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Una preziosa testimonianza sull’incidente di Provini al TT 1966 (ovvero il mistero della biella tagliata)
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Una preziosa testimonianza sull’incidente di Provini al TT 1966 (ovvero il mistero della biella tagliata)

Aprile 11th, 2017 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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Un anno da dimenticare! (per gentile concessione di Innocenzo Nardi Dei, all’epoca dei fatti Direttore Sportivo della Benelli).

<<La corsa del Tourist Trophy ha una caratteristica particolare: si svolge a Giugno su un’ isola della Gran Bretagna in un circuito stradale che segue il perimetro dell’isola lungo una sessantina di kilometri con sali e scendi, pianura e montagna. Tutto il mondo delle corse si riunisce là fin dai primi di giugno e molti inventori, di ogni qualsivoglia congegno legato alla moto, si ritrova là accampato in tende e caravan. Le case motociclistiche si presentano il giorno prima dell’inizio delle prove e si sistemano in alberghi all’uopo riservati con ampi garage per dare modo ai meccanici di mettere a punto i motori. Il 1966 fu l’anno degli scioperi dei portuali e la sicurezza di attraversare il mare del Nord dall’Inghilterra all’isola con tutto il Caravan Serraglio del mondo motociclistico era un miraggio, per cui la Federazione Motociclistica posticipò il periodo della gara a fine Agosto. Io ero molto perplesso a partecipare a quella gara anche perché non eravamo quell’anno in corsa per un eventuale titolo mondiale; una corsa mancata non avrebbe pregiudicato un bel nulla. Alcune considerazioni, poi, mi tormentavano e mi inducevano a rinunciare.>>

In particolare quel che preoccupava Nardi Dei era lo stato d’animo di Provini a causa della proposta che la Yamaha aveva avanzato alla Benelli di cedergli il pilota almeno per una prova. La posta in gioco era elevata,  Provini non era più un giovane leone e una prova negativa, con una moto dalle caratteristiche tecniche totalmente differenti da quelle cui era abituato, avrebbe minato alla radice la sua autostima come pilota.

provini-benelli<<La mattina del 22 ripartimmo alla volta di Liverpool. Durante il viaggio Tarquinio era silenzioso, il problema Yamaha aveva preso il sopravvento e la decisione di provare o meno, da una parte lo lusingava e lo incuriosiva, ma  dall’altra lo preoccupava e non poco.

A Douglas trovammo un’aria diversa dagli altri anni. Luogo di villeggiatura per gli abitanti, non solo dell’Inghilterra, era piena di turisti e un traffico sostenuto invadeva la Promenade dove si affacciano gli alberghi. Il clima molto diverso dal Giugno non contribuiva certamente a farci sentire di casa! Se a Giugno eravamo i padroni della cittadina ad Agosto eravamo considerati dei guastafeste, noiosi e rumorosi. Nulla era più a nostra gradita disposizione.

provini-incidenteIn questo clima iniziarono le prove la mattina alle 4. Dopo un giro il motore della sua 4 cilindri si ammutolì. E’ vero quello che la leggenda racconta che decidemmo di togliere la biella e il suo pistone accidentato. Non avevamo i mezzi tecnico meccanici per ripristinare le cose. La gara del TT fini quel giorno. Ma Provini voleva stupire come al solito e mi pregò di fare le prove anche il giorno dopo con il motore decapitato, non avrebbe potuto marcare dei tempi rilevanti ma voleva divertirsi e non perdere la pratica del circuito molto particolare. Saremmo stati a Douglas un altro giorno, quasi di riposo. Alle 9 del mattino toccava alla classe 250 di scendere in pista. Il tempo necessario per percorrere tutto il circuito si aggirava intorno ai 26 minuti mi pare che all’epoca la pole di Hailwood con la 6 cilindri Honda fosse ufficializzato in 21, 38. Provini come al solito partì e dopo 25 minuti cominciammo ad allungare il collo per vederlo comparire. Il tempo passava inesorabile nel silenzio più assoluto, del resto era sempre così. Passò mezz’ora, 40 minuti, un ora. Allora non c’era dubbio: qualcosa era successo. Pensammo al meglio una rottura, forse era da qualche parte. Poi un pilota che non ne ricordo il nome ci disse di avere visto al lato della strada una moto ridotta un rottame e molto più avanti una autoambulanza che procedeva lentamente. Con quale animo perso arrivammo all’Ospedale di Douglas mentre dall’autoambulanza scendeva la barella di Provini! Fortunatamente era vivo e dall’espressione dei lineamenti sembrava anche cosciente. In un fil di voce mi disse: “il sole, il sole” Il referto medico non lasciava dubbi: nessun risentimento serio agli organi vitali ma il midollo spinale era assai compromesso, difficilmente potrà tornare a camminare. Tragica notizia. Subito telefonai alla signora Gelmina, la moglie, cercando di spaventarla il meno possibile. Lei voleva saperne di più e mi disse che avrebbe interpellato subito il primario del Rizzoli di Bologna e mi avrebbe fatto sapere il da farsi. Mi richiamo in albergo e mi disse che sarebbe arrivata in serata con un aereo messo a disposizione con due medici del Rizzoli, un chirurgo e l’ecografo. Da qui elementi di routine trascurabili. Il medico di Bologna dopo averlo visitato accuratamente e lette le varie radiografie della colonna vertebrale confermò la diagnosi del primario dell’ospedale ma ci lasciò una speranza: forse riabilitando un altro nervo per la trasmissione dei comandi sarebbe, col tempo riuscito a camminare con le sue gambe! Giornate quelle che difficilmente si dimenticano. I medici consigliarono di non trasportarlo subito a Bologna per far calmare il trauma subìto e controllare effettivamente che non vi fosse nulla di complicato per affrontare il viaggio in aereo. L’aneddoto del motore riparato e mutilato e quindi squilibrato nella rotazione prese forma nella mente dei meccanici e dai racconti postumi si poteva benissimo capire come la fantasia avvalorata da una logica meccanica poteva far privilegiare che la causa dell’incidente fosse dovuta al blocco improvviso della meccanica propulsiva. Il racconto poi ingigantito dalle logiche apparenti difficili in un luogo inadatto ad intraprendere soluzioni meccaniche impossibili faceva inorgoglire i meccanici capaci di avere rimesso in vita un motore con un pistone rotto.

In conclusione quell’anno fu nefasto, io tornai con la Mercedes di Provini guidata da uno dei nostri meccanici e in Francia nei pressi di Belfort avemmo un incidente grave dal punto di vista della vettura e fortunatamente leggero per le nostre persone. Un camioncino pieno di bottiglie vuote per l’acqua minerale fece sulla strada una manovra ad U e lo prendemmo in pieno scaraventandolo una 20 di metri in avanti fra il turbinio verde delle bottiglie!! Nessuno si fece male ma lasciammo in regalo la vettura in una officina di Belfort perché ridotta veramente male. Anno da dimenticare ed è la prima volta dopo più di sessant’anni che mi viene in mente di raccontare!>>

Fin qui i ricordi del DS Benelli.

Ma il tempo non ha mai chiarito la vera causa dell’incidente.

Per anni Provini sostenne la prima versione, cioè di essere stato abbagliato dal sole, ma poco tempo prima di morire cambiò versione affermando di aver sostenuto la tesi del sole per non scaricare la responsabilita` sul tecnico Melotti che aveva autorizzato il “taglio” della biella ad insaputa , pare, del DS, il quale, come abbiamo letto, aveva dichiarato di sapere che la biella era stata del tutto smontata. Però in un servizio su Motociclismo d’Epoca, pubblicato dopo la morte di Provini, Nardi Dei  rilascio`un’intervista a Perelli nella quale dichiarava che: <<giunti a Pesaro,quel motore venne smontato davanti ala dirigenza Benelli e girava regolarmente, seppur con la biella tagliata…>> e anzi aggiungeva che neppure lui sapeva del sole che, in quel tratto, avrebbe abbagliato i piloti, anche in relazione alla posticipata data della corsa a causa dello sciopero dei marittimi.

E allora  Provini fu abbagliato dal sole o ebbe l’incidente a causa del bloccaggio della ruota posteriore causato dal moncherino della biella finito tra gli ingranaggi del cambio? Ma quale moncherino se in qualche caso si afferma che la biella rotta fosse stata del tutto smontata?

Forse rimarrà un mistero però,  nel corso della manifestazione “il ritorno delle Benelli” svoltasi nel giugno del 2002 , Provini confermò a Leonardo  Nardi Dei (figlio di un fratello del DS Benelli) che era stato il bloccaggio della ruota posteriore a causargli l’incidente.

E’ dunque questa la versione reale di quell’incidente?

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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