20 maggio 1973, uno dei giorni più drammatici nella storia del motociclismo; quel giorno infatti nel corso di una delle prime e rarissime dirette televisive gli appassionati spettatori italiani “dovettero” assistere alle immagini agghiaccianti di un evento tragico che in un sol colpo privò il motociclismo di due dei più grandi talenti della sua storia: Renzo Pasolini e Jarno Saarinen.
La loro fine li privò di due ambiti traguardi: Pasolini non riuscì mai a conquistare un titolo mondiale mentre per Saarinen svanì il sogno di conquistare il primo titolo mondiale piloti della classe 500 con una moto giapponese.
Questi i fatti tragici di quel giorno.
Monza, ore 15,17: partenza della classe 250. In prima fila sono in cinque: Saarinen, Kanaya, Pasolini, Lansivuori, Braun. Lì, in fondo al rettifilo di partenza, li aspetta minaccioso il curvone da affrontare in pieno, la prima variante non esiste ancora.
La partenza, com’era di norma all’epoca, è a spinta; i motori sono spenti, i piloti sono pronti alla rincorsa; sul circuito cala un silenzio quasi religioso. All’abbassarsi della bandiera a scacchi si ode prima lo scalpiccio dei piloti e poi un boato scuote l’aria. Il gruppo di testa arriva alla curva grande alla fine del rettilineo in piena velocità. In quei primi settecento metri percorsi con partenza da fermo le moto hanno raggiunto abbondantemente i 200 Kmh, velocità con la quale affrontano il curvone a destra. Poi è il dramma; dal curvone arrivano strani rumori e si vede alzarsi un fumo denso sprigionatosi dalle balle di paglia incendiate.
Le immagini in bianco e nero dell’unica telecamera in pista posta sul rettilineo trasmettono scene incomprensibili di piloti che ritornano verso i box contromano, alcuni a piedi altri in due sulla stessa moto, agitando le braccia e facendo segni che fanno esplicitamente intuire la gravità dell’accaduto.
Ma cosa è successo realmente?
In assenza di immagini televisive l’accaduto può essere ricostruito attraverso le vaghe testimonianze dei piloti e di qualche addetto in zona.
In testa alla corsa un pilota, forse Braun, sbanda; Pasolini che lo segue da presso è costretto a chiudere, la moto si impenna sbalzando in alto il Paso che poi ricade pesantemente sull’asfalto. Saarinen che gli era attaccato non riesce ad evitare la moto di Pasolini che lo centra in pieno. Jarno viene proiettato in aria per poi ricadere andando a sbattere sul guard rail. Anche la moto del finlandese urta contro il guard rail e rimbalza in pista falciando i piloti che seguono. Le balle di paglia a contatto con olio e benzina fuoriusciti dalle moto si incendiano.
Nel pauroso groviglio rimangono feriti più o meno gravemente anche Walter Villa, Giansanti, Kanaya, Mortimer, Jansson, Palomo. In totale i piloti coinvolti saranno 14.
Nelle foto sotto vediamo una sequenza fotografica che può dare una vaga idea della dinamica dell’incidente.
Accorrono i primi soccorsi. Due medici tentano disperatamente di rianimare Pasolini che dà ancora segni di vita ma il suo cuore cesserà di battere pochi minuti dopo. La prima autoambulanza giunge dopo 11 minuti e porta via Saarinen che giunge già morto in infermeria.
Le immagini televisive ci lasciano solo immaginare quanto sta accadendo attraverso l’espressione delle persone presenti ai box che , man mano che arrivano notizie certe, passa dallo sgomento alla disperazione.
Tra le cause della tragedia si accennò anche alla possibilità di un grippaggio della moto di Pasolini o a qualche traccia d’olio lasciata dalla Benelli di Walter Villa durante la gara delle 350 disputata in precedenza.
Renzo Pasolini aveva 35 anni. Il 1973 sembrava l’anno buono: Walter Villa erediterà le sue moto con le quali conquisterà 4 titoli mondiali.
Jarno Saarinen aveva 28 anni. Quell’anno probabilmente tentava l’impresa dei tre titoli mondiali (250, 350, 500) nella stessa stagione ed era sulla buona strada: in 3 Gran premi aveva conquistato 3 vittorie nella 250 e 2 vittorie ed un ritiro nella 500; appena conquistato matematicamente il titolo della 250 avrebbe incominciato a partecipare alla 350.
Nelle foto che seguono alcune testimonianze dei giornali, non solo di settore, dell’epoca; tra questi anche un articolo di Enzo Tortora:
A conferma della estrema pericolosità di quel tratto di pista, qualche mese dopo si verificò una tragedia analoga: l’8 luglio 1973, durante una gara di campionato italiano juniores, un incidente multiplo al curvone la vita a Galtrucco, Chionio e Colombini.