Negli anni ’60 la Ferrari con la sua GTO dominava la categoria GT e pertanto tutti i costruttori di auto sportive cercavano di deliberare modelli che potessero sfidarla ad armi pari. Tra questi la Jaguar che aveva ottenuto un ottimo successo commerciale con la sua Type E alla quale mancava però un palmarès sportivo nonostante avesse ereditato alcuni caratteri delle Jaguar Type C e Type D che avevano gareggiato con successo nella categoria Sport del Mondiale Marche; in particolare dalla D Type aveva ereditato alcuni elementi di quel design che la resero così fascinosa ed attraente.
Fu deciso pertanto di derivare da questa auto una versione da competizione; nacquero perciò la Low Drag coupè e la Lightweight spider.
Ma un primo tentativo di realizzare una vettura destinata a competere nella categoria Gran Turismo era stato fatto nel 1957 costruendo una vettura derivata direttamente dalla Jaguar C di cui venne realizzata una versione stradale biposto denominata XKSS che non aveva più la pinna dietro il sedile del pilota né il divisore tra i due sedili, era dotata di due portiere, un parabrezza con cornice cromata, una capote in tela, paraurti cromati; i gruppi ottici posteriori provenivano dalla XK140 mentre le carenature dei fari vennero arricchite con una bordatura cromata.
Il programma prevedeva la costruzione di almeno 50 esemplari per ottenere l’omologazione nella categoria GT. Ma un drammatico incendio che distrusse le linee di montaggio dello stabilimento di Coventry non consentì di superare il numero di 16 esemplari di cui la maggior parte venne venduta negli Stati Uniti; un esemplare fu acquistato da Steve McQueen.
La storia della Jaguar E-Type (conosciuta anche come XK-E o anche XKE) iniziò al salone di Ginevra nel lontano 15 marzo del 1961 dove venne presentata in due varianti di carrozzeria, coupè (FHC – Fixed Head Coupe) e.convertibile (OTS – Open Two Seater).
Ben presto venne dichiarata “l’auto più bella degli anni sessanta” dalla rivista statunitense Sports Cars International; ancor più significativa fu la dichiarazione di Enzo Ferrari che durante un intervista la definì “ l’auto più bella mai costruita”; le affascinanti linee di questa prestigiosa GT nacquero dalla matita di Malcolm Sayer, al quale si devono anche le precedenti C-Type e D-Type.
In effetti era un’auto dalla tecnica molto avanzata , dotata di quattro freni a disco, struttura monoscocca e di sospensioni posteriori indipendenti, ma ciò che colpì fu indubbiamente la linea: affusolata, sinuosa e seducente, impossibile non restarne affascinati.
Il motore era un sei cilindri in linea della serie XK con una cilindrata di 3.8 litri, doppio albero a camme in testa, alimentato da tre carburatori SU HD8, dalla potenza di ben 265CV.
In seguito la E-Type ebbe alcune evoluzioni; venne infatti costruita in tre differenti serie classificate come Series 1, Series 2 e Series 3:
- Nel 1965 il motore ebbe la cilindrata portata a 4200cc;
- Nel settembre del 1966 venne introdotta la versione 2+2 con modifiche al padiglione che facevano perdere l’armonia della versione 2 posti; il passo fu allungato di 23 cm e il padiglione rialzato di 5 per accogliere altre 2 persone. In realtà i sedili posteriori erano adatti solo a bambini. La 2+2 segnò una svolta nella produzione della E-Type perché divenne disponibile anche il cambio automatico Borg-Warner Typ8 a 3 rapporti, orientando la vettura più verso il granturismo;
- Con la 4200 serie 2 vennero adottati dei paraurti più grossi, una presa d’aria maggiorata, fanali posteriori più ampi;
- Nel 1971 arrivò la Serie 3, l’ultima, dotata di un 12 cilindri a V di 5300cc; dal punto di vista estetico, si differenziava per i paraurti più massici e per la presa d’aria dotata di una grossa griglia cromata.
- La Jaguar E venne prodotta dal 1961 al 1975; il suo prezzo era più basso di quello delle vetture pari classe della concorrenza e questo aiutò le vendite che, nei 14 anni nei quali rimase in produzione, arrivarono a 70.000 vetture.
- Nel 2017 venne realizzata una versione elettrificata: Jaguar E-type Roadster a propulsione 100% elettrica, fornita dalla divisione Classic di Jaguar Land Rover. L’auto, che ha posto guida a sinistra anziché a destra come si usa in Gran Bretagna, è denominata Zero Concept. Ed è stata realizzata nel 2017 dal reparto Classic Works, che ha sede nel Warwickshire, come esemplare unico partendo da una E-Type serie 1.5 del 1968. I tecnici di Jaguar l’hanno modificata radicalmente per renderla elettrica, con il gruppo di propulsione da 220 kW (pari a 295 Cv) che, assieme alle batterie, si trova sotto al lungo cofano anteriore. E con la strumentazione completamente digitale che è alloggiata in una nuova plancia in fibra di carbonio. La ricarica si effettua attraverso una presa di corrente nascosta da uno sportellino sul parafango posteriore sinistro, normalmente dedicato al serbatoio. Le batterie agli ioni di litio da 40 kWh assicurano circa 270 km di autonomia. E’ proprio il caso di parlare di “lesa maestà”.
Come abbiamo già anticipato nell’introduzione, dalla E Type vennero derivate le versioni da competizione: la Low Drag Coupè e la Lightweight convertibile.
Queste due versioni ufficiali per la categoria GT furono però anticipate dalla partecipazione del prototipo E2A alla 24 ore di Le Mans del 1960 nella categoria Sport. Questo prototipo era stato fortemente voluto dal ricco appassionato Briggs Cunningham; la Jaguar accolse favorevolmente la richiesta ritenendo che le competizioni potessero essere utili per testare alcune soluzioni tecniche della E, in particolare le sospensioni posteriori indipendenti, sistema diverso da quello della C e D type. Esteticamente la vettura era dotata di una carrozzeria con una pinna in coda che ricordava la D type, mentre il frontale anticipava quello della E type.
Il reparto sperimentale Jaguar alla Brown’s Lane, a Coventry, completò l’allestimento della Jaguar E2A Le Mans Racer Sport nel febbraio 1960; era spinto da un motore in alluminio, 3 litri, 6 cilindri. Nelsuo allestimento definitivo per il team di Cunningham fu verniciata nei colori da corsa americani, bianco con due strisce parallele blu scuro. La vettura si rivelò velocissima ma ancora acerba e fu costretta al ritiro.
La LOW DRAG, prodotta nel 1962 in un unico esemplare, nasceva sulla base della versione coupè e montava il sei cilindri in linea da 3.8 litri, opportunamente rivisto. La carrozzeria era realizzata in alluminio e i finestrini in perspex. Esteticamente si differenziava dalle normali E-Type FHC per il differente design della coda, con un particolare profilo. Venne venduta al pilota Dick Protheroe che la fece gareggiare con successo sia in Inghilterra che in Europa.
La Lightweight, prodotta dal 1963 al 1964 in soli 12 esemplari, venne costruita dalla Jaguar con il dichiarato intento di contrastare la Ferrari e la sua 250 GTO, ma non riuscì a portare a casa i risultati sperati. Erano un’auto veloce e affidabile, ma non abbastanza performante da contrastare in maniera davvero efficace la GTO. Per contenere il peso, la carrozzeria, l’hard-top e molte altre componenti vennero realizzate, al pari dei motori (sempre dei 3.8 elaborati), in alluminio. Dopo buone stagioni come quella del ’63 e del ’64, iniziarono un lento declino.
Il punto culminante della carriera della Lightweight è stata la vittoria nella gara di Brands Hatch 1964, una delle rare occasioni in cui una E-Type ha sfidato con successo la supremazia Ferrari.