Giannino Marzotto (Valdagno, 13 aprile 1928 – Padova, 14 luglio 2012), rampollo di una nota e ricca famiglia di industriali tessili, si è ritagliato un posto nella storia delle competizioni automobilistiche non solo per aver vinto due Mille Miglia, nel 1950 e nel 1953, da privato (di lusso) ma anche per aver vinto quella del 1950 in giacca e cravatta, indossando un impeccabile doppiopetto. Quell’anno il giovane Marzotto prese il via alla guida di una Ferrari 195S; contrariamente alle tante vetture Sport in gara con carrozzeria aperta, la Ferrari di Marzotto aveva la carrozzeria chiusa e pertanto il giovane gentleman-driver trovò naturale gareggiare in doppiopetto e cravatta.
L’immagine del vincitore che al traguardo scendeva dall’auto vestito elegantemente e con ostentata disinvoltura si accendeva una sigaretta entrò nella leggenda.
Ovviamente quella eleganza ostentata fece discutere molto: le due ipotesi più accreditate furono quella pubblicitaria e quella per cui Marzotto, temendo un guasto alla macchina, avrebbe voluto affrontare l’eventuale viaggio di ritorno in treno vestito impeccabilmente, in modo appropriato al suo rango. Intervistato sull’argomento circa 40 anni dopo, il diretto interessato dette una spiegazione molto semplice e cioè che quello era il suo modo di vestire e che lo faceva sentire perfettamente a proprio agio, perciò più sciolto e disinvolto nella guida.
Amico di Enzo Ferrari e grande appassionato di gare automobilistiche iniziò a gareggiare nel 1948. Era il secondo di quattro figli – Paolo, Giannino, Umberto e Vittorio – tutti gentlemen driver di ottimo livello. Fu lui a distinguersi maggiormente; riuscì infatti a vincere le edizioni 1950 e 1953 della Mille Miglia e terminare 5° assoluto alla 24 ore di Le Mans nel 1954; non si fece mancare la vittoria alla Coppa d’Oro delle Dolomiti nel 1950, arrivando secondo nella edizione del 1952.
Vittorio fu l’unico italiano a vincere con la Ferrari, una 225S, il Gran Premio di Montecarlo che nel 1952 si disputò con vetture Sport mentre Paolo nella Mille Miglia del 1955 stabilì il record di velocità nel primo tratto di gara da Brescia a Verona a quasi 200Km/h, più veloce di Stirling Moss che risulterà vincitore e recordman assoluto della gara, invece Marzotto fu costretto al ritiro per problemi ai pneumatici.
Nel 1951 i quattro fratelli fondarono a Valdagno in provincia di Vicenza la Scuderia Marzotto per partecipare a diverse competizioni automobilistiche, tra le quali la Mille Miglia ed il Giro di Sicilia, prevalentemente con vetture Ferrari.
La Scuderia non si limitò all’acquisto delle vetture, spesso facendole modificare secondo specifiche dettate dallo stesso Giannino. In particolare la carrozzeria Fontana di Padova realizzò per i fratelli Marzotto, su progetto di Franco Reggiani (noto progettista, designer e scultore), due singolari vetture basate sulla meccanica della Ferrari 212 Export: una barchetta conosciuta come “Carretto Siciliano” che partecipò vittoriosamente al Giro di Sicilia del 1951 ed una berlinetta dalla linea particolarmente aerodinamica, denominata “Ferrari Uovo” per la particolare forma ovale della presa d’aria anteriore, che partecipò alla Mille Miglia nel 1952 con lo stesso Giannino, che condusse la gara fino a quando fu costretto al ritiro, e nel 1953 affidata a Mancini/Ercolani che non riuscirono a classificarsi.
Ritornando alla “Carretto Siciliano”, si tratta della 0086E uscita di fabbrica nel febbraio del 1951 unicamente come telaio e motore immatricolato dalla Scuderia Marzotto con la targa VI 20371. Per partecipare al Giro di Sicilia i Marzotto fecero costruire una carrozzeria essenziale e, sulla carrozzeria lasciata in nudo alluminio, fecero dipingere delle decorazioni sgargianti in giallo e turchese che richiamavano le decorazioni dei carretti siciliani, da qui il caratteristico soprannome. In coppia con Paolo Fontana, Vittorio Marzotto vinse il Giro di Sicilia del 1951.
Terminata la gara il telaio venne rivestito con una carrozzeria spider normale tipo Export Vignale, dopo avere sostituito il motore con un 0084E a un carburatore.
Poi ci fu un terzo intervento quando Fontana la trasformò in una station wagon, su cui venne rimontato il motore 0086E a tre carburatori, che venne utilizzata come muletto e auto officina per la Scuderia Marzotto. A fine 1951 Fontana interviene di nuovo sulla carrozzeria trasformandola in una spider sgraziata dai caratteristici “fianchi stretti” .
Nel Giugno del 1952 la spider subisce ancora una modifica, la mascherina viene allargata, la carrozzeria ulteriormente alleggerita. Con queste modifiche e con Guido Mancini di nuovo al volante partecipa alla Targa Florio. La 0086E nel 1958 prende la strada dell’America, acquistata da Jim Flynn con il quale partecipa alle classiche SCCA americane. Dal 2005 acquistata dal collezionista USA Peter Markowski, la Ferrari 0086E subisce una serie di restauri, durante i quali riappare la carrozzeria usata alla Targa Florio del 1952. Il conte Marzotto, al riguardo della stravaganza delle vetture da lui commissionate alla carrozzeria Fontana, affermò: “Quelle macchine erano forse brutte, ma erano molto più leggere e veloci delle altre Ferrari. Quando il Commendatore vide per la prima volta la Uovo, sbiancò in volto, muto, come se un malefico sortilegio avesse snaturato una sua creatura”. Ed in effetti i risultati gli dettero ragione.
Ricordiamo brevemente altre due “realizzazioni” volute da Marzotto: una Ferrari 4100 del 1953 ricarrozzata da Fontana e la Ferrari “Spider Pendolare” così chiamata perché costruita con alcuni ricambi che aveva acquistato in blocco dalla Ferrari, in particolare fu impiegato il ponte posteriore di una Formula 1 denominato, appunto, “pendolare”.