Al TT del 1966 Tarquinio Provini, alfiere della Benelli, rimase vittima di un gravissimo incidente che lo costringerà al ritiro dalle competizioni. Necessitava in sostituto.
Lo si trovò in un pilota di belle speranze, occhialuto, dallo stile irruento e fuori dai canoni, fino ad allora in ombra a causa dei mezzi tecnici non all’altezza del suo talento: Renzo Pasolini, che era risultato il più veloce tra i sette piloti invitati ad un test sui circuiti di Modena e di Monza.
Il debutto del pilota riminese in sella alla 4 cilindri pesarese avvenne nell’ultima prova del campionato italiano disputata a Vallelunga dove la Benelli gli affidò la nuovissima 500 quattro cilindri; e Pasolini fece il botto battendo il fresco Campione del Mondo Giacomo Agostini che, nel tentativo di mantenerne il passo, incappò in una delle sue rarissime cadute.
Ottenuto l’ingaggio per il 1967, Paso si ripeterà nella prima prova di campionato Italiano sul circuito di Modena.
Incominciava così il dualismo che per anni avrebbe diviso in due l’Italia del motociclismo agonistico: Agostini contro Pasolini, il divo e l’antidivo. Una sorta di dualismo Coppi/Bartali motorizzato.
A cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70 la rivalità tra Agostini e Pasolini (e tra la Benelli e la MV Agusta) era dunque accesissima e divideva i sostenitori in fazioni al punto che si ipotizzò una assurda sfida a due a moto invertite o comunque ad “armi pari”. Non se ne fece nulla perché la Federazione e le due case costruttrici fecero la voce grossa.
Ma vediamo come nacque questa storia.
Il 1970 cominciò all’insegna dell’incertezza: Pasolini vinse nella prima gara della stagione a Rimini; Agostini replicò a Modena; la vittoria fu ancora di Pasolini a Riccione; Agostini si rifece immediatamente a Cesenatico
Ma nel mese di aprile, nel corso delle prove del GP di Germania sul circuito del Nurburgring, Pasolini subì un incidente che lo costrinse a rinunciare alla gara; al rientro in Italia percepì una caduta di fiducia nei suoi confronti da parte dei vertici Benelli, sensazione confortata dalle foto dei giornali specializzati che immortalavano l’asso spagnolo Santiago Herrero in sella ad una Benelli, evidentemente invitato ad un test per affiancare Pasolini se non addirittura per sostituirlo.
Pasolini, spavaldo, dichiarava di non temere l’eventuale confronto (che poi non si concretizzò) e rincarava la dose ipotizzando che lo spagnolo si sarebbe trovato in difficoltà passando dalla leggerissima Ossa 2 tempi con telaio scatolato in alluminio alla impegnativa 4 cilindri pesarese.
E ne aveva per la stessa Benelli accusandola di fornirgli una moto non adeguata alla sfida con la agile 3 cilindri di Agostini perché pesante e con motore il cui schema di base risaliva ad una dozzina di anni prima chiedendosi cosa avrebbe potuto fare Agostini a moto invertite.
In pratica lanciava una vera e propria sfida ad Agostini il quale non si tirava indietro e, anzi, dettava le condizioni: una posta di 5 milioni a testa lasciando a Pasolini la scelta sulle condizioni.
Nelle intenzioni dell’asso di Lovere i due si sarebbero affrontati in una doppia sfida in sella a due MV 500 e due Benelli 350 con moto tirate a sorte sulla distanza cronometrata di 20 giri a testa oppure ad inseguimento con partenza ad un minuto di distanza l’uno dall’altro. Il luogo da scegliere tra i circuiti del Nurburgring, dell’Ulster o di Imola.
Insomma è guerra dichiarata.
Ovviamente questa ipotetica sfida incominciò ad occupare le prime pagine di tutti i giornali, anche quelli non specializzati, creando ansiosa ed interessata attesa tra i tifosi sostenitori dei due campioni e grande tensione negli ambiti istituzionali.
Il quotidiano Stadio invitò i dirigenti di MV Agusta e Benelli a pronunciarsi apertamente su questa vicenda tanto fuori dai canoni sportivi ufficiali. Entrambi, con varie argomentazioni di natura etica e pratica, si dichiararono assolutamente contrari.
Di analoga opinione era il presidente della Federazione, il commendator Giuseppe Colucci, che addirittura si peritò di inviare quattro telegrammi ai diretti interessati (piloti e costruttori) dichiarando che il succo dei suoi messaggi era “se Agostini e Pasolini vogliono darsi prova reciproca del loro valore hanno a disposizione un’infinità di circuiti e di manifestazioni in cui possono combattere con lealtà e con spirito decounbrtiano”, riservandosi interventi drastici (squalifica?) qualora i due piloti avessero persistito nel mettere in atto la sfida.
E così non se ne fece nulla.
Alla fine del 1970 il matrimonio tra Pasolini e la Benelli, che pure tante soddisfazioni aveva dato almeno in territorio nazionale, si scioglie e Pasolini ritorna all’Aermacchi-HD per sviluppare le bicilindriche a 2 tempi.
Nel frattempo la crescente diffusione dei marchi giapponesi in Italia porta l’azienda pesarese ad un rapido declino; nel 1972 gli eredi Benelli vendono l’azienda all’industriale argentino Alejandro De Tomaso.