“Delle due 815, una sola è stata ritrovata e restaurata ed è quella che pilotò Alberto Ascari; l’attuale proprietario la espone spesso al MEF (casa Museo Enzo Ferrari) a Modena.
L’altra vettura sembra che sia andata distrutta ma probabilmente (le notizie al riguardo sono alquanto vaghe) il motore fu montato sulla vettura sport Nardi-Danese del 1947, vettura che sarà protagonista di un successivo amarcord”.
Così si concludeva l’articolo dedicato alla Auto Avio Costruzioni 815 , la prima vettura costruita in totale autonomia da Enzo Ferrari, ed è proprio di questa misteriosa Nardi Danese 1500 cc, 8 cilindri in linea del 1947 che vogliamo raccontarvi la storia, per quanto ci è dato sapere.
Questa vettura era spinta da più di un semplice e anonimo motore otto cilindri in linea.
Il propulsore che spinge la Nardi-Danese, nota con il nomignolo «Marco» presumibilmente derivato dal nome di Marco Crespi, il pilota romano che l’aveva commissionata, ricorda infatti moltissimo quello dell’Auto Avio Costruzioni 815. Una somiglianza che sembra essere più una semplice coincidenza, infatti i due motori sono praticamente identici.
Enrico Nardi, che era stato uno stretto e fidato collaboratore di Enzo Ferrari per il quale aveva lavorato anche allo sviluppo della 815 e che diventerà famoso per i suoi prestigiosi volanti caratterizzati dalla corona in legno di noce o di mogano africano montata su una struttura di alluminio, nel 1947 fondò a Torino, assieme al romano Renato Danese, la ND (Nardi-Danese).
L’attività della Nardi-Danese veniva pubblicizzata come «costruttore di originali telai a traliccio sui quali montare i più diversi tipi di motore, a seconda delle richieste della clientela».
E in quella sede nacque l’auto protagonista del nostro amarcord.
La vettura era caratterizzata da un telaio a traliccio in tubi e da sospensioni anteriori a ruote indipendenti con parallelogrammi e molloni cilindrici e quelle posteriori in semicantilever, ovvero dotate di una molla a balestra a quarto di ellisse le cui estremità erano collegate una al telaio, l’altra all’assale, accoppiate a una barra di torsione, una soluzione che permetteva di ridurre il peso delle masse non sospese.
Per passare alla parte motoristica è opportuno tornare a poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, a quando cioè, il 28 aprile 1940, presero il via del 1° Gran Premio di Brescia delle Mille Miglia del 28 aprile 1940 le due Auto Avio Costruzioni 815 affidate agli equipaggi formati l’uno da Alberto Ascari e Giovanni Minozzi ed il secondo da Lotario Rangoni Machiavelli e da un protagonista della nostra storia, appunto Enrico Nardi. Al termine del conflitto, quando nel 1947 furono riprese le attività agonistiche, si vide gareggiare solo la 815 ex Ascari che era stata acquistata dal pilota milanese Enrico Beltrachini.
Perciò in quel 1947, sulla linea di partenza delle prime gare si ritrovavano spesso ben tre auto le cui origini risalivano ad Enzo Ferrari: la 815 di Enrico Beltrachini, la Ferrari 125S ufficiale e la protagonista della nostra storia, la Nardi-Danese.
Invece la vettura del marchese Rangoni Machiavelli non fu mai vista in gara nel dopoguerra. Come accennato nell’articolo dedicato alla 815, per quanto vaghe siano le conoscenze, è quasi certo che la seconda Auto Avio sia stata rottamata.
Al riguardo è Rolando Rangoni Machiavelli, fratello di Lotario, che ricorda di aver consegnato la vettura ad un demolitore, ma purtroppo non sono più rintracciabili documenti comprovanti l’avvenuta demolizione. Ma la circostanza è confermata dall’industriale bolognese Domenico Gentili che affermò di aver scovato, nel 1958 da un demolitore nei pressi di Bergamo, una vettura sportiva che, secondo il parere dello stesso Enzo Ferrari, risultò essere proprio la seconda 815. Quando Gentili ritornò dal demolitore per acquistare il prezioso relitto, purtroppo, la macchina era già stata rottamata.
Ricordando allora che la Nardi-Danese era mossa da un 8 cilindri in linea di 1496 cc i cui valori di alesaggio e corsa (63 x 60) corrispondevano esattamente a quelli dell’ Auto Avio Costruzioni, è lecito chiedersi quale fosse l’origine di quel propulsore.
Era cioè un progetto originale di Enrico Nardi che si era ispirato al motore della 815 che ben conosceva o era proprio il motore della 815 che lo stesso Nardi aveva portato in gara in coppia con Rangoni Machiavelli? Una terza ipotesi, smentita però categoricamente da Enzo Ferrari, suggeriva che poteva trattarsi di un motore di scorta, in realtà mai esistito come appunto affermava il Drake.
Considerato che la missione della ND era quella di costruttore di telai e che le oggettive difficoltà di un disastrato dopoguerra rendevano improbabile sobbarcarsi nell’impegnativo progetto di un motore ex-novo (in questo Ferrari con il suo 12 cilindri rappresenta una straordinaria eccezione) sembra giusto concludere che il motore della ND 1500 sia quello che, rivisto nei collettori di aspirazione e in altri particolari, equipaggiava la 815 del marchese Lotario Rangoni Machiavelli. Tesi in parte avvalorata dal fatto che, come abbiamo visto, nel dopoguerra si erano completamente perse le tracce di questa macchina.
Ma ad ulteriore conferma di questa tesi arrivò la risposta che Enzo Ferrari diede il 6 febbraio 1975 alla lettera di un certo Francesco Rossini di Torino: «Egregio sig. Rossini, ho la Sua del 2 febbraio. Ritengo che il motore in suo possesso sia senz’altro del tipo 815, primo motore Ferrari del 1939. Purtroppo non esiste alcun ricambio. Non si tratta di due motori 4 cilindri ma di un unico basamento con teste separate. Le spedisco a parte un mio libro che, tra l’altro, le chiarisce le origini di questa vettura. Cordiali saluti, Ferrari». Alla fine del 1975 Rossini vendette il motore a Giulio Dubbini che dal 1971 era proprietario della Nardi-Danese.
Dunque, se un motore 815 è ancora montato sulla vettura ex-Ascari, se Ferrari affermava di non aver mai costruito più di due motori e se contemporaneamente certificava l’originalità del motore in possesso di Rossini, questo motore non poteva essere che quello della seconda 815, finito chissà come nella disponibilità di Rossini.
Come non è dato sapere come Enrico Nardi fosse entrato in possesso di quel motore; forse gli fu consegnato dalla famiglia del marchese Lotario Rangoni Machiavelli.
Successivamente Nardi, sulla base del 1500, assemblò anche un 2 litri con cui sostituì il “misterioso” 1500 sulla ND.