1969 classe 250: la Benelli conquista il titolo mondiale, il secondo ed ultimo della sua storia dopo quello di Dario Ambrosini conquistato nel 1950, ancora con una 250 di Pesaro ma monocilindrica mentre quella di Carruthers era una 4 cilindri. Il predestinato all’iride era Renzo Pasolini, ma purtroppo fu vittima di alcuni incidenti.
Questa di Carruthers con la Benelli fu l’ultima vittoria di una 250 a 4 tempi (escludendo, ovviamente, le attuali Moto3).
Il titolo fu assegnato solo all’ultimo appuntamento del motomondiale del 1969, il Gran Premio motociclistico di Jugoslavia che si svolse il 14 settembre sul Circuito di Abbazia. A questa ultima sfida si presentavano tre contendenti: Santiago Herrero (Ossa) con 83 punti contro gli 82 di Kel Carruthers (Benelli) e Kent Andersson (Yamaha). La gara, come abbiamo detto, fu decisiva per l’assegnazione del titolo di Campione del Mondo: caduto Herrero, la lotta si restrinse tra Carruthers e Andersson; la spuntò l’australiano della Benelli, che vinse la gara precedendo Gilberto Parlotti con l’altra quadricilindrica pesarese e Andersson.
La gara fu un capolavoro di tattica dei piloti Benelli.
I giri da percorrere erano ventuno, pari a 126 chilometri. Grazie alla sua leggerissima (40 chili in meno della Benelli) Ossa monocilindrica a 2 tempi con telaio monoscocca in alluminio, lo spagnolo Herrero balzava in testa tenendola per otto giri e mantenendo un vantaggio sulla coppia Carruthers-Parlotti di una ventina di metri. Poi incominciò la pioggia che rese molto scivoloso il manto stradale. Al nono giro Herrero cadeva rovinosamente; Carruthers riusciva a scansarlo perdendo però 8 secondi nei confronti di Andersson che seguiva. Dal nono al quattordicesimo giro lo svedese guadagnava sul duo di testa e al quindicesimo passaggio passava al comando. Carruthers e Parlotti non si facevano prendere dal panico; l’italiano si metteva alle spalle di Andersson come un’ombra, pronto a superarlo per poi favorire il rientro del compagno di squadra. Al terz’ultimo giro Parlotti attaccava lo svedese e si portava al comando; nel tentativo di reagire Anderson apriva troppo repentinamente il gas e, a causa dell’asfalto viscido, incorreva in una paurosa sbandata. Solo per miracolo riusciva a controllare la macchina impazzita, ma perdeva secondi preziosi e per Carruthers il gioco era fatto. La gara terminava con Carruthers primo, Parlotti secondo a 4/10”; poi Andersson, Jansson, Grassetti, Bartusch e Villa; a seguire alcuni piloti autoctoni di buona levatura.
Assieme a Carruthers riceveva gli onori del trionfo anche Gilberto Parlotti (nato il 17 settembre 1940 a Zero Bianco in provincia di Treviso) che si era fatto conoscere correndo (e vincendo) nella vicina Jugoslavia. Aveva esordito nel mondiale con una Tomos nella classe 50. Poi a Cesenatico, nel 1964, la Morini gli affidò una bialbero ufficiale con la quale, senza neppure provarla, si classificò terzo e poi primo, in seguito, proprio sul circuito di Abbazia. Nonostante queste buone prestazioni non ottenne un ingaggio ufficiale e pertanto fu costretto a gareggiare come privato con alcune Ducati ottenendo sempre dei buoni piazzamenti. Nel 1969 la F.M.I. istituì il campionato «tricolore» delle 50 e Parlotti non si lasciò sfuggire il titolo che conquistò in sella ad una Tomos.