Nel 1971 il GP d’Italia si disputò su 55 giri dei 5,75 km del circuito.
Il Gran Premio fu conquistato da Peter Ghetin (BRM) che vinse con una storica volata al fotofinish alla straordinaria media di 242,615 Km/h.
L’autodromo brianzolo, nella sua configurazione originaria prima che fossero inserite le chicane, era formato da quattro lunghi rettilinei, collegati da curve velocissime, le due di Lesmo, l’Ascari e la Parabolica. Le caratteristiche della pista, unitamente agli sviluppi motoristici ed aerodinamici della seconda metà degli anni ’60, portarono a Gran Premi velocissimi e tirati fino all’ultimo, in virtù dell’effetto scie che a Monza avevano un effetto predominante.
L’edizione più famosa di quel periodo fu quella del 1971 che vide cinque piloti impegnati in una lotta accesa e conclusa poi al fotofinish ad una media elevatissima.
L’atmosfera di quel GP non era serena; era passato solo un anno dalla morte di Jochen Rindt su quello stesso circuito e quindi c’erano ancora alcuni problemi di natura giudiziaria tra il team Lotus e le autorità italiane a causa dell’incidente dell’anno precedente, pertanto il team di Chapman non partecipava ufficialmente ma era presente una Lotus 56B, alimentata da un motore a turbina Pratt & Whitney, con una livrea nero/oro iscritta dal team World Racing Wide e affidata alla guida di Emerson Fittipaldi che alla fine si piazzerà in ottava posizione a 1 giro dal vincitore.
Anche la Matra è presente con una sola vettura perché Jean-Pierre Beltoise é ancora sospeso a seguito dell’incidente verificatosi nel mese di gennaio a Buenos Aires che era costato la vita di Ignazio Giunti .
Il team Surtees, al contrario, ha approntato una terza vettura per Mike Hailwood.
Sui rettilinei e i curvoni veloci di Monza le monoposto con propulsori V12 sono particolarmente competitive tanto che Chris Amon riesce a piazzarsi in pole con la sua Matra; affianco a lui Jacky Ickx con la Ferrari; in seconda fila si piazzano le BRM di Jo Siffert e Howden Ganley; la prima vettura V8 é la Tyrrell di François Cevert, quinto.
Allo start Regazzoni (Ferrari) fa una partenza straordinaria e riesce a prendere la testa della corsa dalla quarta fila mentre dietro di lui comincia il gioco di scie. Poco dopo Peterson passa in testa, poi Stewart e ancora Regazzoni ma si candidano per la lotta al primo posto anche Cevert, Ganley, Gethin, Ickx e Siffert. Al 16° giro Stewart e Ickx si ritirano con problemi al motore e due giri più tardi anche Regazzoni. Nel frattempo si uniscono alla lotta per il primo posto anche Hailwood ed Amon. Poco dopo anche Siffert è costretto al ritiro. Amon passa al comando e sembra essere in grado di prendere la fuga ma poi, la sua solita sfortuna, perde la visiera del casco e rallenta. Il 47° giro vede di nuovo in testa Peterson che a sua volta prova a staccare il gruppo senza riuscirci; tocca poi a Hailwood comandare per quatto giri; a due giri dalla fine troviamo Getin al comando che però viene superato da Peterson all’inizio dell’ultimo giro.
Solo a questo punto si decide l’esito della gara.
Arrivati all’uscita della Curva Ascari, prima della Parabolica, Cevert sferra il suo attacco e si porta al comando lungo il rettilineo centrale. L’intenzione era quella di farsi di nuovo superare da Peterson per sfruttare la scia durante la volata, come dichiarato da lui stesso: <<… perché sapevo che chi entra per primo in Parabolica non vince la gara …>>; per attuare la sua strategia Cevert affronta la Parabolica all’esterno mentre Peterson, sorpreso dalla manovra del francese, arriva a ruote inchiodate ed è costretto ad entrare nella curva all’interno. Ma il francese non si aspettava l’azione di Gethin che supera Hailwood sul rettilineo e si accoda a Peterson prendendone la scia mentre Cevert viene costretto all’esterno e non riesce a rientrare. Davanti ai box la BRM di Gethin esce dalla scia di Peterson; cinque monoposto piombano sul traguardo chiuse in uno spazio ristrettissimo; si dovrà ricorrere al fotofinish per stabilire l’ordine di arrivo.
Il responso fu che Gethin aveva preceduto Peterson di 1/100 di secondo (il distacco più breve mai registrato), con la bellezza di cinque piloti in soli 61 centesimi; Cèvert a 9/100, Hailwood a 18/100, Ganley a 61/100 ed infine Amon sesto a poco più di mezzo minuto.
I 55 giri del Gran premio furono percorsi in meno di 80 minuti, alla media record di 242,615 Km/h. Non mancò una coda polemica con Peterson convinto di aver vinto; dopo aver visionato il fotofinish attribuì la sconfitta al musetto della BRM più lungo di quello della sua March.
Senza tema di smentite si può definire quello uno dei gran premi più appassionanti della storia della Formula 1, una gara fatta di velocità e di grandi sorpassi; in quel giorno gli spettatori assistettero ad uno dei GP più belli, veloci e tirati mai disputati sul circuito di Monza, con uno dei distacchi più esigui della storia della Formula 1.
Una gara purtroppo irripetibile perché già dall’anno successivo cominciarono le modifiche al tracciato di Monza, con l’inserimento di chicane e modifiche varie sicuramente a vantaggio della sicurezza ma a discapito dello spettacolo garantito dalle caratteristiche del circuito originario.