Salone di Milano 1977, allo stand Laverda una moto possente catalizza l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori.
E’ la Laverda 1000 V6, il modello con cui la Casa veneta vuole lanciare la sfida nelle gare di Endurance testando in gara le soluzioni tecniche su cui baserà la produzione di serie prevista per gli anni ’80. Purtroppo problemi economici, che porteranno poi alla chiusura, costringeranno la Laverda a fermare il progetto.
Il progetto della sei cilindri era stato commissionato all’ing. Giulio Alfieri, proveniente dal mondo auto (Maserati, Lamborghini). Non a caso il lay-out del motore ricordava molto quello che lo stesso Alfieri aveva realizzato per la Citroen SM (derivandolo da un V8 Maserati) e che fu la base di partenza per i motori Maserati della famiglia Biturbo. Alfieri realizzò infatti un 1000 V6 trasversale di 90°, raffreddato a liquido, con distribuzione bialbero a catena e trasmissione finale a cardano. Il motore venne progettato e realizzato con criteri di modularità ed era pertanto frazionabile in motori più piccoli a due e tre cilindri.
I numeri erano impressionanti per l’epoca: 140 CV a oltre 10.000 giri.
Dopo intensi collaudi la moto partecipò all’ultima prova del Campionato europeo Endurance 1978, il Bol d’Or, che si disputava sul circuito del Paul Ricard. Tornati dal Paul Ricard, i tecnici avrebbero voluto modificare la trasmissione finale trasformandola da cardano a catena, ma alla fine del 1978 lo sviluppo della V6 viene bloccato dai vertici Laverda perché le crescenti difficoltà economiche dell’azienda non permettevano i costosi investimenti necessari per lo sviluppo di un mezzo così esclusivo.