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Le avversarie della GTO: AC Cobra e Shelby Daytona
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Amarcord

Le avversarie della GTO: AC Cobra e Shelby Daytona

Maggio 7th, 2018 Fabio Avossa Amarcord

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La AC Cobra è una macchina sportiva anglo-americana costruita negli anni ’60 voluta dal costruttore ed ex-pilota americano Carrol Shelby; essa rappresenta  sicuramente l’esempio più famoso di auto sportiva di elevate prestazioni nata dal matrimonio tra un leggero ed agile telaio inglese ed un possente motore americano V8 con l’obiettivo di ottenere un vantaggioso rapporto peso/potenza.

In alcuni articoli precedenti vi abbiamo parlato di Aston Martin e Jaguar, storici marchi avversari della Ferrari nel Mondiale Marche sia nella categoria Sport/Prototipi che nella categoria Gran Turismo.

Ma nella categoria GT, categoria cui era dedicato il titolo assoluto nel Mondiale Marche nei primi anni ‘60, l’unica avversaria della Ferrari che riuscì a conquistare il titolo è stata la Shelby Cobra -schierata nelle versioni Cobra Roadster e nella variante coupè denominata Cobra Daytona- tanto che in quegli anni si parlava letteralmente di “guerra Cobra-Ferrari”.

Le già citate Aston Martin e Jaguar, ma anche Alfa Romeo, Austin-Healey, Chevrolet, Lancia, Morgan, Sunbeam e Triumph infatti conquistarono punti nel Mondiale Marche ma non impensierirono mai concretamente le auto del Cavallino nella corsa al titolo.

Ma riscopriamo le origini di questa Gran Turismo americana che per i risultati ottenuti rimane negli annali dell’automobilismo sportivo.

Tutto nasce in Inghilterra con la AC Cars, un costruttore artigianale inglese che, non avendo il potenziale per progettare e produrre un proprio motore adottava motori di altri costruttori; il più prestigioso era il Bristol 6 cilindri derivato da un motore BMW concepito prima della seconda guerra mondiale; nel 1961 la Bristol, considerando questo motore ormai datato, cominciò a montare sulle proprie auto un motore V8 da 5 litri della Chrysler e pertanto l’AC fu costretta ad optare per un più modesto Ford Zephyr 2.600cc.

A questo punto entrarono in gioco il pilota-costruttore statunitense Carroll Shelby e la Ford.

Shelby, che  aveva già gareggiato con degli ibridi anglo-americani come le Allard, si rivolse alla AC per verificarne la disponibilità a modificare le loro auto in modo da accogliere potenti propulsori V8 americani. L’operazione trovò l’appoggio della Ford che, volendo contrastare la sportiva Chevrolet Corvette, fornì il suo small block V8 da 4200cc.

Il 2 Febbraio 1962 Shelby riceveva dall’Inghilterra telaio e carrozzeria e in meno di 8 ore assemblò la vettura montando il motore fornito dalla Ford. La Cobra, nome scelto da Shelby (sembra ispirato da un sogno) era nata.

La vettura venne messa in commercio con varie denominazioni, inizialmente come Shelby A.C. Cobra per diventare poi A.C. Cobra e infine Ford Cobra.

La nuova nata si rivelò molto competitiva nei confronti della rivale Corvette risultando, con i suoi 1300 Kg circa,  più leggera di ben 225 Kg.

Le prime 75 Cobra Serie I montarono il motore 260 (4.200cc) mentre le successive 51 ricevettero il 289 (4.700cc). Nel 1963 arrivò la Serie II poi, nel 1965, per mantenere la competitività della Cobra si optò per un motore più potente che richiese anche un telaio rinforzato. Nacque così la serie III, con motore Ford 427 da 7 litri montato su un telaio costruito con tubi da 4 pollici contro i precedenti da 3.

Ne fu approntata anche una versione “economica” montando il più pacifico Ford 428.

Causa la scarsa produzione Shelby non riuscì ad ottenere l’ omologazione GT per la Serie III; 31 esemplari invenduti furono riadattati per la guida su strada e rinominati Cobra S/C (Semi Competition); oggi sono ricercatissimi dai collezionisti.

Purtroppo i costi di produzione della Cobra risultarono eccessivi e pertanto nel 1967 Carroll Shelby dovette suo malgrado smettere di importare telai e carrozzerie dall’Inghilterra mentre la AC Cars continuò a produrre i suoi Roadster ma fallì verso la fine degli anni ’70.

Ma a questo punto la storia esce dall’ambito del nostro racconto quindi, dopo questa lunga introduzione storica, arriviamo alla protagonista del nostro “amarcord”.

AC Shelby Cobra Roadster

Per contrastare la Ferrari nella conquista del Campionato FIA riservato alla categoria Gran Turismo, nel 1964 la Shelby costruì cinque esemplari della Cobra su cui, al fine di ottenere l’omologazione, venne montato un parabrezza dalle dimensioni a norma, sportelli laterali, scarichi anch’essi laterali e corpo vettura allargato. Telaio e sospensioni indipendenti, con molle a balestra, rimanevano immutati. Il motore era un V8 Ford small-block 289 (4700cc) alimentato con quattro carburatori Weber doppio corpo, che erogava 400 CV.

La vettura riuscì ad ottenere numerose vittorie, ma non riuscì a battere le più consistenti Ferrari 250 GTO.

Per tentare di opporsi allo strapotere della Ferrari  venne montato anche un motore Ford di maggior cilindrata, il type 427 Side Oiler da 7000cc che erogava 500CV; fu modificato anche l’autotelaio che abbandonò il sistema di sospensioni a balestra per una configurazione a doppi triangoli.

AC Shelby Cobra 427 “Flip-Top”

Alla fine del 1963 la Shelby affidò al tecnico-pilota Ken Miles il compito di realizzare una versione particolarmente performante della Cobra 427. Partendo da un telaio rinforzato della 289 venne montato un propulsore 427 da 623 CV e alcune componenti provenienti dalle vetture che partecipavano al campionato NASCAR.

Schierata alla 12 Ore di Sebring, fu costretta al ritiro a causa di un guasto al motore. In seguito venne dotata di una carrozzeria in cui la parte frontale e quella posteriore erano costruite in un unico pezzo completamente ribaltabile. Questa particolare configurazione le fece guadagnare il soprannome di “Flip Top”. Essendo un esemplare profondamente modificato, la “Flip Top” non era omologata per nessuna categoria FIA.

 AC Shelby Cobra Daytona Coupe

Sfruttando le concessioni del regolamento FIA GT vennero costruite alcune versioni più aerodinamiche della Cobra Serie II in configurazione coupé coda tronca: nasceva la Shelby Daytona Cobra costruita in  6 esemplari ognuno leggermente diverso dall’altro, come spesso accade nel mondo delle competizioni.

La costruzione dei telai e delle carrozzerie fu commissionata alla carrozzeria Grandsport di Modena che intervenne sul design per migliorarne l’aerodinamicità.

  

AC Shelby Cobra 289 Daytona Willment

Nel 1964 pilota John Willment  acquistò una AC Cobra Daytona 289 che andò pesantemente danneggiata in un incidente.  La carrozzeria ricostruita presentava delle differenze rispetto alle

altre Daytona per il frontale più aerodinamico, per la coda rialzata e per l’assenza del lunotto posteriore.

  

Nel 1965 le Daytona Coupè, vincendo le gare di Daytona, Sebring, Nürburgring e Reims, riuscirono a conquistare il titolo mondiale FIA GT battendo le Ferrari GTO.

In realtà il successo  della Cobra fu agevolato perché nel 1965 la Ferrari non partecipò  ufficialmente al Campionato per protesta verso la Federazione Internazionale dell’Automobile causa la mancata omologazione della 250 Berlinetta Le Mans, affidando perciò l’esito del proprio Campionato alle prestazioni delle vetture di scuderie private.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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