Per ampliare la fascia di utenza ed ottenere in tal modo un maggior gettito finanziario per sostenere l’attività agonistica, nel 1948 Enzo Ferrari pensò di affiancare alle sue già famose vetture da competizione una vettura per il turismo veloce dedicata a quei clienti che, pur volendo entrare in possesso di una prestigiosa 12 cilindri di Maranello, non avevano nei loro piani la partecipazione alle gare.
Nacque così la Ferrari 166 Inter che venne presentata nel 1948 al Salone dell’Automobile di Torino; la vettura si presentava con una elegante carrozzeria coupé realizzata dalla Touring (all’epoca non era ancora nato il sodalizio con Pininfarina).
Il motore, opportunamente depotenziato, era strettamente imparentato con quello delle Ferrari da competizione dell’epoca.
Sembra che la denominazione Inter sia stato mutuata dalla omonima scuderia del gentleman Bruno Sterzi e dei fratelli Besana che spesso schieravano in gara la 166SC, perciò ribattezzata dal pubblico Ferrari Inter.
Il progetto era opera di Aurelio Lampredi per la parte telaistica e di Gioacchino Colombo per il motore.
La sigla “166” rappresentava, come consuetudine in casa Ferrari, la cilindrata unitaria che per la precisione era di 166,25 cc per una cilindrata totale di 1995cc (alesaggio x corsa = 60 x 58,8 mm); la potenza massima era di circa 110 CV a 5600 giri/min.
Il motore era normalmente equipaggiato con un singolo carburatore doppio corpo; per i clienti più esigenti in materia di prestazioni era disponibile a richiesta una batteria di tre carburatori doppio corpo.
La 166 Inter venne prodotta sino al 1950 in 37 esemplari con numeri di telaio a partire dallo 007 allo 079.
La maggior parte delle carrozzerie – in pratica tutti esemplari unici – furono realizzate dalla Touring e dalla Ghia, ma su questo autotelaio si cimentarono anche Vignale e gli Stabilimenti Farina, oltre ad un esemplare unico a 4 posti commissionato da Enzo Ferrari alla Bertone.
Erano prevalentemente nella configurazione coupé tranne quattro esemplari cabriolet di cui tre realizzati dagli Stabilimenti Farina e uno da Bertone.
Una curiosità: erano le uniche Ferrari disponibili con i cerchi ruota in lamiera in alternativa alle ruote a raggi, ma veniva comunque mantenuto il mozzo Rudge, talvolta nascosto sotto una coppa ruota cromata.