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La genesi e la storia della Ferrari 250 GTO
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La genesi e la storia della Ferrari 250 GTO

Aprile 6th, 2018 Fabio Avossa Amarcord

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Ripercorriamo la storia, cominciata nel lontano 24 febbraio 1962, della 250 GTO (Gran Turismo Omologata) della Casa di Maranello nata per battersi nel campionato Mondiale FIA GT.

Fino a quell’epoca la portabandiera della Ferrari per le competizioni dedicate alle vetture Gran Turismo era stata la 250 GT Berlinetta SWB (Short Wheel Base ovvero passo corto) dalla quale poi nascerà la versione evoluta, appunto la GTO.

Un primo prototipo fu commissionato personalmente da Enzo Ferrari alla Pininfarina che disegnò una elegante carrozzeria ispirata alla SuperAmerica montata su un telaio SWB motorizzato con un 12 cilindri Testarossa a carter secco. Questa versione “Sperimentale” fece il suo debutto alla 24 ore di Le Mans del 1961 dove si rivelò abbastanza veloce ma non riuscì a finire la gara.

Dopodiché il progetto della nuova GT destinata a difendere i colori di Maranello fu  affidato all’ing. Giotto Bizzarrini.

La carrozzeria dei primi prototipi subì alcune modifiche, principalmente nella zona posteriore.

  

Il motore era il classico 3 litri V12 da 300 CV della Testarossa, lubrificato a carter secco per abbassare il baricentro e alimentato da 6 carburatori doppio corpo Weber 78 DCN;  il cambio era un manuale ZF a 5 marce montato in blocco col propulsore; la frenata affidata a quattro freni a disco. La caratteristica principale che distingueva questa vettura era il motore montato all’interno dell’interasse, cioè dietro le ruote anteriori.

La carrozzeria in alluminio, costruita da Sergio Scaglietti, permise di contenere il peso entro il limite dei 900 kg. Molte particolarità estetiche della 250 GTO nascevano da esigenze funzionali: il muso presentava tre caratteristiche prese d’aria supplementari, le feritoie laterali servivano per l’evacuazione dell’aria calda,  il cofano ribassato aveva richiesto una gobba per non interferire con le prese d’aria dei carburatori, lo spoiler sulla coda garantiva la stabilità del retrotreno alle alte velocità.

  

La 250 GTO, che poteva toccare una velocità massima di circa 280 km/h, era lunga 433 cm, larga 160 cm e alta 121 cm; il passo misurava 240 cm.

La sigla GTO nacque per un malinteso; in un altro articolo vi ho già parlato delle origini di questa sigla che diventerà sinonimo di vettura sportiva tanto che fu adottata anche dalla Pontiac (gruppo General Motors) per le sue “muscle car”; nell’articolo citato ho ricordato le difficoltà di omologazione della berlinetta di Maranello, difficoltà condivise con le storiche avversarie Aston Martin e Jaguar che riuscirono comunque ad ottenere l’omologazione per le loro rispettive DB4 GT Zagato e E Type Lightweight.

Per rigore storico vi ricordo che il nome ufficiale della GTO è 250 GT Comp/62.

Una curiosità: il nome GTO fu citato da alcuni giornali inglesi prima ancora che si diffondesse in Italia.

Nel campionato mondiale FIA GT, cui era destinata, la GTO conquistò tre titoli consecutivi dal 1962 al 1964. Tra le vittorie più prestigiose ricordiamo 12 ore di Sebring, Targa Florio, Tourist Trophy, 24 ore di Le Mans, 1000 Km del Nurburgring, Coppa Intereuropa, Tour de France.

Sue storiche e più acerrime avversarie furono, come abbiamo visto,  l’Aston Martin e la Jaguar cui si aggiunse in seguito la Shelby Cobra Daytona.

  

La Ferrari 250 GTO uscì di scena nel 1964 con l’avvento della seconda serie denominata GTO/64, che in buona sostanza presentava una carrozzeria ridisegnata da Pininfarina che, con il caratteristico lunotto incassato, si ispirava agli stilemi delle coeve Ferrari Sport/Prototipo e Berlinetta Le Mans che, per inciso, non ottenne mai l’omologazione Gran Turismo. La GTO fu prodotta in soli 33 esemplari più tre GTO/64 per un totale di 36; in seguito quattro clienti fecero ricarrozzare le proprie GTO con il corpo vettura della /64.

   

Furono costruite anche tre vetture che montavano un motore da 4000cc su un telaio diverso ma con carrozzeria uguale a quella della GTO, perciò impropriamente note come 330 GTO.

Quasi tutte le GTO erano verniciate del classico rosso Ferrari.

Mancata l’omologazione della Berlinetta 250 Le Mans, l’onere di difendere il prestigio della Ferrari nella categoria Gran Turismo passò alla versione competizione della 275 GT/B.

  

Sulla base degli stessi principi, motore anteriore in posizione molto arretrata, Bizzarrini realizzò la famosa Ferrari “Breadvan” (il furgone del panettiere, così battezzata per le sue forme inusuali) e il suo capolavoro, la Bizzarrini 5300GT.

 

Altre due Ferrari si fregeranno della denominazione GTO, la 288 GTO e la 599 GTO, ma ve ne parleremo in un’altra occasione.

 

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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