Son dovuti trascorrere 38 anni per vedere la Union Jack tornare a sventolare sulla vetta del mondo.
Danny Kent, nato a Chippenham (contea del Wiltshire, 20 miglia a est di Bristol, 86 miglia a ovest di Londra) il 25 novembre 1993, nel 2015 si è laureato Campione del Mondo della classe Moto3.
Alla guida della Honda NSF250R del team Leopard Racing ha ottenuto sei vittorie (Americhe, Argentina, Spagna, Catalogna, Germania e Gran Bretagna), un secondo posto in Italia, due terzi posti in Qatar e in Olanda e quattro pole position (Americhe, Argentina, Italia e Germania). Ha conquistato matematicamente il titolo solo all’ultima gara disputata l’8 novembre a Valencia, dove si è piazzato nono. Passato alla Moto2 è piombato nell’anonimato.
Come ricordato nel titolo erano 38 anni, dal secondo titolo della 500 di Barry Sheene nel 1977, che un inglese non conquistava un titolo iridato.
Eppure la scuola inglese, contrapposta a quella italiana, aveva dominato buona parte della prima fase del mondiale conquistando due titoli già nel primo campionato del mondo (1949) con Freddie Frith e Leslie Graham rispettivamente nella classe 350 e nella 500, lasciando agli italiani le due classi minori (125 e 250).
Seguiranno poi altri nomi prestigiosi che gli appassionati più attempati ricorderanno sicuramente; alcuni sono entrati nel mito, tanto da essere conosciuti anche dai più giovani.
Li indichiamo qui in ordine “cronologico”: abbiamo già ricordato Frith e Graham; seguono Bob Foster, Geoff Duke, Cecil Sandford, Fergus Anderson, Bill Lomas, John Surtees, Mike Hailwood, Bill Ivy, Phil Read, Dave Simmonds, Rodney Gould e Barry Sheene che hanno portato un totale di 43 titoli.
Quello di Danny Kent è dunque il 44° titolo conquistato da un pilota inglese.
Ci corre l’obbligo di citare particolarmente John Surtees, l’unico pilota iridato sia nel Motomondiale che in Formula 1.
Ci sembra lecito annoverare in questo elenco anche quei piloti formatisi alla scuola inglese provenienti dalle ex-colonie britanniche; spesso vantavano origini inglesi; ne cito alcuni tra i più famosi: il neo zelandese Hugh Anderson, gli australiani Kel Carruthers e Keith Campbell ed infine Jim Redman e Gary Hocking provenienti dalla Rhodesia, oggi nota come Zimbawe.
Da questi piloti arrivano altri 14 titoli mondiali.
Ma ci sono stati piloti altrettanto validi che non hanno avuto l’opportunità di raggiungere obiettivi prestigiosi (a volte si verificava che i piloti di talento erano più numerosi dei mezzi ufficiali disponibili) oppure la loro carriera è stata stroncata da incidenti. Tra questi ricordiamo sopra tutti Ray Amm, John Hartle, Bob McIntyre.
Ed infine citerei i più “moderni” australiani Gardner, Doohan e Stoner che però si sono formati nella loro patria per poi trasferirsi in Europa.
Gli eredi di questi iridati anglofoni, oltre Danny Kent, dovrebbero essere Cal Crutchlow, Sam Lowes (nel 2018 retrocesso dalla MotoGP alla Moto2), Scott Redding, Bradley Smith, John McPhee (ormai un veterano delle classi minori 125/Moto3 nelle quali annovera una sola vittoria) e gli australiani Jack Miller e Remy Gardner.
Gli unici che potrebbero regalare un altro iride alla Gran Bretagna sembrano essere verosimilmente Crutchlow e Miller.