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1957, le competizioni su strada vengono vietate; solo la Targa Florio si salva (Come? Perchè?)
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1957, le competizioni su strada vengono vietate; solo la Targa Florio si salva (Come? Perchè?)

Dicembre 9th, 2017 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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Il 12 maggio del 1957, durante la disputa della Mille Miglia, avvenne la tragedia di Guidizzolo a seguito della quale furono abolite le gare di gran fondo. Furono così cancellate, oltre alla stessa Mille Miglia, anche importanti manifestazioni motociclistiche di gran fondo come la Milano/Taranto ed il Motogiro d’Italia.

Ma nel 1958 la Targa Florio ritornò ad essere disputata come gara di velocità su strada valida per il Campionato Mondiale Marche: perché e come fu possibile?

L’arcano, che ha il sapore dell’escamotage studiato per favorire Vincenzo Florio, un personaggio benemerito dell’automobilismo da competizione, ci viene svelato nel libro “Targa Forio, un’epopea del novecento” scritto da Pino Fondi.

Nel pomeriggio di quella triste giornata la Ferrari 335 S n. 531 condotta dal pilota spagnolo Alfonso de Portago e dal copilota statunitense Edmund Gurner Nelson, percorreva il lungo rettilineo tra Cerlongo e Guidizzolo, sulla strada napoleonica Mantova-Brescia. Si trattava dell’ultima porzione di gara che portava al traguardo di Brescia e, nonostante il fondo sterrato, le auto in gara raggiungevano in quel punto velocità anche di 250 km/h. In vista dell’abitato di Guidizzolo (ma in un tratto che ricade nel territorio comunale di Cavriana), l’improvviso scoppio di uno pneumatico fece sbandare la vettura di de Portago che, finita nel fossato a destra, ne fuoriuscì saltando l’intera carreggiata e schiantandosi sul ciglio sinistro ove erano assiepati molti spettatori. L’incidente provocò la morte degli occupanti la vettura e di nove spettatori, tra cui cinque bambini, oltre a numerosi feriti. Sul luogo della strage fu successivamente eretto un monumento commemorativo sulla SS236.

In seguito a quella tragedia le autorità ministeriali italiane decisero di sopprimere tutte le corse su strada sull’intero territorio nazionale. Persino la XII Milano-Taranto motociclistica, che si sarebbe dovuta svolgere 10 giorni dopo, fu annullata. Fra queste, naturalmente, anche la Targa Florio. Mentre i mesi scorrevano, il Cavaliere Florio si sentiva avvilito anche perché la sua corsa rischiava di perdere il primato storico del maggior numero di edizioni che deteneva nei confronti della 500 Miglia di Indianapolis. Questa, pur essendo nata nel 1911, ossia cinque anni dopo la Targa, si era disputata 39 volte, contro le 40 della corsa siciliana, avendo subito interruzioni meno lunghe nel corso delle due guerre mondiali. Florio cercò di studiare una soluzione per salvare quel primato. Almeno per quell’anno. Alla fine trovò che l’unica via era offerta dalla formula di regolarità. E così, il 24 novembre 1957, il circuito madonita, per la prima volta nella storia, fu teatro di una competizione di regolarità valida per la quarantunesima Targa Florio. Quel giorno lo spettacolo fu veramente in tono minore. Non c’ erano spettatori e la gara si svolse quasi in silenzio, anonima e incolore. Per la cronaca, la vittoria andò a Fabio Colonna (Fiat 600) dopo lo spareggio con Piero Taruffi (Lancia Appia). I due infatti si erano classificati primi ex aequo con lo stesso numero di penalità. Ma, indipendentemente dall’esito della gara, il Cavaliere aveva provato sofferenza e mortificazione, e lo si può capire. Comunque fece finta di nulla, mentre in realtà dentro di sé covava un forte desiderio di riscossa oltreché di giustizia. Giustizia per la sua corsa, che non meritava di finire così. Si rimise all’opera e attese le decisioni per l’anno successivo.

Il 3 febbraio 1958 la commissione interministeriale, creata apposta per vigilare sulle competizioni motoristiche, discusse la validità della Targa Florio ai fini della sicurezza. Dopo mature riflessioni con dati e risultati alla mano, si convenne che, se c’era al mondo una corsa «sicura», questa era la Targa Florio. Si concluse che, contando 832 curve su 72 chilometri di percorso, il Circuito delle Madonie era il più tortuoso fra quelli validi per il Campionato Mondiale Sport. La Targa si poteva definire, perciò, «la corsa più lenta del mondo». Così l’autorizzazione al suo svolgimento fu concessa, quale «unica e sola eccezione» ai principi di massima prevalsi in seno alla commissione.

La CSAI ne prese atto e inviò alla CSI della FIA, a Parigi, la richiesta per la Targa della qualifica di prova valevole per il Campionato Mondiale Costruttori di vetture Sport, quale unica corsa italiana atta a sostituire la scomparsa Mille Miglia. La CSI approvò ed inserì nel calendario del Mondiale Marche 1958 la Targa in data 11 maggio.

Per la cronaca la gara – cui erano iscritte Aston Martin, Ferrari, Osca e Porsche – fu vinta dalla coppia Musso/Gendebien su Ferrari 250 Testa Rossa. L’avventura della Targa come gara valida per il Mondiale Marche si esaurì con l’edizione del 1973 ed infine nel 1977, la Targa, che già da due anni aveva perso qualunque titolazione internazionale, fu trasformata in un Rally. Ormai le gare su strada erano diventate anacronistiche.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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