Negli anni ‘60 era molto in voga il tema tecnico/aerodinamico della CODA TRONCA.
Questo tipo di coda era stato sviluppato sulla base degli studi del dr. KAMM secondo il quale, sebbene notoriamente la forma a goccia sia quella che offre la minore resistenza aerodinamica, il taglio netto della rastrematura della coda in un punto intermedio della “goccia” permetterebbe di ottenere in buona sostanza gli stessi effetti di una “goccia completa” ottenendo così importanti vantaggi di ingombro e peso.
In pratica il flusso d’aria, una volta indirizzatosi lungo il profilo rastremato della coda, tenderebbe a seguire tale traiettoria a dispetto dell’assenza della parte terminale.
Studi ulteriori dimostrarono che “incassando” il pannello di coda si sarebbe tratto vantaggio dalle inevitabili turbolenze che, invece di avere l’effetto di “risucchio” del veicolo in senso inverso alla marcia riducendone così le prestazioni velocistiche, avrebbero creato un effetto favorevole di “spinta” in avanti.
Qui vi riporto alcuni esempi: una coda tronca particolarmente esasperata adottata dalle Maserati che hanno corso a Le Mans dal 62 al 65 ed un secondo esempio di rara eleganza, la Ferrari 250 GTO del 1962.
Applicazioni di questo principio di aerodinamica li troviamo anche nella Ferrari Breadvan carrozzata Drogo e sviluppata da Bizzarrini per la scuderia Serenissima (non so dire se sia più esagerata questa o la Maserati),
la Cobra Daytona, la OSCA 1600 SP
e nelle Alfa Romeo SZ, TZ e TZ2.
Una delle prime e maggiori interpreti di questa soluzione aerodinamica che influenzava significativamente l’estetica del veicolo è stata l’Alfa Romeo che, oltre che per i suoi modelli più sportivi destinati alle competizioni citati qui sopra, adottò la coda tronca anche per i suoi modelli stradali di grande successo come la Giulia, l’Alfasud e la Giulietta.