Il miglior commento di questo campionato potrebbe essere una citazione della mai dimenticata Sandra Mondaini: <<Che noia, che barba, che barba, che noia! >> .
O, forse, per sottolineare la vera novità di quest’anno potremmo esclamare: <<Benvenuto Verstappen!>>.
Ma oggi, prima di un commento alla gara, come al solito necessariamente stringato, dobbiamo rendere omaggio al 33° Campione nella storia della Formula 1.
Non è da tutti laurearsi Campione del Mondo dunque onore al merito, anche se credo che sarà difficile per lui ripetersi, ammenoché non si verifichino le stesse condizioni di quest’anno con una monoposto che, come dicono gli addetti al lavori, fa un altro mestiere e qualche incidente di percorso al compagno di team sicuramente più talentuoso.
Forse l’episodio determinante del Mondiale 2016 è stata la rottura del motore di Hamilton al Gran premio della Malesia, fatto abbastanza inusitato nella Formula 1 moderna. Ma negli sport del motore questo può accadere, non a caso si dice che siano veri campioni solo quelli che sanno ripetersi. Anche papà Keke conquistò l’iride favorito dalle disgrazie dei piloti Ferrari Villeneuve, Pironi e in parte anche Tambay.
Con questo titolo, conquistato 34 anni dopo quello del padre, la famiglia Rosberg entra nella storia della Formula 1 ripetendo l’impresa degli Hill con Damon mondiale nel 1996 dopo il padre Graham (1962 e 1968), come i Roberts nel motomondiale e gli Everts nel motocross (impresa invece non riuscita alla famiglia Rossi; il papà Graziano sfiorò solamente il titolo della 250 con la Morbidelli nel 1979.
E dunque la vera trionfatrice è la Mercedes che conquista il suo terzo mondiale di fila. Dei 59 Gran Premi disputati tra il 2014 ed il 2016 la monoposto tedesca ne ha vinti 51 lasciandone 3 alla Red Bull nel 2014, 3 alla Ferrari nel 2015 e 2 ancora alla Red Bull nel 2016 e ha ottenuto 56 pole, lasciandone una all’anno a Massa, Vettel e Ricciardo.
Il confronto tra i due piloti del team ci dà un Hamilton vincente con 31 vittorie contro le 20 di Rosberg e le 30 pole contro le 26 di Nico. Senza dimenticare i due mondiali di Hamilton, e tutto ciò ricordando che, quando Hamilton nel 2013 è arrivato alla Mercedes, Rosberg era già di casa dal 2010.
Impallidisce al confronto (forse sarebbe più adeguato dire arrossisce) la Ferrari che ha vissuto una annata nera che ci ha riportato i ricordi degli anni più bui della scuderia. Il consuntivo è di nessuna vittoria, come nel 2014.
Parlando della gara non possiamo fare a meno di ricordare la spettacolare rimonta di un arrembante Vettel supportato, finalmente, da una indovinata strategia che lo ha portato prima in testa alla corsa e poi al terzo posto finale. Sulla classifica generale stendiamo un velo pietoso.
Hamilton ha provato di tutto per cercare di strappare il titolo a Rosberg; la sua gara mi ha ricordato il Gran Premio motociclistico di San Marino del 1983 quando si giocavano il titolo Roberts e Spencer con il Marziano che cercava inutilmente di compattare il gruppo con la speranza che almeno il compagno Lawson potesse frapporsi tra lui e Spencer. Ma inutilmente.
Molti hanno criticato sia qualche suo atteggiamento (alla domanda: “Secondo te ha vinto il migliore?” Lewis sprezzante ha risposto: “Direi proprio di no”) che il suo modo di gestire la gara; forse sul piano etico potrei essere d’accordo ma cosa ci si aspettava da un pilota che ritiene, forse giustamente, di essere più forte? D’altronde non sarebbe arrivato ai suoi risultati se non avesse avuto la convinzione, o meglio la consapevolezza, di essere dotato di un talento superiore.
Consentitemi poi di dissentire quando si portano gli esempi di Senna o le parole critiche di Mansell; personalmente replico semplicemente che il popolo della Formula 1 ha la memoria corta (come dire “chi è senza peccato scagli la prima pietra”).
Verstappen ormai è molto più che una rivelazione; dopo aver fatto vedere in Brasile come sa guidare sul bagnato, qui ci ha offerto una rimonta da ultimo, dopo un testa coda alla prima curva, fino al quarto posto. E’ antipatico? Forse, ma lui se ne frega e la cosa non intacca le sue doti di pilotaggio.
Un brevissimo cenno su Alonso: per come lotta nelle retrovie non mi sembra un pilota pronto al ritiro. Forse aspetta almeno la McLaren/Honda 2017 nella speranza di togliersi qualche soddisfazione.
Completo questa mia ultima nota sula Formula 1 2016 con un canonico ARRIVEDERCI AL 2017.