Un altro problema alla Power Unit della Ferrari, il quarto in due gare, regala virtualmente il titolo ad Hamilton
Si, perché se aritmeticamente i 59 punti di vantaggio sui restanti 100 dei prossimi quattro GP non danno la certezza matematica ad Hamilton, è altrettanto improbabile che Vettel possa recuperarli. Se invece l’inglese dovesse guadagnare ad Austin altri 16 punti sul tedesco, avrebbe la certezza matematica del titolo. Insomma Hamilton si appresta ad entrare nell’Olimpo della Formula 1 con 4 titoli andandosi ad affiancare a Prost e Vettel, immediatamente alle spalle di Fangio (5) E Schumacher (7).
All’inizio del Campionato nessuno avrebbe osato sperare in una Ferrari altamente competitiva e quindi la monoposto di Maranello era stata una piacevole sorpresa che avea rivitalizzato il campionato, ma nelle fasi finali è venuta a mancare l’affidabilità. Evidentemente la maggiore velocità della Ferrari non è dipesa solo da telaio e aerodinamica finalmente all’altezza della Mercedes (e della Red Bull) ma probabilmente i tecnici di Maranello sono riusciti a spremere altri cavalli dalla Power Unit, a scapito però dell’affidabilità.
E’ qui che la Ferrari ha fallito; resta da capire se questa mancanza di affidabilità dipende da errori progettuali o da mancanze del controllo qualità sui processi di fabbricazione e di assemblaggio.
Poco da dire sulla gara.
Al via Vettel accusa un calo di potenza del motore, parte al rallentatore, scivola all’ottavo posto. Al quinto giro viene richiamato ai box ed è costretto ad arrendersi.
Della gara degli altri poco da dire; dopo i primi giri di assestamento abbiamo assistito al solito trenino con Hamilton, Verstappen, Ricciardo, Bottas e Raikkonen.
La classifica finale sarà questa anche se movimentata temporaneamente dalla girandola dei pit-stop.
Qualche brivido solo nel finale quando Hamilton accusa qualche vibrazione alle ruote (o forse al motore) e Verstappen ne approfitta per avvicinarsi, ma poi alcuni doppiati ne frenano involontariamente l’impeto della rimonta.