Il circuito cittadino di Caserta si svolse, con interruzioni varie, dal 1928 al 1967, anno in cui fu abolito a seguito di un tragico incidente che ne evidenziò la pericolosità. In totale ne furono disputate 16 edizioni.
Inizialmente, dal 1928 al 1960, l’evento veniva riservato alle vetture Sport poi, fino al 1963, alle monoposto di Formula Junior seguite dalle Formula 3 dal 1964 al 1967. Nei miei personalissimi ricordi ci sono anche alcune gare di moto per la categoria Juniores (qui a fianco una testimonianza dalla rivista Motociclismo).
La prima gara vide al via piloti – forse ormai dimenticati – come Campari con l’Alfa Romeo e Fagioli con una Salmson; il tecnico napoletano Esposito ed il principe Sarignano portarono in gara due vetture costruite dallo stesso Esposito. Nel 1966 si affermò il pilota inglese Jonathan Williams, in seguito pilota ufficiale Ferrari, che vinse alla guida di una De Sanctis F3 stabilendo una media di 158,02 Km/h.
In quegli anni le uniche piste permanenti in Italia erano Monza e Vallelunga; molto marginale l’impiego di Pergusa utilizzata quasi esclusivamente per la Settimana Motoristica Ennese durante il periodo estivo. Pertanto le gare nazionali per monoposto di Formula Junior prima, e di Formula 3 poi, venivano organizzate sui circuiti cittadini di Cesenatico, Imola, Lago di Garda, Lago Ganzirri, Messina, Napoli, Pescara, San Piero a Sieve e, appunto, Caserta. Si gareggiava tra muri, marciapiedi e lampioni proteggendo i punti più pericolosi con balle di paglia.
Il circuito di Caserta era praticamente un triangolo acuto con tre lunghi tratti rettilinei frammezzati da curve cieche disegnate dalle costruzioni che delimitavano il percorso. Il viale dove poi avverrà la tragedia era delimitato a sinistra dalla Ferrovia, a destra da una sottostazione dell’ENEL mentre lo spigolo di una casa, protetto semplicemente da una balla, restringeva la carreggiata a 6 metri; ai margini si susseguivano i pali della luce.
Nel 1967 la gara di Caserta ebbe il suo tragico svolgimento il 18 giugno.
Tra i partecipanti Tino Brambilla, Andrea De Adamich, Silvio Moser, Clay Regazzoni e la promessa dell’automobilismo italiano Geky Russo che aveva già avuto qualche sporadica esperienza in Formula 1.
La dinamica dell’incidente all’epoca fu ricostruita sulla base della testimonianza visiva del pilota napoletano Agostino Accadia che, a causa di problemi alla sua Cooper, fu costretto ad assistere alla corsa dai bordi del circuito. Nel corso del settimo giro Moser precede Geki, Corti, Regazzoni e Mohr; nelle retrovie vanno in collisione le Brabham di Saltari e Fehr. Mentre Fehr finisce senza danni nei campi, la monoposto dell’italiano va a sbattere contro il muro della ferrovia e ritorna in mezzo alla pista; Saltari riporta la frattura di una gamba. Sopraggiunge Foresti, che per evitare le vetture frena, s’intraversa e va ad impattare il muro di cinta della ferrovia per poi rimbalzare in pista fermandosi in un punto cieco dove lascia una vasta macchia d’olio sull’asfalto. Nel giro successivo i primi arrivano sul luogo dell’incidente a 200 Km/h ignari dell’accaduto anche perché incredibilmente non c’è nessun commissario a segnalare le monoposto che ostruiscono il passaggio. Brambilla, Maglione, Geki, Manfredini e Regazzoni riescono a passare, Dubler no ma finisce illeso nel prato. Nel frattempo, Fehr si porta sul tracciato per segnalare la presenza della macchia d’olio lasciata sull’asfalto dalla monoposto di Foresti: un gesto generoso che purtroppo gli risulterà fatale. Al nono giro riescono ancora a passare Brambilla e Maglione, ma Regazzoni, Manfredini e Geki non riescono ad evitare l’ostacolo: Fehr viene investito da Geki e muore sul colpo, mentre l’italiano viene sbalzato fuori dalla sua vettura andando a colpire il muro dell’Enel perdendo la vita sul colpo. La sua Matra prende fuoco e sprigiona un denso fumo che disturba la visibilità dei piloti che sopraggiungono: Tiger (pseudonimo di Romano Perdomi), Saltari e Natili finiscono nel mucchio. Tiger finisce contro un palo rimanendo incastrato nel telaio accartocciato; lo soccorrono Manfredini, Regazzoni, Saltari e Natili ma verrà estratto dai rottami con l’intervento dei pompieri solo mezz’ora dopo. Tiger morirà un settimana dopo in seguito alle ferite riportate. Ma non è ancora finita. Nel giro seguente anche Brambilla e Maglione piombano sui rottami delle monoposto incidentate restando miracolosamente incolumi. Solo a quel punto viene finalmente sventolata la bandiera rossa che mette fine alla gara.
I tragici eventi di Caserta furono la causa della soppressione del Campionato Italiano di Formula 3 del 1967 e la cancellazione di tutte le gare organizzate su circuiti cittadini.