Tra la fine degli anni ’80 ed i primi anni ’90 con Pier Paolo Bianchi, Jorge “Aspar” Martinez e Fausto Gresini finisce l’epopea degli specialisti delle piccole (50, 80, 125) e medie cilindrate (250).
Molti tra coloro che non hanno vissuto le competizioni degli anni ’60 potrebbero pensare che questi specialisti fossero in realtà dei piloti con qualche limite e che non osassero affrontare la sfida delle cilindrate maggiori; ma una tale affermazione può essere sostenuta solo da chi ignora quanto possa essere difficile portare al limite una “zanzara” da 50cc che poteva toccare i 200 Km/h su ruote praticamente da bicicletta (cercate di immaginare cosa fosse affrontare il curvone di Monza prima che venissero installate le chicane) con motorini che giravano intorno ai 20.000 giri/min con un range di utilizzo di circa 1000 giri/min tanto da dover adottare cambi con anche 14 marce.
Tra i piloti più famosi che si sono distinti nelle piccole e medie cilindrate ricordiamo Angel Nieto, Carlo Ubbiali, Hugh Anderson, Hans Georg Anscheidt, Jan de Vries, Stefan Dorflinger, Tarquinio Provini, Jim Redman, Luigi Taveri, Kent Andersson, Walter Villa, Anton Mang.
Ovviamente con i suoi 13 titoli Nieto è il più rappresentativo di questa particolare categoria di piloti.
Da quel momento tutto cambierà, dando inizio alla corsa ad un posto nella classe regina, un fenomeno dovuto in parte al fatto la classe regina è molto più esposta mediaticamente, di conseguenza attira sponsor ed il titolo di questa classe garantisce grande popolarità e lauti ingaggi ma anche perché la federazione, forse con il giusto spirito di dare spazio ai giovani ed assegnare un ruolo esclusivamente propedeutico alle classi minori, ha imposto un limite massimo di età ai partecipanti delle classi minori.
Tra gli italiani il nuovo corso è stato avviato e ben interpretato da Cadalora, Biaggi, Capirossi, Rossi, Melandri, Dovizioso, Iannone e lo sfortunato Simoncelli.
Sono altresì convinto che alcuni piloti dalla guida particolarmente pulita, caratterizzata da notevole scorrevolezza in curva, se fossero rimasti nelle classi medio/basse avrebbero accumulato più titoli, forse monopolizzando la loro epoca. Tra questi ricordo che i più talentuosi che non sono poi riusciti a laurearsi Campioni del Mondo nella top class sono stati sicuramente Biaggi e Pedrosa e personalmente sono convinto che lo stesso Lorenzo abbia avuto maggior successo per aver beneficiato della fortunata opportunità di salire su una moto, la Yamaha, che ha assecondato al 100% il suo stile di guida avendo caratteristiche tecniche che differenziano profondamente la Yamaha dalle due avversarie più competitive quali la Honda e la Ducati.
E infatti appena la Yamaha ha perso il proprio equilibrio non riuscendo ad adattarsi ai pneumatici Michelin, ha incominciato ha denunciare qualche difficoltà nei confronti degli avversari mentre abbiamo riscontrato le difficoltà di Lorenzo di adattarsi ad una Ducati che comunque Dovizioso (e in parte anche Iannone) ha dimostrato essere altamente competitiva.
A dimostrazione della mia tesi voglio ricordare anche i fallimenti di Angel Nieto e Sito Pons, quando hanno tentato la scalata alle classi maggiori.
Come personale considerazione aggiungo una critica a questo andamento perché la corsa alla top class toglie ai giovani la possibilità di confrontarsi con i Campioni affermati non avendo così l’opportunità di misurare il loro effettivo talento; ed infatti molti di loro, una volta effettuato il passaggio alla classe superiore, cadono fatalmente nell’anonimato.