Nel 1971 Massimo Tamburini realizzò durante il suo tempo libero la sua prima motocicletta costruendo una “special” sulla base di una MV Agusta 600 comprata di seconda mano.
All’epoca la BIMOTA (acronimo formato dalle due iniziali dei tre soci BIanchi, MOrra e TAmburini), di cui Tamburini era uno dei soci fondatori, era un’azienda che si occupava di riscaldamento e climatizzazione.
Il tecnico riminese sottopose la moto originale, una pesante moto turistica con trasmissione finale a cardano e freno anteriore a doppio disco con comando a filo, a profondi interventi su ciclistica, meccanica ed estetica, realizzando una replica stradale delle famose moto da Gran Premio con cui Giacomo Agostini trionfava, ottenendo un netto miglioramento delle prestazioni anche rispetto alla contemporanea MV Agusta 750 Sport e suscitando con questa sua rielaborazione l’apprezzamento degli appassionati (tra cui anche Angelo Bergamonti, che la provò in occasione di una visita a Cascina Costa di Tamburini) e la disapprovazione del Conte Domenico Agusta, che non amava tali interventi sulle sue creature.
Qualche tempo dopo Tamburini cedette la sua special ad un conoscente di Modena e l’anno successivo ottenne ancora maggiori apprezzamenti per la sua special su base Honda CB 750 Four, che lo spinsero a fondare la Bimota Meccanica iniziando così a costruire una piccola serie di repliche della moto oramai conosciuta come Bimota HB1.