La prima edizione del Gran premio di Napoli si svolse nel 1933. Il percorso si sviluppava su 4,1 chilometri del circuito cittadino di Posillipo che regalava a pubblico e addetti ai lavori lo splendido scenario del Golfo visto dall’alto della collina. L’ultima edizione si è svolta nel 1962 per un totale di 20 edizioni.
I circuiti cittadini avevano la particolarità, ed il fascino, di mettere il pubblico a diretto contatto con piloti e macchine e gli permetteva di “vivere” la corsa dai bordi del tracciato delimitato da semplici balle di paglia, protezioni quasi inutili per pubblico e piloti.
Gli spettatori, non potendo contare né su maxischermi né su informazioni in tempo reale attendevano con trepidazione il passaggio dei piloti proiettando lo sguardo ed il corpo verso l’uscita della curva che precedeva il proprio punto di osservazione.
Il tracciato, lungo 4 chilometri e 400 metri si snodava, con una discreta variazione altimetrica, tra il rettilineo del Parco Virgiliano e via Tito Lucrezio Caro, un breve tratto di via Coroglio, via Boccaccio, via del Casale (oggi via Giovanni Pascoli), il tratto basso di via Manzoni.
I piloti consideravano il tracciato partenopeo come uno dei più difficili a livello internazionale. <<Quello di Posillipo – raccontava Manuel Fangio, che non riuscì mai a vincere qui – era un tipico circuito cittadino e nascondeva tante insidie, come gli spigoli dei marciapiedi, per non dire degli alberi lungo i tratti in discesa, ai lati della strada. Un vero incubo>>.
La manifestazione richiamò sin dagli inizi molti piloti, anche di rango internazionale; il programma di gara prevedeva una suddivisione in gruppi delle vetture partecipanti, a seconda della cilindrata: Alfa Romeo, Bugatti, Ferrari, Maserati, Osca, Stanguellini sono solo i nomi dei marchi più prestigiosi che parteciparono alle varie edizioni.
Inizialmente la gara venne denominata Coppa Principessa di Piemonte – Circuito Internazionale di Napoli, in onore di Maria Josè, moglie del Principe di Piemonte Umberto di Savoia. Con tale denominazione ebbe luogo nel 1933, 1934, 1937, 1938 e 1939.
Al termine del secondo conflitto mondiale la manifestazione ripartì nel 1948 assumendo la denominazione di Gran Premio Napoli – Circuito di Posillipo; il GP fu organizzato ininterrottamente fino al 1962, anno dello stop definitivo.
Inizialmente vennero ammesse le Formula 2 seguite poi dalle Sport/Prototipo; a partire dal 1954 presero parte alla manifestazione anche le Formula 1, benché la gara non avesse validità per il Campionato del Mondo.
Nell’anteguerra il nome più prestigioso tra i vincitori è quello di Tazio Nuvolari che vinse l’edizione del 1934 alla guida della Maserati 6C 34.
La prima edizione del dopoguerra, quella del 1948, fu vinta da Luigi Villoresi alla guida di una Osca 1100.
Al circuito di Posillipo sono legati piloti del panorama automobilistico internazionale; oltre ai già citati Nuvolari e Villoresi, furono protagonisti del GP partenopeo Nino Farina (il primo Campione del Mondo di Formula 1 nel 1950), vincitore nel 1937 e poi ancora nel 1952 e nel 1953; Luigi Musso, che si aggiudicò l’edizione del 1954; Giancarlo Baghetti, che vinse nel 1961; all’edizione del 1959 si registrò la partecipazione anche di Alejandro De Tomaso (che poi diventerà prima costruttore e poi industriale delle 2 e delle 4 ruote) alla guida di una OSCA 1500 e infine citiamo Alberto Ascari (Campione del Mondo di Formula 1 nel 1952 e nel 1953) che vinse le edizioni del 1951 e del 1955; questa, disputata l’ 8 maggio, fu l’ ultima vittoria del pilota milanese in Formula 1 perché il 26 maggio Ascari, reduce da un incidente al GP di Monaco, morirà vittima di un tragico incidente all’Autodromo di Monza.
Dunque il recordman di vittorie è Nino Farina che, come abbiamo ricordato, si aggiudicò 3 edizioni del Gran Premio, nel 1937, 1952, 1953.
Tra le vetture ricordiamo la tripletta della Ferrari che nella XIV edizione del 1957 piazzò i suoi piloti sui tre gradini del podio, con, nell’ordine, Peter Collins, Mike Hawthorn, e Luigi Musso.
Il vincitore dell’ultima edizione, nel 1962, è stato Willy Mairesse su Ferrari Dino 156 Formula 2.
Tra gli autoctoni si distinsero Mennato Boffa, che vinse l’edizione del 1960, e Luigi Bellucci, noto concessionario Lancia per Napoli.