All’epoca (siamo alla fine del 2012), commentando i rumors sull’ipotesi di esautorazione di Preziosi dopo gli scarsi risultati sportivi ottenuti nel biennio con Valentino Rossi, paragonai questo episodio a quello analogo che aveva visto Forghieri allontanato dal Reparto Corse Ferrari.
In effetti vedevo bene l’accostamento tra i due episodi perché ritenevo che sotto accusa non dovesse essere Preziosi, di cui tutti riconoscevano il valore di progettista, ma piuttosto la scuola motoristica italiana che per propria tradizione e cultura attribuiva alle performance motoristiche la priorità su tutte le altre componenti del veicolo. In pratica prima si progetta il motore e poi gli si costruisce attorno la moto, o la monoposto come appunto accadeva in Formula 1 fino alla prima metà degli anni ’70.
D’altronde se si risale agli albori delle competizioni motoristiche ricordiamo che venivano appunto privilegiate le caratteristiche velocistiche del veicolo disputando competizioni del tipo chilometro (o miglio) lanciato oppure gare di velocità su circuiti che privilegiavano la velocità massima con lunghi rettilinei (basti pensare al rettilineo delle Hunadieres di Le Mans, che nella sua versione originaria era di circa 7 chilometri, sul quale fino agli anni ’70 si sviluppavano velocità dell’ordine dei 400 Km/h) oppure con curve sopraelevate, Monza e Indianapolis su tutti.
Poi arrivarono i costruttori inglesi con le nuove teorie telaistiche, i nuovi concetti aerodinamici e i moderni circuiti ricchi di chicane che, unitamente ai regolamenti che fissano molte caratteristiche dei motori (alesaggio, numero dei cilindri, regime massimo, controlli elettronici), imposero ai tecnici la progettazione di motori nel rispetto delle specifiche determinate appunto dai regolamenti e dai progettisti della sezione telaio/aerodinamica.
D’altronde perché scandalizzarsi se la stessa Ferrari, che aveva nel 12 cilindri a V60° la propria bandiera tecnologica e che veniva tacciata di radicalismo tecnologico (ricordate la famosa frase relativa al carro davanti ai buoi?), vinse il suo primo campionato mondiale con un 4 cilindri proseguendo poi con motori a 6 ed 8 cilindri a V e con un 12 cilindri piatto (V180°) ritenendole strutture più adeguate alle formule vigenti nelle rispettive epoche. Ancora oggi è “costretta” a competere con un 6 cilindri turbocompresso con tecnologia ibrida.
In definitiva l’era dei “geniacci” come Forghieri e Preziosi era da considerarsi esaurita.
Addirittura oggi, e così da tanti anni, la Ferrari è l’unica che realizza la vettura completa mentre quasi tutte le squadre di Formula 1 fanno riferimento a strutture separate (ad eccezione della Mercedes e della Renault che per il loro rientro hanno acquisito strutture preesistenti) che si interessano dello sviluppo del motore (RedBull/Renault; McLaren/Honda, Williams/Mercedes, Sauber/Ferrari, ecc.).
Il motociclismo sta seguendo una strada analoga dove le caratteristiche degli pneumatici, in particolare con l’avvento del monogomma, sono predominanti determinando precise quote di ciclistica e distribuzione dei pesi, avendo così indirettamente influenza anche sul lay out del motore, sul quale i regolamenti impongono precise limitazioni quali il numero di cilindri, l’alesaggio ed il consumo.
Perciò, senza abbandonarmi a reazioni emotive ma affrontando la questione con la fredda logica, ipotizzai che il ruolo di Preziosi sarebbe stato ridimensionato nell’ottica di una necessaria riorganizzazione del Reparto Corse disegnata in funzione delle nuove teorie di progettazione, senza scopi punitivi e pertanto ipotizzavo che avrebbero messo dei limiti all’ingegno di Preziosi consentendogli però di esprimere le proprie competenze progettando il “miglior” motore nel rispetto dei vincoli telaistici e regolamentari.
Purtroppo i fatti non mi dettero ragione perché Preziosi fu brutalmente allontanato dal reparto corse e così decise di dare le dimissioni, ufficialmente per motivi di salute. Probabilmente la Ducati gli impose un periodo di “gardening” ma ancora oggi (ottobre 2017) non sappiamo di cosa si occupa.
Credo che manchi molto al motociclismo.