MV Agusta 500 6 cilindri
La stagione agonistica 1957 della classe regina si prospettava molto competitiva; a contendersi il titolo tre costruttori: la MV Agusta detentrice del titolo con Surtees, la evoluta Gilera 4 cilindri e l’innovativa Moto Guzzi 8 cilindri.
La MV Agusta pertanto si impegnò su due fronti: quello dell’evoluzione della 4 cilindri e quello del plurifrazionato affrontando il tema del 6 cilindri in linea.
Il progetto della 500 6C fu avviato nel 1956. Nell’estate del 1957 si svolsero i primi test a Monza nella massima segretezza; il debutto avvenne al GP delle Nazioni ma si limitò a partecipare solo alle prove. Il debutto in gara avvenne al GP delle Nazioni 1958, unica gara a cui partecipò, affidata a John Hartle che fu costretto al ritiro per guasto meccanico.
La sei cilindri riapparve nelle prove del GP delle Nazioni del 1959, ma non fu utilizzata; lo sviluppo continuò fino ai primi mesi del 1960, per essere poi definitivamente abbandonata. I motivi furono sostanzialmente due: l’opposizione di Surtees che la riteneva troppo pesante e poco maneggevole rispetto alla 4C ed il ritiro dalle competizioni di Moto Guzzi e Gilera a seguito del “Patto d’astensione” che rese superfluo continuare nel costoso sviluppo della 6 cilindri in quanto la MV Agusta aveva conquistato di fatto una posizione di assoluta supremazia che durerà per un buon decennio fino al debutto della Honda 4 cilindri che le contenderà il titolo nel biennio 1966/67.
MV Agusta 350 6 cilindri
Anni dopo, nel 1969, la MV ritornò sul tema del 6 cilindri fronte marcia ma questa volta per la 350.
A fine 1967 la MV Agusta si vedeva costretta a riflettere sui risultati raggiunti nella classe 350; l’ultimo mondiale conquistato in questa classe risaliva al 1961 ad opera di Gary Hocking e l’esito del campionato 1967 non era foriero di buoni risultati; infatti il mondiale era stato conquistato da Hailwood in sella alla poderosa Honda 6 cilindri (che altro non era se non una 250 maggiorata a circa 300cc) e si profilava all’orizzonte la minaccia delle sibilanti Yamaha 2 tempi bicilindriche.
Scartata l’idea di un 2 tempi perché contrario alla tradizione quattro tempistica della MV si pensò, sulla scia della Honda, ad un sei cilindri in linea fronte marcia mentre continuava lo sviluppo della 3 cilindri.
I primi test furono svolti nei primi mesi del 1969 da Giacomo Agostini che la bocciò a causa del peso e della larghezza che comportavano una sensibile diminuzione della maneggevolezza e delle capacità di piega. Il rifiuto categorico di Agostini di proseguire nello sviluppo del sei cilindri indusse la MV ad assoldare Angelo Bergamonti. I collaudi proseguirono nel 1970, venne sperimentata anche l’accensione elettronica, ma con risultati deludenti; lo sviluppo continuò anche nei primi mesi del 1971, per essere definitivamente abbandonato dopo l’ultima uscita in prova nella gara d’apertura della Mototemporada a Riccione, quella nella quale perse la vita Bergamonti, a causa dei nuovi regolamenti tecnici che imponevano un frazionamento con un massimo di 4 cilindri per le classi 350 e 500.