Quando, a fine 2016, sono stati varati i Calendari dei massimi Campionati Mondiali di sport motoristici (Motomondiale, Formula1, Superbike e Endurance) molti giornalisti del settore, sia della carta stampata che del web, hanno criticato le numerose concomitanze.
Ho voluto riprendere l’argomento per fare qualche semplicissima considerazione personale (e anche per dare spazio al vostro parere al riguardo).
I calendari dei due Campionati Mondiali di vertice (MotoGP e F1) si svolgono in un arco temporale che va dal 26 marzo al 26 novembre per un totale di 38 Gran Premi (18 MotoGP, 20 Formula1).
In soldoni significa avere a disposizione 36 week end per 38 manifestazioni.
E già questo imporrebbe la sovrapposizione di almeno due Gran Premi.
Ma se poi consideriamo un minimo di pausa estiva, la disponibilità dei circuiti per altre manifestazioni di rango mondiale come la SBK e il WEC (il Campionato del Mondo Endurance FIA) automaticamente le sovrapposizioni sono inevitabili.
Le possibili soluzioni sono:
- Riduzione della pausa invernale (che però ridurrebbe il tempo di sviluppo delle moto nuove) per “spalmare” il calendario su un maggior numero di week end;
- Eliminazione totale della pausa estiva
- Riduzione del numero dei Gran Premi (mettendone in calendario alcuni a rotazione).
Qualcuno ha addirittura ipotizzato di inserire la SBK nel Motomondiale come classe aggiuntiva. Apparentemente è ipotesi che merita considerazione, non dimentichiamo infatti che fino ai primi anni ’80 le classi erano 5 più i sidecar; però non dimentichiamo neanche che a quei tempi non c’erano esigenze televisive e si cercava di offrire un ricco programma a chi per assistere ad un Gran Premio si accollava il disagio di una lunga e costosa trasferta. Ma, trasferendo la SBK nel motomondiale, si sottrarrebbe interesse, e conseguentemente una larga fetta di pubblico, alle classi rimanenti del WSBK, compresa la nuova 300.