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Johnny Alberto Cecotto, avrebbe potuto dare ed avere di più dagli sport del motore
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Johnny Alberto Cecotto, avrebbe potuto dare ed avere di più dagli sport del motore

Luglio 25th, 2017 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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La sua grande notorietà ed i maggiori successi sono datati anni ‘70, gli anni della sua carriera motociclistica. Dopo essersi laureato due volte Campione del Mondo di motociclismo, classe 350 nel 1975 e F750 nel 1978, abbandonò le due ruote per mietere successi anche con le 4 ruote nonostante un terribile incidente. Fu infatti Campione Italiano Superturismo 1989; Campione Tedesco Superturismo 1993, 1994 e 1998; Campione V8 Star 2001 e 2002; Vicecampione Formula 2 1982 e DTM 1990.

Venezuelano, è nato a Caracas il 25 Gennaio 1956, ed italiano al tempo stesso per le origini familiari, Johnny è stato un protagonista degli sport del motore amato nelle due sponde opposte dell’Atlantico.  Qualcuno l’ha definito l’Eroe dei due mondi: America Latina ed Europa, il mondo delle due e delle quattro ruote.

Molti sono convinti che senza il terribile incidente di Brands Hatch nel 1984 con la Toleman di Formula 1 avrebbe avuto la possibilità di eguagliare la leggenda di John Surtees, unico iridato sia nel Motomondiale che in Formula 1.

Ho avuto l’opportunità di chiedere a Mario Lega, Campione del Mondo con la Morbidelli 250 nel 1977, un suo parere su Cecotto; eccolo:

<<Johnny ha vinto il mondiale 350 da privato al primo anno. Ha dominato la classe 750 vincendo a Daytona e a Imola. Nella 500 ha dato ripetutamente la paga a tutti, dai Roberts ai Barry Sheene ai Lucchinelli ai Baker ecc, sui circuiti stradali e non, ma soprattutto con il bagnato era un fulmine. Ha “tradito” solo perchè la Yamaha privilegiava il mercato Americano e quindi Kenny Roberts. Visto che Johnny non è uno da compromessi, ha lasciato le moto. In formula1, nel libro di Cavicchi dedicato ad Ayrton Senna alla domanda chi ti ha messo più in difficoltà tra i piloti incontrati, Ayrton dice senza esitare Johnny Cecotto (scritto nero su bianco). Peccato per l’incidente (Enzo Ferrari lo aveva adocchiato e gli aveva fatto delle promesse) poi la sua carriera è proseguita brillantemente ma il rammarico rimane. Caro Fabio per me un GRANDE VERO!>>

Johnny studia  ingegneria meccanica ma nel frattempo convince il padre Giovanni (immigrato dal Friuli all’inizio degli anni ’50 e anch’egli pilota di successo durante i suoi primi anni in Venezuela, quando conquistò un campionato nazionale per moto da 500 cc) a finanziargli l’acquisto di una Honda 750cc 4 cilindri per disputare le prime gare in Sud America.

In quegli anni Johnny ottiene ben 64 vittorie..

Poi, nel 1975, è alla partenza della 200 Miglia di Daytona in sella alla Yamaha TZ750 dove si rende protagonista di una delle più grandi e spettacolari rimonte nella storia del motociclismo. Partì per ultimo e finì al terzo posto davanti al pluricampione Giacomo Agostini compiendo ben 74 sorpassi.

Sulla scia di questi successi nel 1975, grazie all’aiuto di Andrea Ippolito, importatore venezuelano della Yamaha, Johnny debutta nel mondiale 250 e 350 al  GP di Francia al Paul Ricard.

Con il suo casco bianco e rosso che ricorda quello del suo idolo Jarno Saarinen, Cecotto si presenta allo start della sua prima gara iridata con l’obiettivo di fare esperienza ma a sorpresa vince entrambe le gare; nella 350 precede addirittura Agostini di 25 secondi.!

Nell’anno dell’esordio in Europa non si fece mancare la vittoria alla 200 miglia di Imola, dove si ripeterà nel 1978 e nel 1980.

Non solo, a soli 19 anni  chiude il suo primo anno di  Motomondiale portandosi a casa il titolo iridato della 350 con quattro vittorie, battendo il 14 volte Campione del Mondo Giacomo Agostini,  e finisce al quarto posto nella 250.

Tutto fa pensare ad una carriera leggendaria. Purtroppo sarà spesso vittima di incidenti e di qualche disavventura “politica” (come si evince anche dall’intervista a Mario Lega).

Nel 1976, dopo aver trionfato a Daytona, è vice campione mondiale della 350 con due vittorie e due secondi posti, dietro a Walter Villa. Nel 1977 al GP d’Austria purtroppo è vittima di un brutto incidente, nel quale trova la morte lo svizzero Stadelmann, che lo tiene fuori dalle gare per quattro mesi. Vince comunque quattro gare tra 350 e 500.

Nel 1978 lascia le 350 per dedicarsi alle cilindrate maggiori, la 500 e la 750. Nella mezzo litro nulla può contro Kenny Roberts, appoggiato dalla filiale americana della Yamaha, e Takazumi Katayama, sostenuto dalla casa madre. Finisce terzo in classifica generale con un’unica vittoria ad Assen, in Olanda. Incominciano i primi dissapori con la Yamaha. Comunque nella 750 è tutta un’altra musica e Johnny si laurea Campione del Mondo con quattro vittorie.

Nel 1979 cinque affermazioni nella 750 sono appena sufficienti per piazzarsi al terzo posto finale, mentre il 1980 lo vede vincitore in sole due occasioni tra 350 e 750.

A questo punto decide di passare all’automobilismo con la chiara intenzione di emulare la leggenda di Nuvolari, Varzi, Surtees e Hailwood, passati dai successi sulle due ruote a quelli sulle quattro ruote.

E infatti due anni di buoni risultati in F.2 gli valgono un contratto in F.1 con la Theodore, la vettura del magnate asiatico Teddy Yip con la quale finisce a punti nel GP di Long Beach del 1983. Nel 1984 è al volante della  Toleman (la futura Benetton) al fianco di un giovane esordiente brasiliano di nome Ayrton Senna da Silva.

Ma durante le qualifiche del GP d’Inghilterra a Brands Hatch, un urto frontale contro un guardrail mette fine al suo sogno: una operazione chirurgica gli salverà le gambe ma non lo rimetterà in condizione di pilotare una Formula1.

Dal 1985 in poi, Johnny è comunque protagonista in diversi campionati a quattro ruote nelle categorie turismo di tutto il mondo, quali il DTM, o in diverse gare di durata.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccannico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da oltre 50 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy).

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