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Le grandi sfide personali, i clamorosi cambi di casacca
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Le grandi sfide personali, i clamorosi cambi di casacca

Maggio 23rd, 2018 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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In tempi recenti abbiamo assistito a due clamorosi cambi di casacca, quelli di Rossi e Lorenzo;  in entrambi i casi un passaggio impegnativo da una moto, la Yamaha,  notoriamente “facile” da guidare ad un’altra, la Ducati, famosa per essere una sorta di cavallo imbizzarrito che pochi, anzi pochissimi, sono stati in grado di domare.

Sono due grandi campioni plurititolati ai quali nessuno è mai stato disposto a perdonare nulla: il confine tra la vittoria e la sconfitta è labile. Enzo Ferrari diceva che gli italiani sono disposti a perdonare tutto, tranne il successo.

Per questo sia Rossi che Lorenzo sono da ammirare e da rispettare anche se in entrambi i casi il passaggio è stato a dir poco sofferto.

Ma non sono stati gli unici.

Altri top rider sono stati protagonisti di divorzi clamorosi quando erano sulla cresta dell’onda in sella ad una moto vincente, disposti ad affrontare una sfida così impegnativa, spesso vincendola dimostrando così il loro reale talento.

Ricordiamo Leslie Graham che lasciò l’AJS, che l’aveva sostenuto nella conquista del primo titolo mondiale della storia della top class, per passare sotto le insegne della MV Agusta.
Ma ricordiamo anche il grande Duke che passò dalla Norton alla Gilera, il nostro Ubbiali che passò da Mondial ad MV Agusta e poi ancora i passaggi di:

  • Pasolini che, lasciata l’Aermacchi per passare alla Benelli, in seguito ritornò a Varese;
  • Lucchinelli da Suzuki a Honda;
  • Lawson da Yamaha a Honda;
  • Biaggi da Aprilia a Honda;
  • Stoner da Ducati a Honda;
  • Hayden da Honda a Ducati

I più “fantasiosi” sono stati sicuramente Nieto, che ha militato per Derbi, Kreidler, Bultaco, Morbidelli, Minarelli e Garelli, e Provini che gareggiò sotto le insegne di Mondial, MV Agusta, Morini e Benelli.

Uno dei più versatili è stato sicuramente Read, tra i più eclettici campioni di tutti i tempi, capace di gareggiare e vincere in ogni cilindrata, dalla 125 alla 1000, passando per  250, 350, 500, 750, e su ogni tipo di moto a 2 e 4 tempi, mono e pluriclindriche di costruttori diversi quali AJS, Benelli, BSA, Ducati, Gilera, Honda, Norton, Matchless, Suzuki ma certamente l’episodio che mise in luce il suo talento fu quando dopo anni di piccole/medie cilindrate (125 e 250) a 2 tempi della Yamaha passò ai 4 tempi della MV con la quale conquistò 2 titoli mondiali della 500 battendo in entrambe le occasioni Giacomo Agostini.

  

(nelle tre foto sopra vediamo, nell’ordine: Provini, Nieto, Read)

Ma forse i due campioni più prestigiosi che hanno cambiato casacca sono stati sicuramente Agostini ed Hailwood, accomunati dal passaggio dalla MV Agusta ad un costruttore giapponese.
Giacomo Agostini al termine della stagione del 1973 annunciò il divorzio dalla MV Agusta per passare sotto le insegne Yamaha orfana dello sfortunato Saarinen.

Il divorzio “all’italiana” suscitò un clamore indicibile: qualcuno gridava al  “tradimento” e nel contempo si paventavano i dubbi sulla capacità di Agostini di adattarsi alla guida “sporca” richiesta dalle scorbutiche 2 tempi di Iwata.

Tutti i suoi detrattori lo aspettavano al varco.

L’esordio di Ago in sella alla Yamaha avvenne il 10 marzo 1974 alla 200 miglia di Daytona; fu un trionfo perché Agostini vinse in sella alla neonata Yamaha TZ 750 per poi confermarsi due settimane più tardi nella 200 miglia di Imola. Nonostante l’ottimo inizio di stagione il titolo della 500 fu nuovamente conquistato da Read con la MV Agusta costringendo Agostini ad accontentarsi del titolo della 350, il suo 14°.

Si rifarà l’anno successivo conquistando il titolo della 500, il suo 15º e ultimo titolo iridato.

Poi inizierà la fase calante che lo porterà prima a tentare la fortuna con le 4 ruote e poi al ritiro definitivo e ad un impegno da Team Manager.
Mike Hailwood nel 1966, dopo aver conquistato 4 titoli consecutivi nella classe 500 con la MV Agusta, passò alla Honda con la quale conquistò 4 titoli mondiali nel 1966 e nel 1967 nelle categorie 250 cc e 350 cc., ma arrivando due volte secondo nella 500 alle spalle di Giacomo Agostini anche se con lo stesso numero di vittorie  ma con qualche ritiro in più.

Nel 1968 la Honda si ritirò dai Grand Prix, ma pagò Hailwood per farlo rimanere in attesa che la Honda ritornasse alle corse. Ma la casa dell’Ala Dorata non rientrerà prima del 1979 con la famigerata NR 500 a pistoni ovali e quindi Hailwood decise di proseguire la sua carriera sportiva nell’automobilismo.

Con le quattro ruote non ebbe gli stessi successi ottenuti con le motociclette ma ottenne comunque alcuni risultati di tutto rilievo ma fu anche vittima di un terribile incidente sul circuito del Nürburgring, al Gran Premio di Germania del 1974, i cui postumi lo costrinsero al ritiro dall’attività agonistica.
Nel 1978, nonostante gli handicap fisici dovuti all’incidente del 1974, tornò al Tourist Trophy dove vinse la TT F1 in sella ad una Ducati 900 battendo il suo grande avversario Phil Read, nell’occasione in sella ad una Honda ufficiale, e si ripeté nel 1979 vincendo il Senior TT con una Suzuki 500 2 tempi 4 cilindri.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccannico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da oltre 50 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy).

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