La polemica sull‘abolizione delle alette e sulle conseguenti costose alternative proposte dalle case (al momento in cui scrivo non sappiamo ancora cosa proporrà la Ducati) mi induce a riproporre alcune mie riflessioni di qualche anno fa sul tema della riduzione dei costi nella MotoGP. Queste mie considerazioni hanno, a mio parere, la stessa valenza anche per la Formula 1 automobilistica.
In premessa devo dire che ritengo le limitazioni tecniche assolutamente contrarie allo spirito della categoria che vuole e deve essere la massima espressione della tecnica motociclistica. Mi riferisco in modo particolare a quelle tendenti alle unificazioni di alcuni elementi come le centraline uniche, alesaggio e n° cilindri prefissati, o addirittura al regime massimo di rotazione dei motori e in verità sarei contrario anche al monogomma.
Non parliamo poi della regola del motore unico come in Moto2!
Ricordiamo sempre che parliamo di categorie cui si partecipa con dei prototipi.
Forse l’unica limitazione sensata è l’abolizione delle gomme da tempo che non hanno alcuna finalità tecnica.
Ma, a prescindere dai convincimenti personali, penso che tali limitazioni non riescono a centrare l’obiettivo della riduzione dei costi, anzi gli ingegneri dei reparti ricerca e sviluppo sono costretti a “spremere” dagli elementi lasciati liberi da vincoli quei pochi decimi di CV che dovrebbero consentirgli di avvantaggiarsi sugli avversari.
Anche la limitazione delle prove in pista mi sembra, oltre che contraria allo spirito della categoria, poco efficace: vedi in Formula 1 la proliferazione di gallerie del vento e di simulatori. In pratica chi ha le finanze per permettersi ricerche avanzate sarà ancor più avvantaggiato.
A mio parere le limitazioni finalizzate alla riduzione dei costi dovrebbero essere introdotte nel settore della organizzazione e della logistica intervenendo sul numero delle gare (alcune potrebbero essere organizzate a rotazione), calendario schedulato tenendo cosnto dei costi di trasferimento, su una drastica riduzione dei costi delle hospitality (organizzazione unica e riduzione dello spazio paddock ai team) che avrebbe effetti anche sui costi di trasporto, limitazione del personale ai box, un solo muletto per squadra.
Se poi proprio si volesse intervenire sulla parte tecnica allora la mia proposta è: limite alla capacità del serbatoio (20 lt?), divieto di rifornimento in gara, assoluta libertà nella definizione del motore: magari in futuro potremmo vedere in pista una MotoGP Turbo Diesel!