Una delle preziosissime testimonianze di Innocenzo Nardi-Dei, Direttore Sportivo della Benelli all’epoca di Provini e Pasolini, sul misterioso motore 250 8 cilindri che avrebbe dovuto gareggiare nel 1970.
<<Poco da dire intorno alla leggenda dell’8 cilindri del motore da corsa. Nacque la necessità di cercare, a quel tempo, un ingegnere meccanico che andasse a sostituire l’ing. Savelli (colui che aveva progettato il nostro 4 cilindri) collocatosi in altra direzione; incontrammo l’ing Lugli proveniente dalla Morini, un giovane molto valido ed esperto nei campo motoristico al quale affidammo lo studio preventivo e di fattibilità per la realizzazione di un propulsore pluricilindrico che avrebbe dovuto sostituire l’attuale 4 cilindri. Data la supremazia della Honda con i sui 6 cilindri decidemmo di precorrere tempi e studiare la possibilità di realizzare un 8 cilindri che avrebbe dovuto avere una rotazione assai più veloce e quindi sviluppare maggiore potenza.
Il nostro 4 cilindri sebbene ben studiato non era facilmente smontabile al di fuori della fabbrica per l’eventuale e ricorrente necessità di poter facilmente e celermente modificare i rapporti del cambio sui campi di gara! Dall’esperienza fatta sul 4 cilindri doveva derivare un nuovo propulsore sulla falsariga del vecchio ma con un disegno più moderno al fine di ottemperare alle necessità sorte con il progredire dei tempi. Riservammo un ufficio al di fuori della fabbrica e il Lugli cominciò l’ardua impresa! Non so ora dire il tempo che occorse per stilare le prime righe di un complesso meccanismo ma, l’impressione fu che l’ing. Lugli avesse le idee chiare.
Troppo complesso apparve il lavoro man mano che si concretizzava il progetto, anche per il fatto che non conoscevamo i mezzi di supporto che potevamo trovare in Italia, come ad esempio l’impianto generatore di alta tensione elettrica per l’alimentazione delle candele. La Magneti Marelli al momento non aveva niente di compatibile con le esigenze del progetto, cercammo in altri ambiti perfino dai costruttori dei motori marini ma difficilmente potevamo adattare apparecchiature già in costruzione, forse in Giappone potevamo trovare qualcosa di utile, ma decidemmo di lasciare all’ultimo momento l’ideazione di strutture adatte all’uopo. Di difficoltà ne venivano fuori ogni giorno e il tempo inesorabilmente passava. Mi pare che dopo un paio d’anni ancora fossimo in alto mare.
Facemmo preparare qualche modello in legno per le fusioni e furono realizzate una o due fusioni di prova ma ancora era da decidere tutto il sistema di accensione che non potevamo inventare ma dovevamo trovare già disponibile anche se da adattare! Perdemmo un pò le speranze ma quello che ci indusse a rinunciare al progetto furono le vicende commerciali e finanziarie che non promettevano niente di buono!
Nel frattempo vincemmo il campionato del mondo nel 1969 e iniziarono le trattative con Alejandro De Tomaso. Da lì in avanti poco c’è da raccontare. Fu in quel periodo che con Paolo Benelli pensai, con le energie rimaste, di sfruttare una brillantissima idea di un appassionato nella costruzione di una fucile da caccia che usava un meccanismo di ricarica davvero impensabile e rivoluzionario. Fu così che nacque la Bennelli Armi in Urbino! Un successo clamoroso che ci fece dimenticare la vicenda De Tomaso. >>
Ma la fine di questo motore sarà decretata anche dai nuovi regolamenti che già dal 1970 per la classe 250 limiteranno ad un massimo di due il numero dei cilindri.