquez a sua volta non è certo tipo da farsi intimidire.
Visti i pro e i contro, perché la Honda ha operato questa scelta così ardita? Se è vero che almeno fino al 2020 ha investito su Marquez, è pur vero che gli serve un pilota capace di vincere alcune gare e di sottrarre punti agli avversari e che nel contempo collabori allo sviluppo della moto. Probabilmente non vuole trovarsi nelle stesse difficoltà della Ducati quando Stoner andò via.
Con gli attuali regolamenti che tendono a livellare le prestazioni delle moto, ancor più oggi il pilota fa la differenza perciò è estremamente utile avere nel team due grandi campioni con caratteristiche di guida molto diverse fra loro per indirizzare e gestire uno sviluppo che porti ad una moto fruibile da un’ampia gamma di piloti dalle caratteristiche diverse.
Rimane la difficoltà di gestire due prime donne, ma storicamente i costruttori hanno sempre cercato di ingaggiare i piloti migliori disponibili per sottrarli alla concorrenza, come abbiamo già detto, ma anche per creare competizione interna; è ben noto infatti che il primo avversario è proprio il compagno di team perché una eventuale sconfitta ad armi pari non ammette giustificazioni; in tal modo si evita che una singola prima guida si addormenti sugli allori.
Il fatto certo è che la Honda nel 2019 schiererà un “dream team” con i due piloti che hanno conquistato i titoli mondiali degli ultimi sei anni: 2 con Lorenzo nel 2012 e nel 2015 e 4 con Marquez negli anni 2013, 2014, 2016 e 2017. E non sappiamo ancora come finirà il 2018.
Ricordiamo alcuni precedenti storici in materia: la Gilera con Duke e Liberati negli anni ‘50; la Yamaha con Read e Ivy negli anni ‘60; Bianchi e Pileri alla Morbidelli negli anni ’70; Lawson, Gardner e Doohan alla Rothmans Honda negli anni ’80; Lawson e Rainey nel Team Roberts Marlboro Yamaha negli anni ’90; Lorenzo e Rossi alla Yamaha negli anni 2000; e possiamo portare anche due esempi della Formula 1 ricordando Senna e Prost alla Mc Laren negli anni ’80 e, ancora in Mc Laren, Alonso ed Hamilton nel 2007 .
Ma chi si distinse in questo “esercizio” fu sicuramente la MV Agusta che adottava addirittura una specie di staffetta incominciando con la coppia Surtees/Hocking, poi Hocking/Hailwood, Hailwood/Agostini e, dopo lo sfortunato e breve intermezzo Agostini/Bergamonti, arrivò a chiamare Read in squadra con Agostini e chiamò Bonera ad affiancare Read dopo l’addio di Agostini.
Sono sempre state situazioni di difficile gestione, ma quasi sempre hanno prodotto grandi risultati. Siamo certi che la coppia Lorenzo – Márquez sarà una delle squadre più forti nella storia del Motomondiale.
Questa operazione dà a Lorenzo l’opportunità di entrare nella storia. Se vincerà almeno un GP con la Honda – cosa che probabilmente gli riuscirà – diventerà il quinto pilota capace di conquistare vittorie di top class con tre diverse marche di moto, seguendo le tracce di Hailwood (Norton , MV Agusta, Honda), Mamola (Suzuki, Honda, Yamaha), Lawson (Yamaha, Honda, Cagiva) e Capirossi (Yamaha , Honda, Ducati).
In teoria avrebbe anche il tempo di cambiare di nuovo tra due anni (Suzuki? Aprilia? KTM?) e stabilire un record probabilmente destinato a rimanere imbattuto: essere il primo pilota capace di vincere almeno una gara della top class con quattro diverse marche di moto.