Negli anni ’60 furoreggiavano le competizioni dedicate ai “microbolidi” da 50cc, categoria inserita per molti anni nel calendario del motomondiale.
Inizialmente, finché il regolamento tecnico non poneva limiti alla fantasia dei progettisti, furono i giapponesi a dominare la scena, Honda e Suzuki in testa.
Quando poi il regolamento impose il limite di un solo cilindro e di un cambio con massimo 6 marce, molti costruttori, spesso di dimensioni più artigianali che industriali, si dedicarono alla costruzione di queste motociclettine da Gran Premio.
Molti erano italiani; tra questi si distinse la Guazzoni, una casa motociclistica milanese fondata da Aldo Guazzoni (1908-1978) nel 1935, costretta poi a cessare la produzione nei primi mesi del 1976 in seguito a una grave malattia che colpì il titolare e che lo portò alla morte due anni più tardi.
Il modello più noto, e forse più diffuso, fu la Matta 50, prima moto italiana dotata di alimentazione a disco rotante declinata in varie versioni. Dal modello di serie fu derivato anche un modello da competizione la cui massima espressione fu l’oggetto di questo “amarcord”.
Chiariamo subito il perché di quello strano soprannome: derivava dal fatto che rispetto ai motori della precedente generazione la trasmissione primaria era stata modificata dal sistema a catena al sistema ad ingranaggi (e questo aveva comportato anche l’inversione del senso di rotazione dell’albero motore). E’ stato uno dei cinquanta più competitivi dei primissimi anni ’70 (nella foto vediamo uno spaccato della versione a catena).
Derivato dal modello cadetti 60 cc fu messo in vendita per i piloti privati per 450.000 lire senza carenatura.
La prima versione era raffreddata ad aria; ne fu realizzata anche una raffreddata a liquido.
Numerosi i piloti che gareggiarono vittoriosamente con la piccola GP milanese; uno dei più rappresentativi sia in circuito che in salita fu certamente Pier Paolo Bianchi. Con la semplice modifica del carburatore il Guazzoni 50 “ingranaggino” era competitivo anche nella categoria Seniores. Nelle gare in salita e negli juniores era obbligatorio il carburatore da 17 mm mentre nei seniores era libero e di solito veniva usato il Dell’Orto 24/25 SS a vaschetta separata. Tra i seniores si distinse particolarmente il pilota reggiano Lombardi.