Finalmente, la Ferrari ritrova la vittoria con pieno merito dimostrando affidabilità e ottima gestione degli pneumatici dopo aver dimostrato già dalle qualifiche buone doti velocistiche.
Era da settembre 2015, a Singapore, che non si vedeva un pilota Ferrari sul gradino più alto del podio.
Ma…
… dopo la dovuta esultanza per la vittoria di una Ferrari dalla ritrovata competitività che ha ridato smalto ad un Vettel che sul finale dello scorso campionato sembrava un po’ spento;
… dopo i rallegramenti per un eccellente debutto, dodicesimo, di Giovinazzi primo pilota italiano in Formula1 dopo 6 anni;
… dobbiamo registrare ancora una volta che la noia è stata la protagonista di una gara nella quale non abbiamo assistito al benché minimo sorpasso determinante ai fini del risultato, una gara che come al solito non si è risolta in pista bensì al muretto, in particolare a quello della Mercedes che ha commesso una improbabile ingenuità anticipando troppo il pit di Hamilton consentendo a Vettel il vantaggio di sfruttare per 4/5 giri la maggiore velocità delle Ultra Soft.
E se ingenuità non è stata c’è da chiedersi se la Mercedes non sia ritornata al vecchio vizietto di un eccessivo consumo delle gomme o se la migliore performance della Ferrari dipenda dalla diversa filosofia di progetto (passo corto/Ferrari vs passo lungo/Mercedes).
La verifica è doverosamente rimandata a circuiti di caratteristiche diverse da quello di Melbourne.
Ma è possibile che i vertici della F1 non riescano ancora a capire che un’aerodinamica così spinta rappresenta un grosso limite a quella che è l’essenza degli sport motoristici e cioè il confronto diretto, il brivido del sorpasso?
Per il futuro confidiamo nell’esperienza di Ross Brawn, direttore generale Motorsport di Liberty Media, la società statunitense, che ha acquisito la maggioranza nella gestione dei diritti televisivi e commerciali del Circus.