Parlando di piloti durante le cosiddette chiacchiere da bar (virtuale) spesso ci si chiede se i Campioni attuali (Lorenzo, Marquez, Rossi, Pedrosa, Stoner) sarebbero stati capaci di vincere anche in altre epoche con moto dalle caratteristiche profondamente differenti e contro piloti ritenuti tra i più forti di tutti i tempi.
Allo stesso modo dovremmo allora chiederci se Hailwood, Agostini, Roberts, Spencer, Doohan sarebbero stati capaci di vincere con le moto di oggi contro i piloti attuali.
Su questo tema le opinioni sono contrastanti: ci sono i sostenitori dei piloti di ieri che ritengono sia stato molto più difficile pilotare moto con freni, telai e pneumatici poco efficienti, circuiti pericolosi (quando addirittura non si gareggiava su strada) mentre oggi le moto sarebbero molto più facili da guidare, specie da quando è subentrata l’elettronica; invece i sostenitori dei piloti moderni ritengono che essendo le moto molto più prestazionali sono anche più difficili da portare al limite e paradossalmente i circuiti più sicuri con ampi spazi di fuga spingono il pilota ad osare molto di più.
Probabilmente hanno entrambi le proprie ragioni, nel senso che generazioni diverse non sono comparabili perché da una parte è vero che i piloti di ieri dovevano guidare “sopra i problemi” d’altro canto oggi i limiti si sono terribilmente innalzati per cui i piloti di oggi, pur supportati dall’elettronica, hanno a che fare con potenze mostruose, freni efficientissimi che consentono frenate in spazi brevissimi riducendo quindi la distanza utile per un sorpasso, pneumatici efficientissimi che consentono di entrare in curva ancora pinzati e che permettono inclinazioni ben superiori ai canonici 45°, tanto da rendere totalmente inefficienti in curva le sospensioni.
E, se mi permettete una considerazione molto personale, secondo me proprio l’elettronica mette in evidenza la sensibilità del pilota che riesce a tirar fuori dalla moto quel misero centesimo che gli serve per fare il tempo in prova e che deve poi gestire con metodicità in gara per stabilire un passo che gli consenta di tenere a distanza gli avversari. E non sono molti i piloti che ne sono capaci; di qui, purtroppo, le gare noiose da non confondersi con la noia della Formula 1 che a mio parere ha altre problematiche (aerodinamica in primis).
Prendendo ad esempio due piloti di epoche diverse, Hailwood e Stoner, possiamo riscontrare che sono risultati vincenti pur dovendosi adeguare a moto dalle caratteristiche diverse o addirittura rientrando dopo anni di assenza dalle competizioni hanno dimostrato di non aver perso lo smalto di un tempo; si potrebbe dunque concludere a buona ragione che sarebbero stati competitivi se “calati” in epoche diverse da quelle che li hanno visti protagonisti.
Ma possiamo allargare il nostro esempio ad Agostini che, dopo quasi un decennio sulle pluricilindriche a 4 tempi, risultò vincente anche con le rabbiose 2 tempi.
Lo stesso Rossi, spesso denigrato, ha saputo vincere conquistando titoli con moto dalle caratteristiche diverse, spaziando dai 2 ai 4 tempi in range di cilindrate comprese tra le piccole 125 e le mostruose 1000 dei nostri tempi.
In definitiva c’è da chiedersi se abbia senso porsi una domanda del genere perché:
– i circuiti di oggi sono evoluti sul piano della sicurezza;
– i piloti sono quelli che “madre natura” ci offre, a volte c’è un dominatore della scena, mentre alcune annate hanno prodotto più fenomeni contemporaneamente;
– le moto sono quello che i regolamenti, la tecnologia e la fantasia dei progettisti riesce a mettere in campo.
In definitiva si può dire che ogni Campione è stato miglior “interprete” di ciò che la tecnologia gli ha offerto in quel momento tecnico/storico.