Gran Premio di Spagna 1962: debutta una nuova cilindrata nel campionato del mondo, la 50 cc.
Questa prima gara sarà vinta da Anscheidt su Kreidler, un micro bolide caratterizzato da un cambio a 12 rapporti realizzati mediante un triplo riduttore azionato a mano agente sul tradizionale cambio a 4 rapporti.
Per il loro caratteristico suono allo scarico, all’epoca non soffocato dalla normativa sulla rumorosità, queste mini Gran Prix verranno battezzate “zanzare”.
Qui potete ascoltare il “suono” delle zanzare: la Suzuki 50 e la Honda 50.
Dopo un campionato europeo disputato a titolo sperimentale nel 1961, il neonato campionato si disputerà dal 1962 al 1983; il primo campione della categoria delle “ventesimo di litro” è Degner su Suzuki, l’ultimo sarà Dorflinger con la Krauser.
Dal 1984 la cilindrata viene elevata ad 80 cc, classe che sarà poi definitivamente abolita a partire dal 1990; la prima gara, disputata il 15 aprile 1984 a Misano, sarà vinta da Pier Paolo Bianchi su Huvo-Casal; l’ultima, GP di Cecoslovacchia 1989, dallo spagnolo Torrontegui con la Krauser.
In questa categoria il pluricampione Nieto, specialista delle piccole cilindrate, vincerà l’ultima gara della sua carriera conquistando il GP di Francia del 1985 all’età di 38 anni.
Nel 1984 si conferma campione Dorflinger, questa volta in sella ad una Zundapp 80, mentre l’ultimo campione delle micro cilindrate, nel 1989, sarà Herreros su Derbi.
Presto venne smentito chi temeva prestazioni non all’altezza di un campionato di rango mondiale; gli anni d’oro risalgono alla sfida tra Suzuki e Honda che misero in campo degli autentici gioielli di meccanica, pluricilindrici con elevatissimi regimi massimi e curve di coppia appuntite che richiedevano cambi a 12/14 marce (forse anche qualcuna in più) per mantenere il motore sempre in regime di coppia.
L’Honda si proponeva come sostenitrice del 4 tempi mentre la Suzuki era la vessillifera del 2 tempi, tecnica che imperava nel campo delle piccole cilindrate.
Honda, dopo i primi anni con una monocilindrica, raggiungerà la sua massima espressione con la RC 115 del 1965, una bicilindrica 4 tempi, bialbero 4 valvole, alesaggio x corsa 33 x 29,2, valvole di aspirazione d 13 mm, valvole di scarico da 12 mm, cambio a 10 rapporti; la potenza era pari a 13 CV (260 CV/litro) a circa 20.000 giri.
Suzuki invece, nel 1967, dimostrerà tutta la sua competenza nel campo del 2 tempi con la RK 67, una bicilindrica 14 marce che erogava 17 ÷ 18 CV a 17.300 giri.
Per il 1968, nonostante la Honda fosse assente già dall’anno precedente, Suzuki si preparava a far debuttare un vero mostro meccanico: un 3 cilindri 2 tempi, 28 x 26,5, 14 rapporti, circa 20 CV (intorno ai 400 CV/litro, come se una MotoGP odierna erogasse 320 CV) a 19.000 giri. Purtroppo i regolamenti tecnici introdotti dalla FIM (1 cilindro, 6 marce) costringeranno la Suzuki ad archiviare questo stupendo esercizio meccanico.
Parlando di 2 tempi non possiamo qui non ricordare la Jamathi 50, una moto artigianale che rivelò al mondo motociclistico il genio di Jan Thiel, un mago del due tempi. Ma tanti altri costruttori, artigianali o industriali, oltre a quelli già citati ebbero modo di distinguersi: Bultaco, Garelli, Piovaticci.
Il re della categoria è stato sicuramente Angel Nieto, il pluricampione scomparso nel 2017 all’età di 70 anni in seguito ad un incidente stradale, che ha conquistato 6 titoli in sella a Derbi, Kreidler e Bultaco.
La regina della classe 50 è la Suzuki con 6 titoli; nella classe 80, con 4 titoli, si è affermata la Derbi che emerge anche nella cumulativa con 7 titoli (3 nella 50 e 4 nella 80).